Siroe, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XI
 
 COSROE, SIROE in disparte, poi LAODICE
 
 COSROE
 Che da un superbo figlio
 prenda leggi il mio cor, troppo sarei
 stupido in tollerarlo. E quale o cara (Vedendo Laodice)
 insolita ventura a me ti guida?
 LAODICE
365Vengo a chieder difesa; in questa reggia
 non basta il tuo favor, perch'io non tema.
 V'è chi m'oltraggia e chi m'insulta.
 COSROE
                                                                 A tanto
 chi potrebbe avanzarsi?
 LAODICE
                                              E il mio delitto
 è l'esser fida a te.
 COSROE
                                   Scopri l'indegno
370e lascia di punirlo a me la cura.
 LAODICE
 Un tuo figlio procura
 di sedurre il mio amor; perch'io ricuso
 di renderlo contento,
 minaccia il viver mio.
 SIROE
                                           (Numi, che sento!)
 COSROE
375Dell'amato Medarse
 esser colpa non può. Siroe è l'audace.
 LAODICE
 Purtroppo è ver. Tu vedi
 qual uopo ho di soccorso; imbelle e sola
 contro un figlio real che far poss'io?
 SIROE
380(Tutto il mondo congiura a danno mio).
 COSROE
 Anche in amor costui
 rivale ho da soffrir! Tergi i bei lumi,
 rassicurati, o cara. Ah Siroe ingrato (Passeggiando)
 ancor questo da te? Cosroe non sono
385s'io non farò... Basta... Vedrai...
 SIROE
                                                           (Che pena!)
 LAODICE
 (Fu mio saggio consiglio
 il prevenir l'accusa).
 COSROE
                                        Indegno figlio! (Siede e s’avvede del foglio, lo prende e legge da sé)
 LAODICE
 S'io preveder potea
 nel tuo cor tanto affanno, avrei... (Qual foglio
390stupido ei legge e impallidisce!)
 COSROE
                                                             Oh numi!
 E che di più funesto
 può minacciarmi il ciel? Che giorno è questo? (S’alza)
 LAODICE
 Che ti affligge, o signor?