Artaserse, Venezia, Buonarigo, 1730

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
  Giardino interno nel palazzo dei re di Persia corrispondente a diversi appartamenti. Vista della regia, notte con luna.
 
 MANDANE e ARBACE
 
 ARBACE
 Addio.
 MANDANE
                Sentimi Arbace.
 ARBACE
                                                Ah che l'aurora
 adorata Mandane è già vicina.
 E se mai noto a Serse
 fosse ch'io venni in questa regia ad onta
5del barbaro suo cenno, in mia difesa
 a me non bastarebbe
 un trasporto d'amor che mi consiglia,
 non bastarebbe a te d'essergli figlia.
 MANDANE
 Saggio è il timor. Questo real soggiorno
10periglioso è per te. Ma puoi di Susa
 fra le mura restar. Serse ti vuole
 esule dalla regia
 ma non dalla città. Non è perduta
 ogni speranza ancor. Sai che Artabano
15il tuo gran genitore
 regola a voglia sua di Serse il core,
 che a lui di penetrar sempre è permesso
 ogni interno recesso
 dell'albergo real, che il mio germano
20Artaserse si vanta
 dell'amicizia tua. Cresceste insieme
 di fama e di virtù. Voi sempre uniti
 vide la Persia alle più dubbie imprese
 e l'un dall'altro ad emularsi apprese.
25Ti ammirano le schiere,
 il popolo t'adora e nel tuo braccio
 il più saldo riparo aspetta il regno.
 Avrai fra tanti amici alcun sostegno.
 ARBACE
 Ci lusinghiamo o cara. Il tuo germano
30vorrà giovarmi invano. Ove si tratta
 la difesa d'Arbace, egli è sospetto
 non men del padre mio. Qualunque scusa
 rende dubbiosa alla credenza altrui
 nel padre il sangue e l'amicizia in lui.
35L'altra turba incostante
 manca de' falsi amici, allor che manca
 il favor del monarca. Oh quanti sguardi
 che mirai rispettosi or soffro alteri!
 Onde che vuoi ch'io speri? Il mio soggiorno
40serve a te di periglio, a me di pena.
 A te perché di Serse
 i sospetti fomenta, a me che deggio
 vicino a' tuoi bei rai
 trovarmi sempre e non vederti mai.
45Giacché il nascer vassallo
 colpevole mi fa, voglio ben mio
 voglio morire o meritarti. Addio. (In atto di partire)
 MANDANE
 Crudel, come hai costanza
 di lasciarmi così?
 ARBACE
                                   Non sono, o cara,
50il crudel non son io. Serse è il tiranno,
 l'ingiusto è il padre tuo.
 MANDANE
                                              Di qualche scusa
 egli è degno però, quando ti niega
 le richieste mie nozze. Il grado... Il mondo...
 La distanza fra noi... Chi sa che a forza
55non simuli fierezza e che in segreto
 pietoso il genitore
 forse non disapprovi il suo rigore.
 ARBACE
 Potea senza oltraggiarmi
 niegarti a me; ma non dovea da lui
60discacciarmi così, come s'io fossi
 un rifiuto del volgo, e dirmi vile,
 temerario chiamarmi. Ah principessa
 questo disprezzo io sento
 nel più vivo del cor. Se gli avi miei
65non distinse un diadema, in fronte almeno
 lo sostennero ai suoi. Se in queste vene
 non scorre un regio sangue, ebbi valore
 di serbarlo al suo figlio. I suoi produca,
 non i merti degli avi. Il nascer grande
70è caso e non virtù, che se ragione
 regolasse i natali e desse i regni
 solo a colui ch'è di regnar capace,
 forse Arbace era Serse e Serse Arbace.
 MANDANE
 Con più rispetto in faccia a chi t'adora
75parla del genitor.
 ARBACE
                                  Ma quando soffro
 una ingiuria sì grande e che m'è tolta
 la libertà d'un innocente affetto
 se non fo che lagnarmi ho gran rispetto.
 MANDANE
 Perdonami. Io comincio
80a dubitar dell'amor tuo. Tant'ira
 mi desta a meraviglia,
 non spero che il tuo core
 odiando il genitore ami la figlia.
 ARBACE
 Ma quest'odio o Mandane
85è argomento d'amor. Troppo mi sdegno,
 perché troppo t'adoro e perché penso
 che costretto a lasciarti
 forse mai più ti rivedrò, che questa
 forse l'ultima volta... Oh dio tu piangi!
90Ah non pianger ben mio; senza quel pianto
 son debole abbastanza. In questo caso
 io ti voglio crudel. Soffri ch'io parta,
 la crudeltà del genitore imita. (Come sopra)
 MANDANE
 Ferma, aspetta. Ah mia vita
95io non ho cor che basti
 a vedermi lasciar; partir vogl'io;
 addio mio ben.
 ARBACE
                               Mia principessa addio.
 MANDANE
 
