Achille in Sciro, Parigi, Quillau, 1755

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Logge terrene adornate di statue rappresentanti varie imprese d’Ercole.
 
 ULISSE e ARCADE
 
 ARCADE
 Tutto come imponesti,
 signor, già preparai. Son pronti i doni
 da presentarsi al re. Mischiai fra quelli
 il militare arnese
425lucido e terso. I tuoi seguaci istrussi
 che simular dovranno
 il tumulto guerrier. Spiegami alfine
 sì confuso comando;
 tutto ciò che ti giova? E dove? E quando?
 ULISSE
430Fra mille ninfe e mille
 per distinguere Achille.
 ARCADE
                                              E come?
 ULISSE
                                                                Intorno
 a quell'elmo lucente, a quell'usbergo
 lo vedrai vaneggiar. Ma quando ascolti
 il suon dell'armi, il generoso invito
435delle trombe sonore, allor vedrai
 quel fuoco a forza oppresso
 scoppiar feroce e palesar sé stesso.
 ARCADE
 Di troppo ti lusinghi.
 ULISSE
                                         Io so d'Achille
 l'indole bellicosa; io so che all'armi
440s'avvezzò dalle fasce; e so che invano
 si preme un violento
 genio natio che diventò costume.
 Fra le sicure piume
 salvo appena dal mar, giura il nocchiero
445di mai più non partir; sente che l'onde
 già di nuovo son chiare;
 abbandona le piume e corre al mare.
 ARCADE
 Hai pur tant'altri indizi.
 ULISSE
                                               Ogn'altro indizio
 solo è dubbioso; a questa prova unito
450certezza diverrà. Quella è la prova,
 Arcade, più sicura
 dove co' moti suoi parla natura.
 ARCADE
 Ma, se come supponi
 ama Deidamia, anche palese, a lei
455toglierlo non potrem.
 ULISSE
                                         Con l'arti occulte
 pria s'astringa a scoprirsi; indi scoperta,
 assalirò quell'alma a forza aperta.
 Fiamme d'onor gli desterò nel seno,
 arrossir lo farò.
 ARCADE
                               Sì, ma non veggo
460agio a parlargli. È custodito in guisa...
 ULISSE
 L'occasion s'attenda; e se non giunge,
 nascer si faccia. Io tenterò...
 ARCADE
                                                     T'accheta;
 vien Pirra a noi. Parlale adesso.
 ULISSE
                                                           Eh lascia
 che venga per sé stessa. Ad altro inteso
465mi fingerò. Tu destramente intanto
 osservane ogni moto.
 
 SCENA II
 
 ACHILLE in disparte e detti
 
 ACHILLE
                                         Ecco il guerriero
 che la Grecia inviò. Se la mia bella
 non lo vietasse, oh qual diletto avrei
 di ragionar con lui! Muoverla ad ira
470ch'io l'osservi non dee.
 ULISSE
                                            (Che fa?) (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                                                                (Ti mira). (Piano ad Ulisse)
 ULISSE
 Di quest'albergo invero (Guardando le statue)
 ogni arredo è real; que' sculti marmi
 sembran pieni di vita. Eccoti Alcide
 che l'idra abbatte. Ah gli si vede in volto
475lo spirito guerrier! L'anima eccelsa
 gli ha l'industre maestro in fronte accolta.
 (Guarda se m'ode). (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                                        (Attentamente ascolta). (Piano ad Ulisse)
 ULISSE
 Ecco quando dal suolo
 solleva Anteo per atterrarlo; e l'arte
480qui superò sé stessa. Oh come accende
 quando è sì al vivo espresso
 di virtude un esempio! Io già vorrei
 essere Alcide. Oh generoso, oh grande,
 oh magnanimo eroe! Vivrà il tuo nome
485mille secoli e mille.
 ACHILLE
 Oh dei! Così non si dirà d'Achille.
 ULISSE
 (Ed or?) (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                    (S'agita e parla). (Piano ad Ulisse)
 ULISSE
                                                     (Osserva adesso).
 Che miro! Ecco l'istesso (Volgendosi ad altra parte)
 terror dell'Erimanto
490in gonna avvolto alla sua Iole accanto.
 Ah l'artefice errò. Mai non dovea
 a questa di viltà memoria indegna
 avvilir lo scalpello.
 Qui Alcide fa pietà; non è più quello.
 ACHILLE
495(È vero, è vero. Oh mia vergogna estrema!)
 ULISSE
 (Arcade, che ti par?)
 ARCADE
                                         (Parmi che frema). (Ad Ulisse)
 ULISSE
 (Dunque s'assalga). (S’incamina verso Achille)
 ARCADE
                                        (Il re. Guarda che tutto (Trattenendolo)
 il disegno non scopra).
 ULISSE
 (Ah m'interrompe in sul finir dell'opra).
 
