Semiramide riconosciuta, Madrid, Mojados, 1753

 SCENA II
 
 MIRTEO, poi SIBARI con spada nuda
 
 MIRTEO
890Inutile furor!
 SIBARI
                            Mirteo respira.
 Tu il barbaro opprimesti; i suoi seguaci
 io dispersi e fugai. Salva è Tamiri;
 lode agli dei. (Rimette la spada)
 MIRTEO
                            Quanto ti deggio amico!
 Vieni al mio sen. Con l'opportuno avviso
895mi salvasti il mio ben. La trama indegna
 a me rimasta ignota
 saria senza di te. Godrebbe Ircano
 della sua colpa il frutto; io piangerei
 privo dell'idol mio.
 SIBARI
                                      L'opre dovute
900alcun merto non hanno.
 MIRTEO
 (Che fido cor!)
 SIBARI
                              (Che fortunato inganno!)
 MIRTEO
 Ecco un rival di meno
 per te mi trovo.
 SIBARI
                                Il tuo maggior nemico
 non ti è noto però.
 MIRTEO
                                    Lo so; Scitalce
905funesto è all'amor mio.
 SIBARI
                                             Solo all'amore?
 Ah Mirteo nol conosci.
 MIRTEO
                                           Io nol conosco?
 SIBARI
 No. (S'irriti costui).
 MIRTEO
                                       Chi dunque è mai?
 Spiegati, non tacer.
 SIBARI
                                      Scitalce è quello
 che col nome d'Idreno
910ti rapì la germana.
 MIRTEO
                                     Oh dei! Che dici?
 Donde, Sibari, il sai?
 SIBARI
                                         Molto in Egitto
 ei mi fu noto. Io del real tuo padre
 era i custodi a regolare eletto,
 quando tu pargoletto
915crescevi in Battra a Zoroastro appresso.
 MIRTEO
 Potresti errar.
 SIBARI
                             Non dubitarne; è desso.
 MIRTEO
 Ah non a caso il cielo
 il reo mi guida innanzi. Il suo castigo
 è mio dover. (In atto di partire)
 SIBARI
                           Dove t'affretti; ascolta. (Trattenendolo)
920Regola almen lo sdegno.
 MIRTEO
 Non soffre l'ira mia freno o ritegno. (Parte)