    Conservati fedele,
 pensa ch'io resto e peno.
100E qualche volta almeno
 ricordati di me.
 
    Ch'io per virtù d'amore
 parlando col mio core
 ragionerò con te.
 
 SCENA II
 
 ARBACE, poi ARTABANO con spada nuda insanguinata
 
 ARBACE
105O comando! O partenza!
 O momento crudel che mi divide
 da colei per cui vivo e non m'uccide!
 ARTABANO
 Figlio, Arbace.
 ARBACE
                              Signor.
 ARTABANO
                                              Dammi il tuo ferro.
 ARBACE
 Eccolo.
 ARTABANO
                Prendi il mio; fuggi, nascondi
110quel sangue ad ogni sguardo.
 ARBACE
                                                       Oh dei! Qual seno (Guardando la spada)
 questo sangue versò?
 ARTABANO
                                          Parti; saprai
 tutto da me.
 ARBACE
                          Ma quel pallore o padre,
 quei sospettosi sguardi
 m'empiono di terror. Gelo in udirti
115così con pena articolar gli accenti.
 Parla! Dimmi, che fu?
 ARTABANO
                                           Sei vendicato,
 Serse morì per questa man.
 ARBACE
                                                     Che dici!
 Che sento! Che facesti!
 ARTABANO
                                             Amato figlio
 l'ingiuria tua mi punse,
120son reo per te.
 ARBACE
                             Per me sei reo! Mancava
 questa alle mie sventure. Ed or che speri?
 ARTABANO
 Una gran tela ordisco,
 forse tu regnarai; parti, al disegno
 necessario è ch'io resti.
 ARBACE
125Io mi confondo in questi
 orribili momenti.
 ARTABANO
                                   E tardi ancora?
 ARBACE
 Oh dio...
 ARTABANO
                   Parti, non più, lasciami in pace.
 ARBACE
 Che giorno è questo o disperato Arbace!
 
    Fra cento affanni e cento
130palpito, tremo e sento
 che freddo dalle vene
 fugge il mio sangue al cor.
 
    Prevedo del mio bene
 il barbaro martiro;
135e la virtù sospiro
 che perse il genitor.
 
 SCENA III
 
 ARTABANO, poi ARTASERSE e MEGABISE con guardie
 
 ARTABANO
 Coraggio o miei pensieri; il primo passo
 v'obliga agli altri. Il trattener la mano
 su la metà del colpo
140è un farsi reo senza sperarne il frutto.
 Tutto si versi, tutto
 fino all'ultima stilla il regio sangue.
 Né vi sgomenti un vano
 stimolo di virtù. Di lode indegno
145non è, come altri crede, un grand'eccesso.
 Contrastar con sé stesso,
 resistere a' rimorsi, in mezzo a tanti
 oggetti di timor serbarsi invitto
 son virtù necessarie a un gran delitto.
150Ecco il principe! All'arte.
 Qual'insolite voci! (Guardando attorno)
 Qual tumulto! Ah signor tu in questo luogo
 prima del dì? Chi ti destò nel seno
 quell'ira che lampeggia in mezzo al pianto?
 ARTASERSE
155Caro Artabano o quanto
 necessario mi sei! Consiglio, aiuto,
 vendetta, fedeltà.
 ARTABANO
                                   Principe io tremo
 al confuso comando.
 Spiegati meglio.
 ARTASERSE
                                 Oh dio
160svenato il padre mio
 giace colà su le tradite piume.
 ARTABANO
 Come!
 ARTASERSE
                Nol so. Di questa
 notte funesta infra i silenzi e l'ombre
 assicurò la colpa un'alma ingrata.
 ARTABANO
165O insana, o scelerata
 sete di regno! E qual pietà, qual santo
 vincolo di natura è mai bastante
 a frenar le tue furie!
 ARTASERSE
                                        Amico intendo.
 È l'infedel germano,
170è Dario il reo.
 ARTABANO
                            Chi mai potea la regia
 notturno penetrar? Chi avvicinarsi
 al talamo real? Gli antichi sdegni,
 il suo torbido genio avido tanto
 dello scettro paterno... Ah ch'io prevedo
175in periglio i tuoi giorni.
 Guardati per pietà. Serve di grado
 un eccesso talvolta all'altro eccesso.
 Vendica il padre tuo, salva te stesso.
 ARTASERSE
 Ah se v'è alcun che senta
180pietà d'un re trafitto,
 orror del gran delitto,
 amicizia per me, vada, punisca
 il parricida, il traditor.
 ARTABANO
                                            Custodi,
 vi parla in Artaserse
185un prence, un figlio e se volete in lui
 vi parla il vostro re. Compite il cenno,
 punite il reo; son vostro duce; io stesso
 reggerò l'ire vostre, i vostri sdegni.
 (Favorisce fortuna i miei disegni). (In atto di partire)
 ARTASERSE
190Ferma, ove corri? Ascolta.
 Chi sa che la vendetta
 non turbi il genitor più che l'offesa!
 Dario è figlio di Serse.
 ARTABANO
                                            Empio sarebbe
 un pietoso consiglio.
195Chi uccise il genitor non è più figlio.
 
