Artaserse, Torino, Reale, 1757

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Parte interna della fortezza, nella quale è ritenuto prigione Arbace. Cancelli in prospetto. Picciola porta a mano destra, per la quale si ascende alla reggia.
 
 ARBACE, poi ARTASERSE
 
 ARBACE
 
    Perché tarda è mai la morte,
 quando è termine al martir?
 
1185   A chi vive in lieta sorte
 è sollecito il morir.
 
 ARTASERSE
 Arbace.
 ARBACE
                  Oh dei, che miro! In questo albergo
 di mestizia e d'orror chi mai ti guida?
 ARTASERSE
 La pietà, l'amicizia.
 ARBACE
                                       A funestarti
1190perché vieni, o signor?
 ARTASERSE
                                            Vengo a salvarti.
 ARBACE
 A salvarmi!
 ARTASERSE
                         Non più. Per questa via,
 che in solitaria parte
 termina della reggia, i passi affretta;
 fuggi cauto da questo
1195in altro regno e quivi
 rammentati Artaserse, amalo e vivi.
 ARBACE
 Mio re, se reo mi credi,
 perché vieni a salvarmi? E se innocente,
 perché debbo fuggir?
 ARTASERSE
                                          Se reo tu sei,
1200io ti rendo una vita
 che a me donasti; e se innocente, io t'offro
 quello scampo che solo
 puoi tacendo ottener. Fuggi, risparmia
 d'un amico all'affetto
1205d'ucciderti il dolor. Placa i tumulti
 di quest'alma agitata. O sia che cieco
 l'amicizia mi renda o sia che un nume
 protegga l'innocenza, io non ho pace,
 se tu salvo non sei. Parmi nel seno
1210una voce ascoltar che ognor mi dica,
 qualor bilancio e la tua colpa e 'l merto,
 che il fallo è dubbio, il benefizio è certo.
 ARBACE
 Signor, lascia ch'io mora. In faccia al mondo
 colpevole apparisco ed a punirmi
1215t'obbliga l'onor tuo. Morrò felice,
 se all'amico conservo e al mio signore
 una volta la vita, una l'onore.
 ARTASERSE
 Sensi non anco intesi
 su le labbra d'un reo! Diletto Arbace,
1220non perdiamo i momenti. All'onor mio
 basterà che si sparga
 che un segreto castigo
 già ti punì, che funestar non volli
 di questo dì la pompa, in cui mirarmi
1225l'Asia dovrà la prima volta in trono.
 ARBACE
 Ma potrebbe il tuo dono
 un giorno esser palese. E allora...
 ARTASERSE
                                                              Ah! Parti,
 amico, io te ne priego; e se pregando
 nulla ottener poss'io, re tel comando.
 ARBACE
1230Ubbidisco al mio re. Possa una volta
 esserti grato Arbace. Ascolti intanto
 il cielo i voti miei;
 regni Artaserse e gli anni
 del suo regno felice
1235distinguano i trionfi; allori e palme
 tutto il mondo vassallo a lui raccolga;
 lentamente ravvolga
 i suoi giorni la parca; e resti a lui
 quella pace ch'io perdo,
1240che non spero trovar fino a quel giorno
 che alla patria e all'amico io non ritorno.
 
    L'onda dal mar divisa
 bagna la valle e 'l monte;
 va passeggiera in fiume,
1245va prigioniera in fonte,
 mormora sempre e geme,
 fin che non torna al mar,
 
    al mar dov'ella nacque,
 dove acquistò gli umori,
1250dove da' lunghi errori
 spera di riposar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ARTASERSE
 
 ARTASERSE
 Quella fronte sicura e quel sembiante
 non l'accusano reo. L'esterna spoglia
 tutta d'un'alma grande
1255la luce non ricopre
 e in gran parte dal volto il cor si scopre.
 
    Nuvoletta opposta al sole
 spesso il giorno adombra e vela
 ma non cela il suo splendor.
 
1260   Copre invan le basse arene
 picciol rio col velo ondoso,
 che rivela il fondo algoso
 la chiarezza dell'umor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ARTABANO, con seguito di congiurati, poi MEGABISE, tutti da’ cancelli, a guardia de’ quali restano i congiurati
 
