Zenobia, Vienna, van Ghelen, 1740

 SCENA IX
 
 TIRIDATE solo
 
 TIRIDATE
365Non so più dov'io sia. Sì strano è il caso
 che parmi di sognar. Come s'accorda
 la tenerezza antica
 con quel rigor? M'odia Zenobia o m'ama?
 Se m'odia a che mi salva?
370Se m'ama a che mi fugge? Io d'ingannarmi
 quasi dubbiterei ma quel sembiante
 tanto impresso ho nell'alma... E non potrebbe
 esservi un'altra ninfa
 simile a lei? Di sì bell'opra forse
375s'invaghì, si compiacque
 e in due l'idea ne replicò natura.
 No; begli occhi amorosi
 siete quei del mio ben. Voi sol potete
 que' tumulti ch'io sento
380risvegliarmi nel cor. Non diè quest'alma
 tanto dominio in sugli affetti suoi,
 care luci adorate, altro che a voi.
 
    Vi conosco amate stelle
 a que' palpiti d'amore
385che svegliate nel mio sen.
 
    Non m'inganno; siete quelle;
 n'ho l'immagine nel core;
 né sareste così belle
 se non foste del mio ben.
 
 Fine dell’atto primo
 
  Siegue ballo di silvani e di driadi che escono da’ tronchi delle querce.