 SCENA IV
 
 ARTASERSE e MEGABISE
 
 ARTASERSE
 Qual vittima si svena ah Megabise...
 MEGABISE
 Sgombra le tue dubiezze. Un colpo solo
 punisce un empio ed assicura il regno.
 ARTASERSE
 Ma potrebbe il mio sdegno
200al mondo comparir desio d'impero.
 Questo, questo pensiero
 saria bastante a funestar la pace
 di tutti i giorni miei. No no, si vada
 il cenno a rivocar... (In atto di partire)
 MEGABISE
                                      Signor che fai?
205È tempo, è tempo ormai
 di rammentar le tue private offese.
 Il barbaro germano
 ad esserti inumano
 più volte t'insegnò.
 ARTASERSE
                                      Ma non degg'io
210imitarlo ne' falli. Il suo delitto
 non giustifica il mio. Qual colpa al mondo
 un esempio non ha? Nessuno è reo
 se basta ai falli sui
 per difesa portar l'esempio altrui.
 MEGABISE
215Ma ragion di natura
 è il diffender sé stesso. Egli t'uccide
 se non l'uccidi.
 ARTASERSE
                              Il mio periglio appunto
 impegnarà tutto il favor di Giove
 del reo germano ad involarmi all'ira.
 
 SCENA V
 
 SEMIRA e detti
 
 SEMIRA
220Dove principe, dove?
 ARTASERSE
                                          Addio Semira.
 SEMIRA
 Tu mi fuggi Artaserse?
 Sentimi, non partir.
 ARTASERSE
                                        Lascia ch'io vada,
 non arrestarmi.
 SEMIRA
                                In questa guisa accogli
 chi sospira per te?
 ARTASERSE
                                     Se più t'ascolto
225troppo o Semira il mio dovere offendo.
 SEMIRA
 Va' pure ingrato, il tuo disprezzo intendo.
 ARTASERSE
 
    Per pietà bell'idol mio
 non mi dir ch'io son ingrato.
 Infelice e sventurato
230abbastanza il ciel mi fa.
 
    Se fedele a te son io,
 se mi struggo a' tuoi bei lumi,
 sallo amor, lo sanno i numi,
 il mio core, il tuo lo sa.
 
