Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA VI
 
 ALESSANDRO, poi TIMAGENE
 
 ALESSANDRO
 Per qual via non pensata
1470mi scopre il cielo un traditor. Ma viene
 l'infido Timagene. Io non comprendo
 come abbia cor di comparirmi innanzi.
 TIMAGENE
 Mio re, so che poc'anzi
 di me chiedesti; ho prevenuto il cenno;
1475le ribellanti schiere
 ricomposi e sedai. Le regie nozze
 puoi lieto celebrar.
 ALESSANDRO
                                     Non è la prima
 prova della tua fé. Conosco assai
 Timagene il tuo cor; né mai mi fosti
1480necessario così come or mi sei.
 TIMAGENE
 Chiedi, che far potrei
 signor per te? Pugnar di nuovo? Espormi
 solo all'ire d'un campo?
 Tutto il sangue versar? Morir si deve?
1485Alla mia fede ogni comando è lieve.
 ALESSANDRO
 No no. Solo un consiglio
 da te desio. V'è chi m'insidia; è noto
 il traditore e in mio poter si trova;
 non ho cor di punirlo,
1490perché amico mi fu. Ma il perdonargli
 altri potrebbe a questi
 tradimenti animar. Tu che faresti?
 TIMAGENE
 Con un supplicio orrendo
 lo punirei.
 ALESSANDRO
                       Ma l'amicizia offendo.
 TIMAGENE
1495Ei primiero l'offese
 e indegno di pietà costui si rese.
 ALESSANDRO
 (Qual fronte!)
 TIMAGENE
                             Eh di clemenza
 tempo non è. La cura
 lascia a me di punirlo. Il zelo mio
1500saprà nuovi stromenti
 trovar di crudeltà. L'empio m'addita;
 palesa il traditor, scoprilo ormai.
 ALESSANDRO
 Prendi, leggi quel foglio e lo saprai. (Gli dà il foglio)
 TIMAGENE
 (Stelle! Il mio foglio! Ah son perduto. Asbite
1505mancò di fé).
 ALESSANDRO
                            Tu impallidisci e tremi?
 Perché taci così? Perché lo sguardo
 fissi nel suol? Guardami, parla. E dove
 andò quel zelo? È tempo
 di porre in opra i tuoi consigli. Inventa
1510armi di crudeltà. Tu m'insegnasti
 che indegno di pietà colui si rese
 che mi tradì, che l'amicizia offese.
 TIMAGENE
 Ah signore al tuo piè... (In atto d’inginocchiarsi)
 ALESSANDRO
                                             Sorgi. Mi basta
 per ora il tuo rossor. Ti rassicura
1515nel mio perdono; e conservando in mente
 del fallo tuo la rimembranza amara,
 ad esser fido un'altra volta impara.
 
    Serbati a grandi imprese,
 acciò rimanga ascosa
1520la macchia vergognosa
 di questa infedeltà.
 
    Che nel sentier d'onore
 se ritornar saprai,
 ricompensata assai
1525vedrò la mia pietà. (Parte)