Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 COSROE e ARASSE
 
 COSROE
1150No no, voglio che mora.
 Abbastanza finora
 pietosa a me per lui parlò natura.
 ARASSE
 Signor, chi t'assicura
 che, Siroe ucciso, il popolo ribelle
1155non voglia vendicarlo e quando speri
 i tumulti sedar non sian più fieri?
 COSROE
 Sollecito e nascosto
 previeni i sediziosi. A lor si mostri
 ma reciso del figlio il capo indegno.
1160Vedrai gelar lo sdegno,
 quando manca il fomento.
 ARASSE
                                                  Innanzi a questo
 violento rimedio, altro possiamo
 men funesto tentarne.
 COSROE
                                           E quale? Ho tutto
 posto in uso finora. Idaspe ed io
1165sudammo invano. Il figlio contumace
 morto mi vuol, ricusa i doni e tace.
 ARASSE
 Dunque degg'io...
 COSROE
                                   Sì vanne, è la sua morte
 necessaria per me. Pronuncio Arasse
 il decreto fatal ma sento, oh dio,
1170gelarsi il core, inumidirsi il ciglio.
 Parte del sangue mio verso nel figlio.
 ARASSE
 Ubbidirò con pena
 ma pure ubbidirò. Di Siroe amico
 io sono, è ver, ma son di te vassallo
1175e sa ben la mia fede
 che al dover di vassallo ogn'altro cede. (Parte)
 COSROE
 Fin che del ciel nemico
 io non provai lo sdegno
 mi fu dolce la vita e dolce il regno.
1180Ma quando il conservarli
 costa al mio cor così crudel ferita,
 grave il regno è per me, grave è la vita.