 SCENA VI
 
 SEMIRA e MEGABISE
 
 SEMIRA
235Gran cose io temo. Il mio germano Arbace
 parte pria dell'aurora; il padre armato
 incontro e non mi parla; accusa il cielo
 agitato Artaserse e m'abbandona;
 Megabise che fu! Se tu lo sai
240determina il mio core
 fra tanti suoi timori a un sol timore.
 MEGABISE
 E tu sola non sai che Serse ucciso
 fu poc'anzi nel sonno?
 Che Dario è l'uccisore? E che la regia
245fra le gare fraterne arde divisa?
 SEMIRA
 Che ascolto! Or tutto intendo.
 Miseri noi! Misera Persia!
 MEGABISE
                                                   Eh lascia
 d'affliggerti Semira. Hai forse parte
 fra l'ire ambiziose e fra i delitti
250della stirpe real? Forse paventi
 che un re manchi alla Persia? Avremo, avremo
 purtroppo a chi servir. Si versi il sangue
 de' rivali germani, inondi il trono.
 Qualunque vinca indifferente io sono.
 SEMIRA
255Nei disastri d'un regno
 ciascuno ha parte e nel fedel vassallo
 l'indifferenza è rea. Sento che immondo
 è del sangue paterno un empio figlio,
 che Artaserse è in periglio; e vuoi ch'io miri
260questa vera tragedia
 spettatrice indolente e senza pena
 come i casi d'Oreste in finta scena?
 MEGABISE
 So che parla in Semira
 d'Artaserse l'amor. Ma senti. O questo
265del germano trionfa e asceso in trono
 di te non avrà cura. O resta oppresso
 e l'oppressor vorrà vederlo estinto;
 onde lo perdi o vincitore o vinto.
 Vuoi d'un labro fedele
270il consiglio ascoltar? Scegli un amante
 eguale al grado tuo. Sai che l'amore
 d'uguaglianza si nutre; e se mai porre
 volessi in opra il mio consiglio, allora
 ricordati ben mio di chi t'adora.
 SEMIRA
275Veramente il consiglio
 degno è di te. Ma voglio
 renderne un altro in ricompensa e parmi
 più opportuno del tuo; lascia d'amarmi.
 MEGABISE
 È impossibile o cara
280vederti e non amarti.
 SEMIRA
                                          E chi ti sforza
 il mio volto a mirar? Fuggimi e un'altra
 di me più grata all'amor tuo ritrova.
 MEGABISE
 Ah che il fuggir non giova. Io porto in seno
 l'imagine di te. Quest'alma avvezza
285dappresso a vagheggiarti ancor da lungi
 ti vagheggia ben mio. Quando il costume
 si converte in natura
 l'alma quel che non ha sogna e figura.
 
    Sogna il guerrier le schiere,
290le selve il cacciator
 e sogna il pescator
 le reti e l'amo.
 
    Sopito in dolce oblio
 sogno pur io così
295colei che tutto il dì
 sospiro e chiamo.
 
 SCENA VII
 
 SEMIRA
 
 SEMIRA
 Voi della Persia, voi
 deità protettrici, a questo impero
 conservate Artaserse. Ah ch'io lo perdo
300se trionfa di Dario. Ei questa mano
 bramò vassallo e sdegnarà sovrano.
 Ma che? Sì degna vita
 forse non vale il mio dolor? Si perda,
 pur che regni il mio bene e pur che viva.
305Per non esserne priva
 se lo bramassi estinto empia sarei.
 No, del mio voto io non mi pento o dei.
 
    Bramar di perdere
 per troppo affetto
310parte dell'anima
 nel caro oggetto
 è il duol più barbaro
 d'ogni dolor.
 
    Pur fra le pene
315sarò felice,
 se il caro bene
 sospira e dice:
 «Troppo a Semira
 fu ingrato amor».
 
 SCENA VIII
 
 Gran portici della regia.
 
 MANDANE, poi ARTASERSE
 
 MANDANE
320Dove fuggo? Ove corro? E chi da questa
 empia regia funesta
 m'invola per pietà, chi mi consiglia?
 Germana, amante e figlia
 misera in un istante
325perdo i germani, il genitor, l'amante.
 ARTASERSE
 Ah Mandane...
 MANDANE
                              Artaserse,
 Dario respira? O nel fraterno sangue
 cominciasti tu ancora a farti reo?
 ARTASERSE
 Io bramo o principessa
330di serbarmi innocente. Il zelo oh dio
 mi svelse dalle labbra
 un comando crudel; ma dato appena
 m'inorridì. Per impedirlo, io scorro
 sollecito la regia e cerco invano
335d'Artabano e di Dario...
 MANDANE
                                              Ecco Artabano.
 