 SCENA III
 
 LICOMEDE e detti
 
 LICOMEDE
500Pirra, appunto ti bramo, attendi. Ulisse,
 vedi che il sol di già tramonta. Onori
 un ospite sì grande
 le mense mie.
 ULISSE
                             Mi sarà legge il cenno,
 invittissimo re. (Vuol ritirarsi)
 LICOMEDE
                                Le navi e l'armi,
505che a chieder mi venisti, al nuovo giorno
 radunate vedrai; vedrai di quanto
 superai la richiesta, ed a qual segno
 gli amici onoro e un messaggier sì degno.
 ULISSE
 Sempre eguale a sé stesso
510è del gran Licomede
 il magnanimo cor. Da me sapranno
 i congiurati a danno
 della Frigia infedel principi achei
 quanto amico tu sei. Né lieve prova
515ne fian l'armi e le navi
 che ti piacque apprestarmi.
 (Altro quindi io trarrò che navi ed armi).
 
    Quando il soccorso apprenda
 che dal tuo regno io guido,
520dovrà sul frigio lido
 Ettore impallidir.
 
    Più gli farà spavento
 questo soccorso solo
 che cento insegne e cento,
525ch'ogni guerriero stuolo,
 che quante vele al vento
 seppe la Grecia aprir. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 LICOMEDE, ACHILLE e poi NEARCO
 
 LICOMEDE
 Vezzosa Pirra, il crederai? Dipende
 da te la pace mia.
 ACHILLE
                                   Perché?
 LICOMEDE
                                                    Se vuoi
530impiegarti a mio pro, rendi felice
 un grato re.
 ACHILLE
                         Che far poss'io?
 LICOMEDE
                                                        M'avveggo
 che a Deidamia spiace
 unirsi a Teagene.
 ACHILLE
                                   E ben? (Comincia a turbarsi)
 LICOMEDE
                                                   Tu puoi
 tutto sul cor di lei.
 ACHILLE
                                    Come! E vorresti
535da me...
 LICOMEDE
                  Sì, che la scelta
 tu le insegnassi a rispettar d'un padre,
 che i merti del suo sposo
 le facessi osservar, che amor per lui
 le inspirassi nel seno, onde l'accolga
540come è il dover d'un'amorosa moglie.
 ACHILLE
 (Questo pur deggio a voi, misere spoglie). (Con ira)
 LICOMEDE
 Che dici?
 ACHILLE
                     E tu mi credi (Reprimendosi a forza)
 opportuno istromento... Ah Licomede
 mal mi conosci. Io?... Numi eterni! Io... Cerca
545mezzo miglior.
 LICOMEDE
                              Che ti sgomenta? È forse
 Teagene uno sposo
 che non meriti amor?
 ACHILLE
                                           (Mi perdo. Io sento
 che soffrir più non posso).
 LICOMEDE
                                                  Alfin la figlia
 dimmi a qual altro mai
550meglio unir si potea.
 ACHILLE
                                         (Soffersi assai).
 Signor... (Risoluto)
 NEARCO
                    Le regie mense,
 Licomede, son pronte.
 LICOMEDE
                                           Andiamo. Udisti,
 Pirra, i miei sensi. A te mi fido. Ah sia
 frutto del tuo sudor la pace mia.
 
