La Didone abbandonata, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA V
 
 IARBA sotto nome d’Arbace ed ARASPE con seguito de’ mori; comparse, che conducono tigri, leoni e portano altri doni per presentare alla regina, e detti
 
  Mentre Didone servita da Osmida va sul trono, fra loro non intesi dalla medesima dicono:
 
 ARASPE
 Vedi mio re...
 IARBA
                            T'accheta.
 Fin che dura l'inganno
130chiamami Arbace e non pensare al trono,
 per ora io non son Iarba e re non sono.
 Didone, il re de' Mori
 a te de' cenni suoi
 me suo fedele apportator destina.
135Io te l'offro qual vuoi,
 tuo sostegno in un punto o tua ruina.
 Queste che miri intanto
 spoglie, gemme, tesori, uomini e fere,
 che l'Africa soggetta a lui produce,
140pegni di sua grandezza in don t'invia.
 Nel dono impara il donator qual sia.
 DIDONE
 Mentr'io n'accetto il dono
 larga mercede il tuo signor riceve;
 ma s'ei non è più saggio,
145quel ch'ora è don può divenir omaggio.
 (Come altiero è costui). Siedi e favella.
 ARASPE
 (Qual ti sembra o signor?)
 IARBA
                                                   (Superba e bella).
 Ti rammenta o Didone
 qual da Tiro venisti e qual ti trasse
150disperato consiglio a questo lido.
 Del tuo germano infido
 alle barbare voglie, al genio avaro
 ti fu l'Africa sol schermo e riparo.
 Fu questo, ove s'innalza
155la superba Cartago, ampio terreno
 dono del mio signor e fu...
 DIDONE
                                                  Col dono
 la vendita confondi...
 IARBA
 Lascia pria ch'io favelli e poi rispondi.
 DIDONE
 (Che ardir!)
 OSMIDA
                          (Soffri).
 IARBA
                                            Cortese
160Iarba il mio re le nozze tue richiese,
 tu ricusasti, ei ne soffrì l'oltraggio,
 perché giurasti allora
 che al cener di Sicheo fede serbavi.
 Or sa l'Africa tutta
165che dall'Asia distrutta Enea qui venne,
 sa che tu l'accogliesti e sa che l'ami.
 Né soffrirà che venga
 a contrastar gli amori
 un avanzo di Troia al re de' Mori.
 DIDONE
170E gli amori e gli sdegni
 fian del pari infecondi.
 IARBA
 Lascia pria ch'io finisca e poi rispondi.
 Generoso il mio re di guerra invece
 t'offre pace, se vuoi.
175E in ammenda del fallo
 brama gli affetti tuoi, chiede il tuo letto,
 vuol la testa d'Enea.
 DIDONE
                                       Dicesti?
 IARBA
                                                         Ho detto.
 DIDONE
 Dalla reggia di Tiro
 io venni a queste arene
180libertade cercando e non catene.
 Prezzo de' miei tesori
 e non già del tuo re Cartago è dono.
 La mia destra, il mio core
 quando a Iarba negai
185d'esser fida allo sposo allor pensai.
 Or più quella non son...
 IARBA
                                             Se non sei quella...
 DIDONE
 Lascia pria ch'io risponda e poi favella.
 Or più quella non son; variano i saggi
 a seconda de' casi i lor pensieri.
190Enea piace al mio cor, giova al mio trono
 e mio sposo sarà.
 IARBA
                                  Ma la sua testa...
 DIDONE
 Non è facil trionfo, anzi potrebbe
 costar molti sudori
 quest'avanzo di Troia al re de' Mori.
 IARBA
195Se il mio signore irriti,
 verranno a farti guerra
 quanti Getuli e quanti
 Numidi e Garamanti Africa serra.
 DIDONE
 Pur che sia meco Enea, non mi confondo.
200Vengano a questi lidi
 Garamanti, Numidi, Africa e il mondo.
 IARBA
 Dunque dirò...
 DIDONE
                              Dirai
 che amoroso nol curo,
 che nol temo sdegnato.
 IARBA
205Pensa meglio, o Didone.
 DIDONE
                                               Ho già pensato. (Si levano da sedere)
 
    Son regina e sono amante
 e l'impero io sola voglio
 del mio soglio e del mio cor.
 
    Darmi legge invan pretende
210chi l'arbitrio a me contende
 della gloria e dell'amor.