Siroe, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VI
 
 ARASSE, poi EMIRA con guardie e senza spada
 
 ARASSE
1320Ritorni il prigioniero. I miei disegni
 secondino le stelle. Olà, partite. (Al comando d’Arasse le guardie conducono fuori Emira, indi partono)
 EMIRA
 Che vuoi, d'un empio re più reo ministro?
 Forse svenarmi?
 ARASSE
                                  No; vivi e ti serba,
 illustre principessa, al tuo gran sposo.
1325Siroe respira ancor.
 EMIRA
                                       Come!
 ARASSE
                                                      La cura
 d'ucciderlo accettai ma per salvarlo.
 EMIRA
 Perché tacerlo al padre
 pentito dell'error?
 ARASSE
                                    Parve pietoso,
 perché più nol temea; se vivo il crede,
1330la sua pietà di nuovo
 diverrebbe timor. Cede alla tema
 di forza la pietade;
 quella dal nostro e questa
 solo dall'altrui danno in noi si desta.
 EMIRA
1335Siroe dov'è?
 ARASSE
                          Fra' lacci
 attende la sua morte.
 EMIRA
 E nol salvasti ancor?
 ARASSE
                                        Prima degg'io
 i miei fidi raccorre,
 per scorgerlo sicuro ove lo chiede
1340il popolo commosso. Or che dal padre
 si crede estinto, avremo
 agio bastante a maturar l'impresa.
 EMIRA
 Andiamo. Ah vien Medarse.
 ARASSE
 Non sbigottirti; io partirò; tu resta
1345i disegni a scoprir del prence infido.
 Fidati, non temer.
 EMIRA
                                    Di te mi fido. (Parte Arasse)