555   Fa' che si spieghi almeno
 quell'alma contumace,
 se l'amor mio le piace,
 se vuol rigor da me.
 
    Di' ch'ho per lei nel seno
560di re, di padre il core,
 che appaghi il genitore
 o che ubbidisca il re. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ACHILLE e NEARCO
 
 ACHILLE
 Non parlarmi, Nearco,
 più di riguardi; ho stabilito; adesso
565non sperar di sedurmi. Andiamo.
 NEARCO
                                                               E dove?
 ACHILLE
 A depor queste vesti. E che? Degg'io
 passar così vilmente
 tutti gli anni migliori? E quanti oltraggi
 ho da soffrir? Le mie minacce or veggo
570ch'altri deride; ingiurioso impiego
 or m'odo imporre; or negli esempi altrui
 i falli miei rimproverar mi sento;
 son stanco d'arrossirmi ogni momento.
 NEARCO
 Un rossor ti figuri...
 ACHILLE
                                       Ah taci; assai
575ho tollerato i tuoi
 vilissimi consigli. Altri ne intesi
 dal tessalo maestro; e allor sapea
 vincer nel corso i venti,
 abbatter fiere e valicar torrenti.
580Ed ora... Ah che direbbe
 se in questa gonna effeminato e molle
 mi vedesse Chirone! Ove da lui
 m'asconderei? Che replicar se in volto
 rigido mi chiedesse: «Ov'è la spada,
585ove l'altr'armi Achille? Ah di mie scuole
 tu non serbi altro segno
 che la cetra avvilita ad uso indegno».
 NEARCO
 Basta, signor; più non m'oppongo; alfine
 son persuaso anch'io.
 ACHILLE
                                          Ti par, Nearco,
590quest'ozio vergognoso
 degno di me?
 NEARCO
                            No; lo conosco. È tempo
 che dal sonno ti desti,
 che ti svolga da questi
 impacci femminili e corra altrove
595a dar del tuo gran cor nobili prove.
 È ver che Deidamia
 priva di te non avrà pace e forse
 ne morrà di dolor; ma quando ancora
 n'abbia a morir, non t'arrestar per lei;
600vagliono la sua vita i tuoi trofei.
 ACHILLE
 Morir! Dunque tu credi
 che non abbia costanza
 di vedersi lasciar?
 NEARCO
                                    Costanza! E come
 potrebbe averne una donzella amante
605che perda il solo oggetto
 della sua tenerezza? Il sol conforto,
 l'unica sua speranza?
 ACHILLE
                                          (Oh dei!)
 NEARCO
                                                              Non sai
 che se ti scosti mai
 da' suoi sguardi un momento, è già smarrita,
610non ha riposo, a ciaschedun ti chiede,
 ti vuol da tutti? E in questo punto istesso
 come credi che stia? Già non ha pace,
 già dubbiosa e tremante...
 ACHILLE
                                                  Andiamo.
 NEARCO
                                                                       E sei
 pronto a partir?
 ACHILLE
                                No; ritorniamo a lei.
 
615   Potria fra tante pene
 lasciar l'amato bene
 chi un cor di tigre avesse
 né basterebbe ancor.
 
    Che quel pietoso affetto,
620che a me si desta in petto,
 senton le tigri istesse,
 quando le accende amor. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 NEARCO solo
 
 NEARCO
 Oh incredibile, oh strano
 miracolo d'amor! Si muova all'ira,
625è terribile Achille. Arte non giova,
 forza non basta a raffrenarlo; andrebbe
 nudo in mezzo agl'incendi; andrebbe solo
 ad affrontar mille nemici e mille;
 pensi a Deidamia, è mansueto Achille.
 
