Metrica: interrogazione
253 settenari (recitativo) in Ruggiero H 
dall'insidie degli empi,
incogniti perigli
E vorrai, Bradamante,
annosa genitrice
che la paterna cura
ma non ben si misura
un tanto amor dovrebbe
Clotilde, una leggiera
che la mia destra il nostro
congiurasse a mio danno
tu il prence?
                         Io no; ma un mio
se conseguire a forza
di riposo concede;
giovane mal accorto
se neghittosa in petto
io di Ruggier novelle
Leone a sì gran merto?
Con chi dunque t'adiri?
Con me che un caro oggetto,
ogni arbitrio imprigiona;
Ah non è ver; purtroppo
la mia ragion mi dice
Credi il tuo ben perduto!
se ha più di me la terra
de' Bulgari in difesa
contro i Greci oppressori
contro i Greci la sorte,
ragione a chi m'annoda;
fondo d'antica torre
del carcere funesto
                      Ognun sapea
che il cavalier straniero
di grida, di minacce,
un giovane sen corre
Oh magnanimo! E questo
chi fu che generoso
Che ascolto! Ed a salvarti
Ah perché grande ha il core
                   Lasciami; io veggo
nostro destin severo.
di me più sfortunato.
Ma quando, Erminio amato,
che Augusto a me concede,
per un sembiante ignoto
agli atti, alla favella?
Ei vorrà forse in campo
contendermi la sposa.
cento Ruggieri e cento,
a scorgerlo, o miei fidi,
sia Bradamante; e quindi
quella dolce fierezza,
debitor mi rendesti
che quanto or chieder puoi
Già che al grado di merto
della grazia che imploro
se il mio pregar n'è degno,
d'Ippolita e Camilla
che a chiedermi in consorte
a non fingere avvezza
Da un tal timor m'assolva
Questa legge a tuo nome
tutto il tempo prescritto
ma, se fugato e vinto
mal risponde alle prove
I lacci d'imeneo
non proponi all'acquisto
ah la grazia che ottenni
qual tu brami l'editto
che sai con egual gloria
Se ardirà, ch'io nol credo,
non sarà qui venuto
non v'è ragion che vaglia
del guerriero apparato
qual saria dell'augusto
Ma sai di Bradamante
qual sia l'arte guerriera,
È bello anche l'eccesso
gran speranze recidi,
Se quella ch'or m'alletta
Deh secondar ti piaccia
la penosa incertezza
fa' che ne dian le trombe
la tua bella nemica
Ma pensa che fra poco
potresti nel periglio
Ah, se d'un tal portento
se illustrar l'Oriente
Ecco il greco importuno.
pria che al tuo ferro il petto,
Prence, questo è linguaggio
nell'arringo prescritto
Se a chi non è capace
sei tu quanto cortese,
che a Bradamante in petto
ma so che un'alma grande
se contro te mi spiace
lasciami in pace. A gara
il sol tuo cenno è questo
Lo strano ardir di questo
mia dolce unica speme,
A te pervenne il grido
del proposto cimento?
        Dunque va'; le usate
molto ho da dir.
                               Ne stringe
fra' tuoi labbri il mio nome,
forse per lui fatale,
             Sì, Bradamante,
il ben di rivederti
in un carcere orrendo
venne a serbarmi in vita
d'esserla anch'io; son miei
non l'esponiamo. In campo
tu precedilo e nostro
a tutto il mondo in faccia
al suo disastro insulto,
che di più far potrei?
Deh se gli obblighi miei
è pur ver che sian tuoi...
Segui, parla, che vuoi?
chi mi salvò.
                         Che? Sposa
andar dee Bradamante
così la tua fedele
palpiti, affanni e pianti
sostenuti finora,
quando a tal segno eccede
ch'io non avrei vigore
a sostener bastante
l'idea del tuo martire,
Che disprezzo inumano!
a svellermi, se posso,
d'un amor, che non merti,
vado almeno a celarti;
di vivere o d'amarti
In odio al mio bel nume
d'un irritato amore
ella freme, s'affanna
di quell'alma agitata
che sarà, che fu sempre
ma poco è quel ch'io spero;
E spiro ancora! E nodi
che a scioglierli non basta
della bella eroina
                    Il coraggio mio,
senza troppo oltraggiarti
ad un altro me stesso
        Sì, tu. Ma ciascuno
splenderà nello scudo
Bradamante adorata
cotesti dubbi tuoi
Che m'avvien! Che ascoltai!
della tua Bradamante
dubbiosa di tua fede;
rispondermi tu parti?
laberinto di pene
scampo, consiglio, aiuto;
No, della pugna atroce
Leone! Oh troppo fiera
Io di Leon lo scempio
moderò Bradamante
la feroce guerriera
al volto, al fianco, al petto
quasi in un punto solo
spettacolo, o Clotilde,
uscir dagli occhi suoi
Senza offenderla mai,
sol co' maestri giri
del furor che l'invase
ecco dunque divisi
per due sì fidi amanti
l'assister gl'infelici
in caso sì funesto.
Di Bradamante io bramo
nativo ardor vivace,
Andate a terra, andate
superba Bradamante,
Tu qui? Lasciami sola
se m'ami, o principessa.
Or soffrir di me stessa
questa volta appagarti
hai di tornarmi ardire?
Placarmi! E del mio sdegno
dell'amor mio ne avesti?
Ah, così non diresti
menzogner, m'ingannai
Penso che ad altri in braccio,
che altra fiamma t'accende,
che di me più non curi,
Odi; e meglio conosci
sempre l'unico oggetto
per chi sudai? Per farmi
su per le vie d'onore
Tanto per me facesti
Ma degli affetti tuoi
virtù salvommi e chiede
come poss'io far uso
Ah rendimi, se puoi,
se da te mi divido,
manca alla mia sventura,
tollerar più costante
                     Bradamante,
Che a liberar tua fede
spazio pur si concede
Nel mio dolor che intanto
così deboli affetti
s'arresta il piè già mosso?
che imprime il labbro mio
è debito, è ragione,
quell'assoluto impero
Non ammirarmi tanto,
Così confusa io sono
che noto al mondo intero
Oh d'un'anima grata
contro il suo ben, per farne
me possessor! Ah questa
la più stupenda. Ogni altra
del suo valor sublime
Quanto, ah quanto or più grande
Ruggier per me divenne!
già che mi deste un core
Qui Ottone! E chi difende
Sventurato! Ah qual mai
Qual è mai la sua scusa?
Il silenzio. Ei non seppe
chi sa? destato avresti
la ragion non dà legge
Ah Cesare, il vorrei
del sagrificio mio
di sua vittoria i frutti
Adempia Bradamante
chi a resisterti in campo
Come? Se meco armato
                      T'ingannasti;
nel recinto guerriero;
Sì, quest'anima grande, (A Bradamante)
già che formovvi il cielo
se, come un dì l'amico
di quante vite io deggio
a così nobil gara
ma non per lei, la bella
compatì generosa
se il mio cor, se il mio trono
Che risponde Clotilde
È il prence... Ah mi confondo;
nella sua Bradamante
di tante pene e tante
ognun virtude apprenda;
il chiaro onor di questi,
della real donzella,
Sì, vostri son, che vostro
a' più tardi nepoti
all'austriaca accompagna
quel da gran tempo innanzi
fabbricato sugli astri,

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