L’eroe cinese, Torino, Reale, 1757

 SCENA V
 
 ULANIA e MINTEO
 
 MINTEO
 Mi lusingai che mi rendesse un trono
 degno di te; ma...
 ULANIA
                                   Senza il trono è degno
 ch'io l'adori Minteo. Non ha bisogno
800de' doni della sorte
 chi tanto ha in sé. Con quel del mondo intero
 io del tuo cor non cangerei l'impero.
 MINTEO
 Chi provò fra' mortali
 maggior felicità! Mio ben, mio nume,
805amor mio, mia speranza...
 ULANIA
                                                  Andiamo al tempio;
 Leango attenderà.
 MINTEO
                                    Sì, mi precedi;
 con Siveno a momenti
 io ti raggiungerò. (In atto di partire)
 ULANIA
                                    Ferma; Siveno
 or non è nella reggia. Il ciel sa quando
810ritornerà. Donde la bagna il fiume
 ne uscì poc'anzi armato
 per opporsi a' ribelli.
 MINTEO
                                         Ah sconsigliato!
 Io con tanto sudor del volgo insano
 gl'impeti affreno; a presentarmi io stesso
815vengo pegno di pace; ei va di nuovo
 ad irritarlo, ad arrischiarsi! Ah soffri
 che a soccorrerlo io vada.
 ULANIA
                                                E per Siveno
 così lasciar mi dei?
 MINTEO
 Egli è in rischio, mia vita, e tu nol sei.
 ULANIA
820Ah Minteo, non è questa
 prova di poco amore?
 MINTEO
                                          Anzi è gran prova
 dell'amor mio costante.
 Un freddo amico è mal sicuro amante.
 
    Avran le serpi, o cara,
825con le colombe il nido,
 quando un amico infido
 fido amator sarà.
 
    Nell'anime innocenti
 varie non son fra loro
830le limpide sorgenti
 d'amore e d'amistà. (Parte)