630   Così leon feroce
 che sdegna i lacci e freme,
 al cenno d'una voce
 perde l'usato ardir.
 
    Ed a tal segno oblia
635la ferità natia
 che quella man che teme
 va placido a lambir. (Parte)
 
 SCENA VII
 
  Gran sala illuminata in tempo di notte corrispondente a diversi appartamenti parimente illuminati. Tavola nel mezzo, credenze all’intorno, logge nell’alto ripiene di musici e spettatori.
 
 LICOMEDE, TEAGENE, ULISSE e DEIDAMIA seduti a mensa. ARCADE in piedi accanto ad Ulisse. ACHILLE in piedi accanto a Deidamia; e per tutto cavalieri, damigelle e paggi
 
 CORO
 
    Lungi lungi, fuggite fuggite,
 cure ingrate, molesti pensieri;
640no, non lice del giorno felice
 che un istante si venga a turbar.
 
    Dolci affetti, diletti sinceri
 porga amore, ministri la pace.
 E da' moti di gioia verace
645lieta ogn'alma si senta agitar.
 
    Lungi lungi, fuggite fuggite,
 cure ingrate, molesti pensieri;
 no, non lice del giorno felice
 che un istante si venga a turbar.
 
 LICOMEDE
650Fumin le tazze intorno
 di cretense liquor.
 DEIDAMIA
                                    Pirra, lo sai;
 se di tua man non viene,
 l'ambrosia degli dei
 vil bevanda parrebbe a' labbri miei.
 ACHILLE
655Ubbidisco. Ah da questa
 ubbidienza mia
 vedi se fido sia di Pirra il core.
 TEAGENE
 (Che strano affetto!) (Guardando Deidamia ed Achille)
 ACHILLE
                                         (Oh tirannia d'amore!) (Nell’andare a prender la tazza)
 LICOMEDE
 Quando da' greci lidi i vostri legni
660l'ancora scioglieranno? (Ad Ulisse)
 ULISSE
                                             Al mio ritorno.
 TEAGENE
 Son già tutti raccolti?
 ULISSE
                                          Altro non manca
 che il soccorso di Sciro.
 LICOMEDE
                                             Oh qual mi toglie
 spettacolo sublime
 la mia canuta età!
 ULISSE
                                    (Non si trascuri (Un paggio porge la tazza ad Achille, egli nel prenderla sente il discorso artificioso d’Ulisse e resta attonito ad ascoltarlo)
665l'opportuno momento). È di te degna,
 gran re, la brama. Ove mirar più mai
 tant'armi, tanti duci,
 tante squadre guerriere,
 tende, navi, cavalli, aste e bandiere?
670Tutta Europa v'accorre. Omai son vuote
 le selve e le città. Da' padri istessi,
 da' vecchi padri invidiata e spinta
 la gioventù proterva
 corre all'armi fremendo. (Arcade, osserva).
 DEIDAMIA
675Pirra.
 ACHILLE
              È ver. (Si riscuote, prende la tazza, s’incamina, poi torna a fermarsi)
 ULISSE
                            Chi d'onore
 sente stimoli in sen, chi sa che sia
 desio di gloria or non rimane. Appena
 restano e quasi a forza
 le vergini, le spose; e alcun che dura
680necessità trattien col ciel s'adira,
 come tutti gli dei l'abbiano in ira.
 DEIDAMIA
 Ma Pirra.
 ACHILLE
                     Eccomi. (Va con la tazza a Deidamia)
 DEIDAMIA
                                      (Ingrato! (Piano ad Achille nel prendere la tazza)
 Questi di poco amor segni non sono?)
 ACHILLE
 (Non ti sdegnar; bell'idol mio, perdono).
 LICOMEDE
685Olà rechisi a Pirra
 l'usata cetra; a lei Deidamia imponi
 che alle corde sonore
 la voce unisca e la maestra mano;
 tutto farà per te.
 DEIDAMIA
                                 Pirra, se m'ami
690seconda il genitore.
 ACHILLE
 Tu il vuoi? Si faccia. (Oh tirannia d'amore!) (Un paggio gli presenta la cetra ed altri pongono un sedile da un lato della scena, a vista della mensa)
 TEAGENE
 (Tanto amor non comprendo).
 ULISSE
 Arcade adesso è tempo. Intendi? (Piano ad Arcade)
 ARCADE
                                                               Intendo. (Piano ad Ulisse e parte. Achille canta accompagnandosi con la lira)
 ACHILLE
 
