L’eroe cinese, Vienna, van Ghelen, 1752

 SCENA VII
 
  Parte interna ed illuminata della maggiore imperial pagode. Così la struttura come gli ornamenti del magnifico edificio esprimono il genio ed il culto della nazione.
 
 Bonzi, mandarini d’armi e di lettere, grandi e custodi. All’aprirsi della scena si trova LEANGO in atto di ascoltar con isdegno alcune delle guardie. Poi viene LISINGA
 
 LEANGO
 E voi stupidi, e voi del suo periglio
 venite adesso ad avvertirmi? Andiamo;
850seguitemi codardi; (Incaminandosi)
 a difender Siveno...
 LISINGA
                                       È tardi, è tardi. (Piangendo)
 LEANGO
 Che?
 LISINGA
             Più non vive.
 LEANGO
                                       Ah no. Chi l'assicura?
 LISINGA
 Quest'occhi... Oh dio... Quest'occhi. Io dalla cima
 della torre maggiore... oimè... lo vidi
855affrettarsi... assalir... Sperò... Volea...
 Ah non posso parlar.
 LEANGO
                                        Gielo!
 LISINGA
                                                      Ei nel fianco
 del popol folto urtò co' suoi. Lo assalse
 quello assalito e il circondò. Gli amici
 tutti l'abbandonaro. Ei su la sponda
860balza d'un picciol legno e solo a tanti,
 che valor! s'opponea. La turba alfine
 supera, inonda il legno; ei d'ogni parte
 ripercosso, trafitto, urtato e spinto
 pende sul fiume e vi trabocca estinto.
 LEANGO
865A sì barbaro colpo
 cede la mia costanza. Abbiam perduto
 voi cinesi il re vostro, io di tant'anni
 i palpiti, i sudori. Astri inclementi
 di qual colpa è castigo
870la mia vecchiezza? Han meritato in cielo
 dunque il martir di così lunga vita
 l'onor mio, la mia fede! Ah d'un vassallo
 così fedel che ti giovò Svenvango
 la tenera pietà? Ricuso un regno,
875ricompro i giorni tuoi
 con quelli, oh dio, d'un proprio figlio; e poi...
 
    Ah sia de' giorni miei
 questo l'estremo dì.
 
    Per chi, per chi vivrei
880se il mio signor morì?
 
    Per chi...