Semiramide, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA IV
 
 MIRTEO, poi SIBARI
 
 MIRTEO
 Inutile furor.
 SIBARI
                           Mirteo, respira.
 Tu il barbaro opprimesti, i suoi seguaci
1265io dispersi e fugai. Salva è Tamiri,
 lode agli dei.
 MIRTEO
                           Quanto ti deggio, amico.
 SIBARI
 Il tradimento infame
 chi preveder potea? Fu gran ventura
 ch'io primiero ascoltassi
1270lo strepito dell'armi. Accorsi e vidi
 cinto da quegl'infidi
 di Tamiri il soggiorno, aperto il varco
 del giardino reale, Ircano armato,
 disposto ogni nocchier, sciolto ogni legno.
1275Compreso il reo disegno,
 m'inorridii, m'opposi; il brando strinsi
 pronto a ceder la vita
 ma non la preda al temerario scita.
 MIRTEO
 Ah prendi in questo amplesso
1280d'un'eterna amistà, Sibari, un pegno.
 Tu mi rendi la pace; io piangerei
 privo dell'idol mio.
 SIBARI
                                      L'opre dovute
 alcun merto non hanno.
 MIRTEO
 Che fido cor!
 SIBARI
                           (Che fortunato inganno!)
 MIRTEO
1285Ecco un rival di meno
 per te mi trovo.
 SIBARI
                                Il tuo maggior nemico
 non t'è noto però.
 MIRTEO
                                   Lo so, Scitalce
 funesto è all'amor mio.
 SIBARI
                                             Solo all'amore?
 Ah Mirteo, nol conosci.
 MIRTEO
                                            Io nol conosco?
 SIBARI
1290No. (S'irriti costui). Scitalce è quello
 che col nome d'Idreno
 ti rapì la germana.
 MIRTEO
                                     Oh dei, che dici!
 Donde, Sibari, il sai?
 SIBARI
                                         Noto in Egitto
 egli mi fu; del tuo gran padre allora
1295ero i custodi a regolare eletto,
 quando tu pargoletto
 crescevi in Battra a Zoroastro appresso.
 MIRTEO
 Potresti errar.
 SIBARI
                             Non dubitarne, è desso.
 MIRTEO
 Ah la pugna s'affretti,
1300si voli a Nino, il traditor s'uccida. (In atto di partire)
 SIBARI
 Ove, o prence, ti guida
 un incauto furor? Taci, che Nino
 troppo amico è a Scitalce; e non t'avvedi
 che da voi la sua cura
1305prigionier l'assicura? Ov'è la pena
 minacciata con fasto,
 per deludervi solo, al suo delitto?
 Troppo credulo sei.
 MIRTEO
                                      Lo veggo e intanto
 che deggio far?
 SIBARI
                               Dissimular lo sdegno,
1310accertar la vendetta; un vile acciaro
 basta a compirla; e tuo rossor saria
 s'ei per tua man cadesse.
 MIRTEO
                                                Ardo di sdegno,
 non soffre l'ira mia freno o ritegno.
 
    In braccio a mille furie
1315sento che l'alma freme;
 sento che unite insieme
 con le passate ingiurie
 tormentano il mio cor.
 
    Quella l'amor sprezzato
1320dentro il pensier mi desta
 e mi rammenta questa
 l'invendicato onor. (Parte)