    Se un core annodi,
695se un'alma accendi,
 che non pretendi,
 tiranno amor?
 
    Vuoi che al potere
 delle tue frodi
700ceda il sapere,
 ceda il valor.
 
 CORO
 
    Se un core annodi,
 se un'alma accendi,
 che non pretendi,
705tiranno amor?
 
 ACHILLE
 
    Se in bianche piume
 de' numi il nume
 canori accenti
 spiegò talor,
 
710   se fra gli armenti
 muggì negletto,
 fu solo effetto
 del tuo rigor.
 
 CORO
 
    Se un core annodi,
715se un'alma accendi,
 che non pretendi,
 tiranno amor?
 
 ACHILLE
 
    De' tuoi seguaci
 se a far si viene,
720sempre in tormento
 si trova un cor.
 
    e vuoi che baci
 le sue catene,
 che sia contento
725del suo dolor.
 
 CORO
 
    Se un core annodi,
 se un'alma accendi,
 che non pretendi,
 tiranno amor?
 
 LICOMEDE
730Questi chi son? (Al comparir de’ doni portati da’ seguaci d’Ulisse, s’interrompe il canto d’Achille)
 ULISSE
                                Son miei seguaci e al piede
 portan di Licomede
 questi per cenno mio piccioli doni
 che d'Itaca recai. Lo stile usato
 d'ospite non ingrato
735giusto è che siegua anch'io. Se troppo osai,
 il costume m'assolva.
 LICOMEDE
                                         Eccede i segni
 sì generosa cura.
 ACHILLE
                                  (Oh ciel! Che miro!) (Avvedendosi dell’armatura che venne fra’ doni)
 LICOMEDE
 Mai non si tinse in Tiro
 porpora più vivace. (Ammirando le vesti)
 TEAGENE
                                       Altri finora (Ammirando i vasi)
740sculti vasi io non vidi
 di magistero egual.
 DEIDAMIA
                                      L'eoa marina (Ammirando le gemme)
 non ha lucide gemme al par di quelle.
 ACHILLE
 Ah chi vide finora armi più belle? (Si leva per andare a vedere più da vicino le armi)
 DEIDAMIA
 Pirra, che fai? Ritorna
745agl'interrotti carmi.
 ACHILLE
 (Che tormento crudele!) (Torna a sedere) (Di dentro)
                                                All'armi, all'armi. (S’ode gran strepito d’armi e d’istromenti militari. Tutti si levano spaventati, solo Achille resta sedendo in atto feroce)
 LICOMEDE
 Qual tumulto è mai questo?
 ARCADE
                                                     Ah corri, Ulisse, (Simulando spavento)
 corri l'impeto insano
 de' tuoi seguaci a raffrenar.
 ULISSE
                                                     Che avvenne? (Fingendo esser sorpreso)
 ARCADE
750Non so per qual cagion fra lor s'accese
 e i custodi reali
 feroce pugna. Ah qui vedrai fra poco
 lampeggiar mille spade.
 DEIDAMIA
                                               Aita, oh numi!
 Dove corro a celarmi? (Parte intimorita)
 TEAGENE
755Fermati, principessa. (Parte seguendola) (Di dentro)
                                           All'armi, all'armi. (S’ode strepito d’armi. Licomede snudando la spada corre al tumulto. Fugge ognuno. Ulisse si ritira in disparte con Arcade ad osservare Achille che si leva già invaso d’estro guerriero)
 
