Metrica: interrogazione
96 settenari (pezzi chiusi) in Siroe Q 
   Se il mio paterno amore
sdegna il tuo core altero,
più giudice severo
che padre a te sarò.
   E l'empia fellonia,
che forse volgi in mente,
prima che adulta sia
nascente opprimerò. (Parte)
   D'ogni amator la fede
è sempre mal sicura;
piange, promette e giura,
chiede, poi cangia amore,
facile a dir che muore,
facile ad ingannar.
   E pur non ha rossore
chi un dolce affetto oblia,
come il tradir non sia
gran colpa nell'amar. (Parte)
   Se il labbro amor ti giura,
se mostra il ciglio amor,
il labbro è mentitor,
   Un altro cor procura,
scordati pur di me;
e sia la tua mercé
   La sorte mia tiranna
farmi di più non può.
M'accusa e mi condanna
un'empia ed un germano,
l'amico e il genitor.
   Ogni soccorso è vano,
che più sperar non so.
Perché fedel son io
questo è il delitto mio,
questo diventa error. (Parte)
   Vedeste mai sul prato
cader la pioggia estiva?
Talor la rosa avviva
alla viola appresso;
figlio del prato istesso
è l'uno e l'altro fiore;
ed è l'istesso umore
che germogliar gli fa.
   Il cor non è cangiato
se accusa o se difende.
Una cagion m'accende
di sdegno e di pietà. (Parte)
   L'incerto mio pensier
non ha di che temer,
di che sperar non ha;
e pur temendo va,
   Senza saper perché
n'andò così da me
   Mi lagnerò tacendo
del mio destino avaro
ma ch'io non t'ami, o caro,
non lo sperar da me.
   Crudele, in che t'offendo
se resta a questo petto
il misero diletto
di sospirar per te? (Parte)
   Tu di pietà mi spogli,
tu desti il mio furor;
tu solo, o traditor,
   Non dirmi, no, spietato;
è il tuo crudel desio,
ingrato, e non son io
   Fra' dubbi affetti miei
risolvermi non so.
Tu pensaci, tu sei (Ad Emira)
l'arbitro del mio cor.
   Vuoi che la morte attenda?
La morte attenderò;
vuoi che per lei m'accenda?
Eccomi tutto amor. (Parte)
   Gelido in ogni vena
scorrer mi sento il sangue.
L'ombra del figlio esangue
m'ingombra di terror.
   E per maggior mia pena
veggio che fui crudele
a un'anima fedele,
a un innocente cor. (Parte)
   Se l'amor tuo mi rendi,
se più fedel sarai,
son vendicato assai,
più non desio da te.
   Sorte più bella attendi,
spera più pace al core,
or che al sentier d'onore
volgi di nuovo il piè. (Parte con le guardie)
   I suoi nemici affetti
di sdegno e di timor
il placido pensier
   Se nascono i diletti
dal grembo del dolor,
oggetto di piacer

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