Metrica: interrogazione
94 settenari (pezzi chiusi) in Attilio Regolo R 
   Mi crederai crudele,
dirai che fiero io sia;
ma giudice fedele
sempre il dolor non è.
   M'affliggono i tuoi pianti
ma non è colpa mia,
se quel che giova a tanti
solo è dannoso a te. (Parte)
   Goda con me, s'io godo,
l'oggetto di mia fé,
come penò con me,
   Provi felice il nodo
in cui l'avvolse amor;
assai tremò finor,
   Se più felice oggetto
occupa il tuo pensiero,
taci, non dirmi il vero,
lasciami nell'error.
   È pena che avvelena
un barbaro sospetto;
ma una certezza è pena
che opprime affatto un cor. (Parte)
   Tu sprezzator di morte
dai per la patria il sangue;
ma il figlio suo più forte
perde la patria in te.
   Se te domandi esangue,
molto da lei domandi;
d'anime così grandi
prodigo il ciel non è. (Parte il console seguito dal Senato e da’ littori e resta libero il passaggio nel tempio)
   Ah se ancor mia tu sei,
come trovar sì poco
sai negli sguardi miei
quel ch'io non posso dir!
   Io, che nel tuo bel foco
sempre fedel m'accendo,
mille segreti intendo,
cara, da un tuo sospir. (Parte)
   Sempre è maggior del vero
l'idea d'una sventura,
al credulo pensiero
dipinta dal timor.
   Chi stolto il mal figura
affretta il proprio affanno;
ed assicura un danno,
quando è dubbioso ancor. (Parte)
   Ah se provar mi vuoi,
chiedimi, o padre, il sangue;
e tutto a' piedi tuoi,
padre, lo verserò.
   Ma che un tuo figlio istesso
debba volerti oppresso?
Gran genitor perdona;
tanta virtù non ho. (Parte)
   Taci; non è romano (A Licinio)
chi una viltà consiglia.
Taci; non è mia figlia (Ad Attilia)
chi più virtù non ha.
   Or sì de' lacci il peso
per vostra colpa io sento;
or sì la mia rammento
perduta libertà. (Parte)
   Non è la mia speranza
luce di ciel sereno;
è languido splendor.
   Splendor che in lontananza
nel comparir si cela,
che il rischio, oh dio! mi svela
ma non lo fa minor. (Parte)
   Fidati pur; rammento
che nacqui anch'io romano.
Al par di te mi sento
fiamme di gloria in sen.
   Mi niega, è ver, la sorte
le illustri tue ritorte;
ma se le bramo invano,
so meritarle almen. (Parte)
   Ceder l'amato oggetto
né spargere un sospiro
sarà virtù; l'ammiro
ma non la curo in me.
   Di gloria un'ombra vana
in Roma è il solo affetto;
ma l'alma mia romana,
lode agli dei, non è. (Parte)
   Onor di questa sponda,
padre di Roma, addio;
degli anni e dell'obblio
noi trionfiam per te.
   Ma troppo costa il vanto;
Roma ti perde intanto;
ed ogni età feconda

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