Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VI
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà? L'alma s'agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
 Ti sorprende l'offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
1430che crederla non sai; ma temi invano.
 La promisi, l'affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d'esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
 Tu sei reo per amor; chi visse amante
1435facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar; tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co' suoi timori intorno.
 EZIO
 Addio mia vita, alla prigione io torno. (A Fulvia)
 VALENTINIANO
1440(E 'l soffro?)
 FULVIA
                          (Aimè.)
 VALENTINIANO
                                           Senti; e lasciar tu vuoi, (Ad Ezio)
 ostinato a tacer, Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla. (Né meno il traditor risponde).
 MASSIMO
 (Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio, m'ascolti? Intendi
1445che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo, come tu sei, debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così, meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà, custodi.
 FULVIA
                                                     Ah prima
 lo sdegno tuo contro di me si volga. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
1450Né puoi tacere? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come!
 FULVIA
                (Che veggio!)
 MASSIMO
                                           (Oh stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                  Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
 no che un reo non avrebbe. Ezio, mi pento
1455del mio rigore; emenderanno i doni
 l'ingiuste offese de' sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
 ch'io mi confondo e con ragion. Chi mai
1460un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò? La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Omai t'affretta.
 Impaziente attende
 Roma di rivederti; a lei ti mostra;
1465dilegua il suo timor. Tempo non manca
 a' reciprochi segni
 d'affetto, d'amistà.
 EZIO
                                     Del fasto mio
 or, Cesare, arrossisco; e tanto dono...
 VALENTINIANO
 Ezio, va' pur; conoscerai qual sono.
 EZIO
 
1470   Se la mia vita
 dono è d'Augusto,
 il freddo Scita,
 l'Etiope adusto
 al piè di Cesare
1475piegar farò.
 
    Perché germoglino
 per te gli allori,
 mi vedrai spargere
 nuovi sudori,
1480saprò combattere,
 morir saprò. (Parte)