 SCENA VIII
 
 ACHILLE ed ULISSE con ARCADE in disparte
 
 ACHILLE
 Ove son? Che ascoltai? Mi sento in fronte
 le chiome sollevar! Qual nebbia i lumi
 offuscando mi va! Che fiamma è questa
 onde sento avvamparmi!
760Ah frenar non mi posso; all'armi, all'armi. (S’incamina furioso e poi si ferma avvedendosi d’avere in mano la cetra)
 ULISSE
 (Guardalo). (Piano ad Arcade)
 ACHILLE
                          E questa cetra
 dunque è l'arme d'Achille? Ah no; la sorte
 altre n'offre e più degne. A terra, a terra, (Getta la cetra e va all’armi portate co’ doni d’Ulisse)
 vile istromento. All'onorato incarco
765dello scudo pesante (Imbraccia lo scudo)
 torni il braccio avvilito. In questa mano
 lampeggi il ferro. Ah ricomincio adesso (Impugna la spada)
 a ravvisar me stesso. Ah fossi a fronte
 a mille squadre e mille.
 ULISSE
770E qual sarà, se non è questo Achille? (Palesandosi)
 ACHILLE
 Numi! Ulisse! Che dici?
 ULISSE
                                               Anima grande,
 prole de' numi, invitto Achille, alfine
 lascia che al sen ti stringa. Eh non è tempo
 di finger più. Sì tu la speme sei,
775tu l'onor della Grecia,
 tu dell'Asia il terror. Perché reprimi
 gl'impeti generosi
 del magnanimo cor? Son di te degni;
 secondali, signor. Lo so, lo veggo,
780raffrenar non ti puoi. Vieni; io ti guido
 alle palme, a' trofei. La Grecia armata
 non aspetta che te. L'Asia nemica
 non trema che al tuo nome. Andiam.
 ACHILLE
                                                                     Sì, vengo. (Risoluto)
 Guidami dove vuoi... Ma... (Si ferma)
 ULISSE
                                                    Che t'arresta?
 ACHILLE
785E Deidamia?
 ULISSE
                            E Deidamia un giorno
 ritornar ti vedrà cinto d'allori
 e più degno d'amore.
 ACHILLE
                                          E intanto...
 ULISSE
                                                                 E intanto
 che d'incendio di guerra
 tutta avvampa la terra, a tutti ascoso
790qui languir tu vorresti in vil riposo?
 Diria l'età futura:
 «Di Dardano le mura
 Diomede espugnò; d'Ettore ottenne
 le spoglie Idomeneo; di Priamo il trono
795miser tutto in faville
 Stenelo, Aiace... E che faceva Achille?
 Achille in gonna avvolto
 traea misto e sepolto
 fra l'ancelle di Sciro i giorni sui,
800dormendo al suon delle fatiche altrui».
 Ah non sia ver; destati alfine; emenda
 il grave error; più non soffrir che alcuno
 ti miri in queste spoglie. Ah se vedessi
 quale oggetto di riso
805con que' fregi è un guerriero! In questo scudo
 lo puoi veder. Guardati, Achille. Dimmi (Gli leva lo scudo)
 ti riconosci? (Presentandogli lo scudo)
 ACHILLE
                           Oh vergognosi, oh indegni (Lacerando le vesti)
 impacci del valor! Come finora
 tollerar vi potei! Guidami, Ulisse,
810l'armi a vestir. Fra questi ceppi avvinto
 più non farmi penar.
 ULISSE
                                         Sieguimi. (Ho vinto). (S’incaminano)
 
 SCENA IX
 
 NEARCO e detti
 
 NEARCO
 Pirra, Pirra, ove corri?
 ACHILLE
                                            Anima vile, (Rivolgendosi con isdegno)
 quel vergognoso nome
 più non t'esca da' labbri. I miei rossori
815non farmi rammentar. (Partendo)
 NEARCO
                                             Senti; tu parti!
 E la tua principessa?
 ACHILLE
                                         A lei dirai... (Rivolgendosi)
 ULISSE
 Achille, andiam.
 NEARCO
                                 Che posso dirle mai?
 ACHILLE
 
    Dille che si consoli;
 dille che m'ami; e dille
820che partì fido Achille,
 che fido tornerà.
 
