Romolo ed Ersilia, Vienna, van Ghelen, 1765

 ROMOLO ED ERSILIA
 
 
    del signor abate Metastasio, poeta cesareo.
    In Vienna, nella stamperia di Ghelen.
 
 
 ROMOLO ED ERSILIA
 
    Dramma per musica rappresentato in occasione delle felicissime nozze delle altezze loro reali l’arciduca Leopoldo d’Austria e l’infanta donna Maria Luisa di Borbone, celebrate in Inspruch alla presenza degli augustissimi regnanti, l’anno MDCCLXV.
 
 
 ARGOMENTO
 
    Lo straordinario e fortunato valore della feroce gioventù, che si raccolse a formar la nascente Roma, riempì ben presto di gelosa emulazione tutte le vicine bellicose nazioni che componevano il nome sabino. S’avvidero in breve i Romani che la gloria di così fausti principi sarebbe nel corso d’una sola età terminata, ove non riuscisse loro di supplire alla scarsezza delle proprie con le spose straniere, di raddolcir coi legami del sangue l’animo avverso de’ confinanti, e di stabilir con numerosa prole le vaste speranze di Roma. Richiesero perciò istantemente in ispose le donzelle sabine ma furono per tutto le istanze loro alteramente rigettate. Offesi dagli ostinati rifiuti, spinti dal timor di perire ed autorizzati dai greci esempi convennero d’ottener con la forza ciò che si negava alle preghiere; e nell’opportuno concorso degli annui giuochi che in onor di Nettuno si solennizzavano in Roma, eseguirono il celebre ratto, tanto in ogni secolo rammentato.
    Romolo che avrebbe tentato invano di fare argine all’impeto d’un popolo non docile ancora, irritato e guerriero, seppe trovare impiego alle sue reali virtù anche ne’ trascorsi di quello. Consegnò in sacro loco le rapite donzelle alla custodia di pudiche matrone; né dispose di esse, finché vinte dalle generose accoglienze, dalle affettuose persuasioni, dal rispetto e dal merito degli offerti sposi, non condescesero volontarie alle proposte nozze, che furono poi per comando di lui, a tenore de’ sacri riti e con la maggior pompa permessa allora ai tenui principi di Roma, pubblicamente celebrate.
    Trovossi fra le rapite donzelle l’illustre Ersilia figliuola di Curzio principe degli Antemnati, per chiarezza di sangue, per virtù e per bellezza di gran lunga superiore ad ogn’altra, e perciò a Romolo, già occupato de’ pregi di lei, dal voto comune concordemente destinata. Ma tenace questa degli austeri sabini costumi, dissimulando a sé stessa la violenta propensione dell’animo suo verso il giovane eroe, seppe resistere all’esempio seduttore delle persuase compagne; e sacrificando con esemplare ubbidienza l’arbitrio del proprio a quello del paterno volere, ricusò costantemente d’acconsentir mai agli offerti reali imenei senza un espresso comando del genitore.
    Le ostinate repugnanze di Curzio, i rigori d’Ersilia, la possanza e le insidie del ceninese Acronte, acerbo nemico di Romolo e suo disperato rivale, parevano ostacoli insuperabili; ma trionfando finalmente di tutti il grande non men che felice fondatore di Roma, ottiene inaspettatamente le sospirate nozze che sono la principale azione di questo dramma.
    L’azione si rappresenta nell’angusto recinto della nascente Roma.
    Inventori e pittori delle scene li signori fratelli Galliari piemontesi.
 
 
 PERSONAGGI
 
 ROMOLO re e fondatore di Roma
 (il signor Gaetano Guadagni)
 ERSILIA illustre principessa sabina, ambita sposa di Romolo
 (la signora Anna De Amicis)
 VALERIA nobile donzella romana promessa sposa d’Acronte e da lui abbandonata
 (La signora Teresa Dupré nata Sartori)
 OSTILIO patrizio romano, amico di Romolo e generoso amante di Valeria
 (il signor Luca Fabbris)
 CURZIO principe degli Antemnati, padre d’Ersilia
 (il signor Domenico Panzacchi)
 ACRONTE principe de’ Ceninesi, implacabile nemico di Romolo e rigettato pretensore d’Ersilia
 (il signor Porfirio Pacchierotti)
 
 Coro di popolo romano
 
    La musica è del signor Giovanni Adolfo Hasse detto il Sassone, maestro di capella della elettorale corte di Dresda.