Metrica: interrogazione
112 settenari (pezzi chiusi) in Catone in Utica P2 
   Con sì bel nome in fronte
combatterai più forte
rispetterà la sorte
di Roma un figlio in te.
   Non ti minaccio sdegno,
non ti prometto amor.
Dammi di fede un pegno,
fidati del mio cor,
   E di premiarti poi
resti la cura a me
né domandar mercé
   Pensa di chi sei figlia (Ad Emilia)
e ad esser forte apprendi.
Cesare, e tu m'attendi (A Cesare)
ch'io ti risponderò.
   Se l'odio in te consiglia
pensa chi avesti sposo, (Ad Emilia)
io del commun riposo
teco poi parlerò. (A Cesare)
   Chi un dolce amor condanna
vegga la mia nemica,
l'ascolti e poi mi dica
s'è debolezza amor.
   Quando da sì bel fonte
derivano gli affetti
vi son gli eroi soggetti,
amano i numi ancor.
   Un certo non so che
veggo negli occhi tuoi;
tu vuoi che amor non sia,
sdegno però non è.
   Se fosse amor, l'affetto
estingui o cela in petto.
L'amar così saria
troppo delitto in te.
   So che pietà non hai
e pur ti deggio amar.
Dove apprendesti mai
l'arte d'innamorar
   Se compatir non sai,
se amor non vive in te,
perché crudel, perché
   Soffre talor del vento
i primi insulti il mare.
Né a cento legni e cento
che van per l'onde chiare
intorbida il sentier.
   Ma poi se il vento abbonda
il mar s'inalza e freme
e colle navi affonda
tutta la ricca speme
dell'avido nochier.
   Dovea svenarti allora
che apristi al dì le ciglia. (A Marzia)
Dite, vedeste ancora (Ad Emilia)
un padre ed una figlia (Ad Arbace)
perfida al par di lei,
misero al par di me.
   L'ira soffrir saprei
d'ogni destin tiranno.
A questo solo affanno
costante il cor non è.
   So che godendo vai
del duol che mi tormenta.
Ma lieto non sarai, (Ad Arbace)
ma non sarai contenta, (Ad Emilia)
   Nelle sventure estreme
noi piangeremo insieme.
Tu non avrai vendetta, (Ad Emilia)
tu non sperare amor. (Ad Arbace)
   Se sciogliere non vuoi
dalle catene il cor,
di chi lagnar ti puoi,
sei folle nell'amor,
   Ti piace il suo rigor,
non cerchi libertà,
l'istessa infedeltà
   Che sia la gelosia
un gielo in mezzo al foco
è ver, ma questo è poco.
È il più crudel tormento
d'un cor che s'innamora.
E questo è poco ancora.
Io nel mio cor lo sento
ma non lo so spiegar.
   Se non portasse amore
affanno sì tiranno,
qual è quel rozzo core
che non vorrebbe amar.
   Sarebbe un bel diletto
ma sempre aver in petto
   Quell'amator che crede
o che il suo error non vede
o ch'egli vuole amar
   Al vento che la scuote
quercia colà sul monte
turbata ha sol la fronte
   Se un cieco amor m'alletta
e a un vil rossor m'affretta,
onor ch'è in me sì forte
   Chi mai saper desia
qual sia un gran tormento
la pena del mio core
deh miri per pietà.
   Io nacqui sventurata
e stella ognor spietata
placata allor sarà.

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