Didone abbandonata, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA V
 
 ENEA con seguito di troiani e detti
 
 ENEA
 Siam tutti alfin raccolti. Alcun non manca (Uscendo Enea fuggono i mori e lasciano legato ad un albero Osmida)
1080de' dispersi compagni. E ben si tronchi
 ogni dimora alfin. Sereno è il cielo;
 l'aure e l'onde son chiare;
 alle navi, alle navi; al mare, al mare.
 OSMIDA
 Invitto eroe.
 ENEA
                          Che avvenne?
 OSMIDA
                                                      In questo stato
1085Iarba, il barbaro re...
 ENEA
                                         Comprendo. Amici,
 si ponga Osmida in libertà. (I troiani vanno a sciogliere Osmida) (L'indegno
 da chi men può sperarlo abbia soccorso
 ed apprenda virtù dal suo rimorso).
 OSMIDA
 Ah lascia, eroe pietoso, (S’inginocchia)
1090che grato a sì gran don...
 ENEA
                                               Sorgi ed altrove
 rivolgi i passi tuoi.
 OSMIDA
 Grato a virtù sì rara...
 ENEA
 Se grato esser mi vuoi,
 ad esser fido un'altra volta impara.
 OSMIDA
 
1095   Quando l'onda, che nasce dal monte,
 al suo fonte ritorni dal prato,
 sarò ingrato a sì bella pietà.
 
    Fia del giorno la notte più chiara,
 se a scordarsi quest'anima impara
1100di quel braccio che vita mi dà. (Parte)