 SCENA IX
 
 ARTABANO e detti
 
 ARTABANO
 Signore.
 ARTASERSE
                   Amico.
 ARTABANO
                                   Io di te cerco.
 ARTASERSE
                                                              Ed io
 vengo in traccia di te.
 ARTABANO
                                          Forse paventi.
 ARTASERSE
 Sì temo...
 ARTABANO
                     Eh non temer. Tutto è compito.
 Artaserse è il mio re. Dario è punito.
 ARTASERSE
340Numi!
 MANDANE
                O sventura!
 ARTABANO
                                        Il parricida offerse
 incauto il petto alle ferite.
 ARTASERSE
                                                 Oh dio.
 ARTABANO
 Tu sospiri, ubbidito
 fu il cenno tuo.
 ARTASERSE
                              Ma tu dovevi il cenno
 più saggiamente interpretar.
 MANDANE
                                                       L'orrore,
345il pentimento suo
 dovevi preveder.
 ARTASERSE
                                  Dovevi alfine
 compatire in un figlio
 che perde il genitore
 ne' primi moti un violento ardore.
 ARTABANO
350Inutile accortezza
 sarebbe stata in me. Furo i custodi
 sì pronti ad ubbidir che Dario estinto
 vidi pria che assalito.
 ARTASERSE
                                          Ah questi indegni
 non avranno macchiato
355del regio sangue impunemente il brando.
 ARTABANO
 Signor, ma il tuo comando
 gli rese audaci e sei l'autor primiero
 tu sol di questo colpo.
 ARTASERSE
                                          È vero, è vero.
 Conosco il fallo mio,
360lo confesso Artabano, il reo son io.
 ARTABANO
 Sei reo! Di che? D'una giustizia illustre
 che un eccesso punì. D'una vendetta
 dovuta a Serse. Eh ti consola e pensa
 che nel fraterno scempio
365punisti alfine un parricida, un empio.
 
 SCENA X
 
 SEMIRA e detti
 
 SEMIRA
 Artaserse respira.
 ARTASERSE
 Qual mai ragion Semira
 in sì lieto sembiante a noi ti guida?
 SEMIRA
 Dario non è di Serse il parricida.
 MANDANE
370Che sento!
 ARTASERSE
                       E donde il sai?
 SEMIRA
                                                    Certo è l'arresto
 dell'indegno uccisor. Presso alle mura
 del giardino real fra le tue squadre
 rimase prigionier. Reo lo scoperse
 la fuga, il loco, il ragionar confuso,
375il pallido sembiante
 e il suo ferro di sangue ancor fumante.
 ARTABANO
 Ma il nome?
 SEMIRA
                          Ognun lo tace,
 abbassa ognuno a mie richieste il ciglio.
 MANDANE
 (Ah fosse Arbace!)
 ARTABANO
                                     (È prigionier il figlio).
 ARTASERSE
380Dunque un empio son io! Dunque Artaserse
 salir dovrà sul trono
 d'un innocente sangue ancora immondo,
 orribile alla Persia, in odio al mondo!
 SEMIRA
 Forse Dario morì?
 ARTASERSE
                                     Morì Semira.
385Lo scelerato cenno
 uscì dai labri miei. Finch'io respiri
 più pace non avrò. Del mio rimorso
 la voce ognor mi suonerà nel core.
 Vedrò del genitore,
390del germano vedrò l'ombre sdegnate
 i miei torbidi giorni, i sonni miei
 funestar minacciando, e l'inquiete
 furie vendicatrici in ogni loco
 agitarmi sugl'occhi
395in pena, oh dio! della fraterna offesa,
 la nera face in Flegetonte accesa.
 MANDANE
 Troppo eccede Artaserse il tuo dolore.
 L'involontario errore
 o non è colpa o è lieve.
 SEMIRA
                                           Abbia il tuo sdegno
400un oggetto più giusto. In faccia al mondo
 giustifica te stesso
 colla stragge del reo.
 ARTASERSE
                                        Dov'è l'indegno?
 Conducetelo a me.
 ARTABANO
                                     Del prigioniero
 vado l'arrivo ad affrettar. (In atto di partire)
 ARTASERSE
                                                 T'arresta.
405Artabano, Semira,
 Mandane per pietà nessun mi lasci.
 Assistetemi adesso. Adesso intorno
 tutti vorrei gli amici. Il caro Arbace
 Artabano dov'è? Quest'è l'amore
410che mi giurò fin dalla cuna? Ei solo
 m'abbandona così?
 MANDANE
                                      Non sai che escluso
 fu dalla regia in pena
 del richiesto imeneo?
 ARTASERSE
 Venga Arbace, io l'assolvo.
 