    Che a' suoi begli occhi soli
 vuo' ch'il mio cor si stempre,
 che l'idol mio fu sempre,
825che l'idol mio sarà. (Parte con Ulisse)
 
 SCENA X
 
 NEARCO, poi DEIDAMIA
 
 NEARCO
 Eterni dei! Qual fulmine improvviso
 strugge ogni mia speranza! Ove m'ascondo,
 se parte Achille? E chi di Teti all'ira
 m'involerà? Tanti sudori, oh stelle!
830Tant'arte, tanta cura...
 DEIDAMIA
                                           Ov'è, Nearco,
 il mio tesoro?
 NEARCO
                            Ah principessa, Achille
 non è più tuo.
 DEIDAMIA
                             Che!
 NEARCO
                                         T'abbandona.
 DEIDAMIA
                                                                    I tuoi
 vani sospetti io già conosco. Ognora
 così mi torni a dir.
 NEARCO
                                     Volesse il cielo
835ch'or m'ingannassi. Ah l'ha scoperto Ulisse,
 l'ha sedotto, il rapisce.
 DEIDAMIA
                                           E tu, Nearco,
 così partir lo lasci? Ah corri, ah vola...
 Misera me! Senti. Son morta! Ah troppo
 troppo il colpo è inumano!
840Che fai? Non parti?
 NEARCO
                                       Io partirò ma invano. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 DEIDAMIA, poi TEAGENE
 
 DEIDAMIA
 Achille m'abbandona!
 Mi lascia Achille! E sarà vero? E come,
 come poté l'ingrato
 pensarlo solo e non morir! Son queste
845le promesse di fede?
 Le proteste d'amor? Così?... Ma intanto
 ch'io mi struggo in querele,
 l'empio scioglie le vele. Andiam, si tenti
 di trattenerlo. Il mio dolor capace
850di riguardi or non è. Vadasi e quando
 né pur questo mi giovi, almen sul lido
 spirar mi vegga e parta poi l'infido.
 TEAGENE
 Amata principessa.
 DEIDAMIA
                                      (Oh me infelice! (Con impazienza)
 Che inciampo è questo!)
 TEAGENE
                                                Io del tuo cor vorrei
855intender meglio...
 DEIDAMIA
                                    Or non è tempo. (In atto di partire)
 TEAGENE
                                                                    Ascolta. (Seguendola)
 DEIDAMIA
 Non posso.
 TEAGENE
                       Un solo istante.
 DEIDAMIA
                                                     Oh numi! (Impaziente)
 TEAGENE
                                                                          Alfine
 mia sposa al nuovo giorno...
 DEIDAMIA
 Ma per pietà, non mi venir d'intorno.
 
    Non vedi, tiranno,
860ch'io moro d'affanno?
 Che bramo che in pace
 mi lasci morir?
 
    Che ho l'alma sì oppressa
 che tutto mi spiace,
865che quasi me stessa
 non posso soffrir? (Parte)
 
 SCENA XII
 
 TEAGENE solo
 
 TEAGENE
 Ma chi spiegar potrebbe
 stravaganze sì nuove? A che mi parla
 Deidamia così? Delira? O cerca
870di farmi delirar? Sogno? Son desto?
 Dove son mai? Che laberinto è questo!
 
    Disse il ver? Parlò per gioco?
 Mi confondo a' detti sui;
 e comincio a poco a poco
875di me stesso a dubitar.
 
    Pianger fanno i pianti altrui,
 sospirar gli altrui sospiri;
 ben potrian gli altrui deliri
 insegnarmi a delirar. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo