Metrica: interrogazione
50 ottonari in Didone abbandonata P2 
   Son regina e sono amante
e l'impero io sola voglio
del mio soglio e del mio cor.
   Torna, audace, al tuo regnante
e a quel barbaro dirai
che l'odiai, che l'odio ancor. (Parte)
   Tu mi scorgi al gran disegno
e al tuo sdegno, al tuo desio
l'ardir mio ti scorgerà.
   Così rende il fiumicello
mentre lento il prato ingombra
alimento all'arboscello
e per l'ombra umor gli dà. (Parte)
   Infelice e sventurato
potrà farmi il tuo rigore
ma infedel, ma traditore
l'ira tua non mi farà.
   La mia fede e l'onor mio
pur fra l'onde dell'oblio
agl'Elisi passerà. (Parte)
   L'augelletto in lacci stretto
perché mai cantar s'ascolta?
Perché spera un'altra volta
di tornare in libertà.
   Nel conflitto sanguinoso
quel guerrier perché non geme?
Perché gode colla speme
quel riposo che non ha. (Parte)
   Tacerò, se tu lo brami,
ma fai torto alla mia fede
se mi chiami traditor.
   Porterò lontano il piede
ma placati i sdegni tuoi
so che poi n'avrai rossor. (Parte)
   Agitata è l'alma mia
dalla tema e dal furor.
   Or m'accende ed or m'aghiaccia
il delitto e la minaccia,
il rimorso ed il timor. (Parte)
   Va crescendo il mio tormento,
io lo sento e non l'intendo,
giusti dei, che mai sarà?
   Già si desta la tempesta,
hai nemici i venti e l'onde,
io ti chiamo su le sponde
e tu resti in mezzo al mar.
   Ma se vinta alfin tu sei
dal furor delle procelle,
non lagnarti delle stelle,
degli dei non ti lagnar. (Parte)

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