 SCENA XI
 
 MEGABISE, poi ARBACE disarmato fra le guardie e detti
 
 MEGABISE
                                                  Arbace è il reo.
 ARTASERSE, SEMIRA
415Come!
 MEGABISE
                Osserva il delitto in quel sembiante. (Accenando Arbace che esce confuso)
 ARTASERSE
 L'amico!
 ARTABANO
                    Il figlio!
 SEMIRA
                                     Il mio german!
 MANDANE
                                                                   L'amante!
 ARTASERSE
 In questa guisa Arbace
 mi torni innanzi? Ed hai potuto in mente
 tanta colpa nudrir?
 ARBACE
                                      Sono innocente.
 MANDANE
420(Volesse il ciel).
 ARTASERSE
                                Ma se innocente sei
 difenditi, diliegua
 i sospetti, gl'indizi; e la ragione
 dell'innocenza tua sia manifesta.
 ARBACE
 Io non son reo, la mia difesa è questa.
 ARTABANO
425(Seguitasse a tacer).
 MANDANE
                                        Ma i sdegni tuoi
 contro Serse?
 ARBACE
                            Eran giusti.
 ARTASERSE
                                                    La tua fuga?
 ARBACE
 Fu vera.
 MANDANE
                   Il tuo silenzio?
 ARBACE
 È necessario.
 ARTASERSE
                           Il tuo confuso aspetto!
 ARBACE
 Lo merita il mio stato.
 MANDANE
                                           E il ferro asperso
430di caldo sangue?
 ARBACE
                                 Era in mia mano, è vero.
 ARTASERSE
 E non sei delinquente?
 MANDANE
 E l'uccisor non sei?
 ARBACE
                                      Sono innocente.
 ARTASERSE
 Ma l'apparenza o Arbace
 ti accusa, ti condanna.
 ARBACE
435Lo veggio anch'io ma l'apparenza inganna.
 ARTASERSE
 Tu non parli o Semira?
 SEMIRA
                                             Io son confusa.
 ARTASERSE
 Parli Artabano.
 ARTABANO
                               Oh dio!
 Mi perdo anch'io nel meditar la scusa.
 ARTASERSE
 Misero, che farò! Punire io deggio
440nell'amico più caro il più crudele
 orribile nemico! A che mostrarmi
 così gran fedeltà barbaro Arbace?
 Quei soavi costumi,
 quel amor, quelle prove
445d'incorrota virtude erano inganni
 dunque d'un'alma rea. Potessi almeno
 quel momento obliar che in mezzo all'armi
 me dai nemici oppresso
 cadente sollevasti e col tuo sangue
450generoso serbasti i giorni miei,
 che adesso non avrei
 del padre mio nel vendicar il fato
 la pena, oh dio, di divenirti ingrato.
 ARBACE
 I primi affetti tui
455signor non perda un innocente oppresso.
 Se mai degno ne fui, lo sono adesso.
 ARTABANO
 Audace, e con qual fronte
 puoi domandargli amor? Perfido figlio
 il mio rossor, la pena mia tu sei.
 ARBACE
460Anche il padre congiura a' danni miei.
 ARTABANO
 Che vorresti da me? Ch'io fossi a parte
 de' falli tuoi nel compatirti? Eh provi
 provi o signor la tua giustizia. Io stesso (Ad Artaserse)
 sollecito la pena. In sua difesa
465non gli giovi Artabano aver per padre.
 Scordati la mia fede; oblia quel sangue
 di cui per questo regno
 tante volte pugnando i campi aspersi.
 Coll'altro ch'io versai, questo si versi.
 ARTASERSE
470O fedeltà!
 ARTABANO
                      Risolvi e qualche affetto
 se ti resta per lui, vada in oblio.
 ARTASERSE
 Risolverò... Ma con qual core! Oh dio.
 
 SCENA XII
 
 MANDANE, ARBACE, SEMIRA, ARTABANO e MEGABISE
 
 ARBACE
 E innocente dovrai
 tanti oltraggi soffrir misero Arbace! (Da sé)
 MEGABISE
475(Che avvenne mai!)
 SEMIRA
                                        (Quante sventure io temo!)
 MANDANE
 (Io non spero più pace).
 ARTABANO
                                               (Io fingo e tremo).
 ARBACE
 Tu non mi guardi o padre? Ogn'altro avrei
 sofferto accusator senza lagnarmi.
 Ma che possa accusarmi,
480che chieder possa il mio morir colui
 che il viver mi donò m'empie d'orrore,
 stupido il cor mi fa gelar nel seno.
 Senta pietà del figlio il padre almeno.
 ARTABANO
 
    Non ti son padre,
485non mi sei figlio,
 pietà non sento
 d'un traditor.
 
