Alessandro, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA III
 
 ALESSANDRO, poi TIMAGENE con ERISSENA incatenata, due indiani e seguito
 
 ALESSANDRO
 Oh ammirabili sempre
 anche in fronte a' nemici
150caratteri d'onor! Quel core audace,
 perché fido al suo re, minaccia e piace.
 TIMAGENE
 Questa, che ad Alessandro
 prigioniera donzella offre la sorte,
 germana è a Poro.
 ERISSENA
                                    (Oh dei!
155D'Erissena che fia!)
 ALESSANDRO
                                       Chi di quei lacci
 l'innocente aggravò?
 TIMAGENE
                                        Questi, di Poro
 sudditi per natura,
 per genio a te. Fu lor disegno offrirti
 un mezzo alla vittoria.
 ALESSANDRO
                                           Indegni! Il ciglio
160rasciuga o principessa. Il tuo destino
 non è degno di pianto. Altri nemici
 trarrian da tua bellezza
 la ragion d'oltraggiarti; ad Alessandro
 persuade rispetto il tuo sembiante.
 ERISSENA
165(Che dolce favellar!)
 TIMAGENE
                                        (Son quasi amante).
 ALESSANDRO
 Agli empi, o Timagene,
 si raddoppino i lacci
 che si tolgono a lei. Tornino a Poro
 gl'infidi ed Erissena,
170questa alla libertà, quelli alla pena. (Due comparse sciolgono Erissena ed incatenano gl’indiani)
 ERISSENA
 Generosa pietà!
 TIMAGENE
                                Signor, perdona;
 se Alessandro foss'io direi che molto
 giova se resta in servitù costei.
 ALESSANDRO
 S'io fossi Timagene, anche il direi.
 
175   Vil trofeo d'un'alma imbelle
 è quel ciglio allor che piange;
 io non venni infino al Gange
 le donzelle a debellar.
 
    Ho rossor di quegli allori
180che non han fra' miei sudori
 cominciato a germogliar. (Parte)