    Tu sei cagione
 del tuo periglio,
490tu sei tormento
 del genitor.
 
 SCENA XIII
 
 MANDANE, ARBACE, SEMIRA e MEGABISE
 
 ARBACE
 Ma per qual fallo mai
 tanto o barbari dei vi sono in ira!
 M'ascolti, mi compianga almen Semira.
 SEMIRA
 
495   Torna innocente e poi
 t'ascolterò se vuoi,
 tutto per te farò.
 
    Ma fin che reo ti veggio,
 compiangerti non deggio,
500difenderti non so.
 
 SCENA XIV
 
 ARBACE, MANDANE e MEGABISE
 
 ARBACE
 E non v'è chi m'uccida! Ah Megabise.
 S'hai pietà...
 MEGABISE
                          Non parlarmi.
 ARBACE
                                                      Ah principessa...
 MANDANE
 Involati da me.
 ARBACE
                               Ma senti amico.
 MEGABISE
 Non odo un traditore. (Parte)
 ARBACE
                                           Oda un momento
505Mandane almeno...
 MANDANE
                                      Un traditor non sento. (In atto di partire)
 ARBACE
 Mio ben, mia vita... (Trattenendola)
 MANDANE
                                        Ah scelerato, ardisci
 di chiamarmi tuo bene?
 Quella man mi trattiene
 che uccise il genitore?
 ARBACE
                                           Io non l'uccisi.
 MANDANE
510Dunque chi fu? Parla.
 ARBACE
                                           Non posso. Il labro...
 MANDANE
 Il labro è menzognero.
 ARBACE
                                            Il core...
 MANDANE
                                                             Il core
 no che del suo delitto orror non sente.
 ARBACE
 Son io...
 MANDANE
                  Sei traditor.
 ARBACE
                                           Son innocente.
 MANDANE
 Innocente?
 ARBACE
                        Io lo giuro.
 MANDANE
                                              Alma infedele.
 ARBACE
515(Quanto mi costa un genitor crudele!)
 Cara se tu sapessi...
 MANDANE
                                       Eh che mi sono
 gli odi tuoi contro Serse assai palesi.
 ARBACE
 Ma non intendi...
 MANDANE
                                   Intesi
 le tue minaccie.
 ARBACE
                                E pur t'inganni.
 MANDANE
                                                               Allora
520perfido m'ingannai
 che fedel mi sembrasti e ch'io t'amai.
 ARBACE
 Dunque adesso...
 MANDANE
                                  T'abborro...
 ARBACE
 E sei?...
 MANDANE
                  La tua nemica.
 ARBACE
 E vuoi?...
 MANDANE
                     La morte tua.
 ARBACE
                                                Quel primo affetto...
 MANDANE
525Tutto è cangiato in sdegno.
 ARBACE
 E non mi credi?
 MANDANE
                                 E non ti credo, indegno.
 ARBACE
 
    Se al labro mio non credi
 cara nemica mia,
 aprimi il petto e vedi
530qual sia l'amante cor.
 
    Il cor dolente, afflitto
 ma d'ogni colpa privo,
 se pur non è delitto
 un innocente ardor. (Parte fra le guardie)
 
 SCENA XV
 
 MANDANE
 
 MANDANE
535Arbace Arbace ah! se veder potessi
 in qual tumulto stanno
 per te gli affetti miei, qual parte ancora
 usurpi nel mio cor... Figlia inumana
 quai pensieri son questi! E sei capace
540d'altra idea che di sdegno e di vendetta!
 Ombra cara e diletta
 del mio gran genitore, ad irritarmi,
 a svegliar l'ire mie te sola invoco.
 Quanto posso sdegnarmi
545mi sdegno, oh dio, ma quanto posso è poco.
 
    Che pena al mio core
 cercar di sdegnarmi.
 M'accende il dolore;
 pietà vuol placarmi;
550che farmi non so.
 
    Nel fiero cordoglio
 difender non deggio;
 punire non voglio;
 e incerta men vo.
 
 Fine dell’atto primo