 ARTABANO
 Figlio, Arbace, ove sei? Dovrebbe pure
1265ascoltar le mie voci. Arbace? Oh stelle!
 Dove mai si celò? Compagni, intanto
 ch'io ritrovo il mio figlio,
 custodite l'ingresso. (Entra fra le scene a mano destra)
 MEGABISE
                                        E ancor si tarda? (Ai congiurati)
 Ormai tempo saria... Ma qui non vedo
1270né Artabano né Arbace.
 Che si fa? Che si pensa? In tanta impresa
 che lentezza è mai questa?
 Artabano, signore. (Entrando fra le scene a mano sinistra)
 ARTABANO
                                      Oh me perduto! (Uscendo dall’istesso lato pel quale entrò ma da strada diversa)
 Non trovo il figlio mio. Gelar mi sento;
1275temo... Dubito... Ascoso...
 forse in quest'altra parte io non invano...
 Megabise! (Incontrandosi in Megabise, il quale esce dall’istesso lato pel quale entrò ma da strada diversa)
 MEGABISE
                        Artabano!
 ARTABANO
 Trovasti Arbace?
 MEGABISE
                                  E non è teco?
 ARTABANO
                                                             Oh dei!
 Crescono i dubbi miei.
 MEGABISE
                                             Spiegati, parla,
1280che fu d'Arbace?
 ARTABANO
                                  E chi può dirlo? Ondeggio
 fra mille affanni e mille
 orribili sospetti. Il mio timore
 quante funeste idee forma e descrive!
 Chi sa che fu di lui? Chi sa se vive?
 MEGABISE
1285Troppo presto all'estremo
 precipiti i sospetti. E non potrebbe
 Artaserse, Mandane, amico, amante
 aver del prigioniero
 procurata la fuga? Ecco la via
1290che alla reggia conduce.
 ARTABANO
                                              E per qual fine
 la sua fuga celarmi? Ah! Megabise,
 no, più non vive Arbace;
 e ognun pietoso al genitor lo tace.
 MEGABISE
 Cessin gli dei l'augurio. Ah! Ricomponi
1295i tumulti del cor. Sia la tua mente
 men torbida e più pronta,
 che l'impresa il richiede.
 ARTABANO
                                                E quale impresa
 vuoi ch'io pensi a compir, perduto il figlio?
 MEGABISE
 Signor, che dici? Avrem sedotti invano
1300tu i reali custodi ed io le schiere?
 Risolviti; a momenti
 va del regno le leggi
 Artaserse a giurar. La sacra tazza
 già per tuo cenno avvelenai. Vogliamo
1305perder così vilmente
 tanto sudor, cure sì grandi?
 ARTABANO
                                                     Amico,
 se Arbace io non ritrovo,
 per chi deggio affannarmi? Era il mio figlio
 la tenerezza mia. Per dargli un regno
1310divenni traditor; per lui mi resi
 orribile a me stesso e lui perduto
 tutto dispero e tutto
 veggio de' falli miei rapirmi il frutto.
 MEGABISE
 Arbace estinto o vivo
1315dalla tua mano aspetta
 il regno o la vendetta.
 ARTABANO
                                          Ah! Questa sola
 in vita mi trattien. Sì Megabise,
 guidami dove vuoi, di te mi fido.
 MEGABISE
 Fidati pur, che a trionfar ti guido.
 
1320   Ardito ti renda,
 t'accenda di sdegno
 d'un figlio il periglio,
 d'un regno l'amor.
 
    È dolce ad un'alma
1325che aspetta vendetta
 il perder la calma
 fra l'ire del cor. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARTABANO
 
 ARTABANO
 Trovaste, avversi dei,
 l'unica via d'indebolirmi. Al solo
1330dubbio che più non viva il figlio amato,
 timido, disperato
 vincer non posso il turbamento interno
 che a me stesso di me toglie il governo.
 
    Figlio se più non vivi,
1335morrò; ma del mio fato
 farò che un re svenato
 preceda messaggier.
 
    Infin che il padre arrivi,
 fa' che sospenda il remo
1340colà sul guado estremo
 il pallido nocchier. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Gabinetto negli appartamenti di Mandane.
 
 MANDANE, poi SEMIRA
 
 MANDANE
 O che all'uso de' mali
 istupidisca il senso o ch'abbian l'alme
 qualche parte di luce,
1345che presaghe le renda, io per Arbace,
 quanto dovrei, non so dolermi. Ancora
 l'infelice vivrà. Se fosse estinto,
 già purtroppo il saprei. Porta i disastri
 sollecita la fama.
 SEMIRA
                                 Alfin potrai
1350consolarti, Mandane. Il ciel t'arrise.
 MANDANE
 Forse il re sciolse Arbace?
 SEMIRA
                                                  Anzi l'uccise.
 MANDANE
 Come!
 SEMIRA
                È noto a ciascun; benché in segreto
 ei terminò la sua dolente sorte.
 MANDANE
 (Oh presagi fallaci! Oh giorno! Oh morte!)
 SEMIRA
1355Eccoti vendicata, ecco adempito
 il tuo genio crudel. Ti basta? O vuoi
 altre vittime ancor? Parla.
 MANDANE
                                                  Ah Semira!
 Soglion le cure lievi esser loquaci
 ma stupide le grandi.
 SEMIRA
                                          Alma non vidi
1360della tua più inumana. Al caso atroce
 non v'è ciglio che sappia
 serbarsi asciutto; e tu non piangi intanto?
 MANDANE
 Picciolo è il duol, quando permette il pianto.
 SEMIRA
 Va', se paga non sei, pasci i tuoi sguardi
1365su la trafitta spoglia
 del mio caro germano, osserva il seno,
 numera le ferite e lieta in faccia...
 MANDANE
 Taci, parti da me.
 SEMIRA
                                   Ch'io parta e taccia?
 Fin che vita ti resta,
1370sempre intorno m'avrai. Sempre importuna
 rendere i giorni tuoi voglio infelici.
 MANDANE
 E quando io meritai tanti nemici?
 
    Mi credi spietata?
 Mi chiami crudele?
1375Non tanto furore,
 non tante querele,
 che basta il dolore
 per farmi morir.
 
    Quell'odio, quell'ira
1380d'un'alma sdegnata,
 ingrata Semira,
 non posso soffrir. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMIRA
 
 SEMIRA
 Forsennata, che feci? Io mi credei
 con divider l'affanno,
1385a me scemarlo e pur l'accrebbi. Allora
 che insultando Mandane
 qualche ristoro a questo cor desio,
 il suo trafiggo e non risano il mio.
 
    Non è ver che sia contento
1390il veder nel suo tormento
 più d'un ciglio lagrimar.
 
    Che l'esempio del dolore
 è uno stimolo maggiore
 che richiama a sospirar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ARBACE e poi MANDANE
 
 ARBACE
1395Né pur qui la ritrovo. Almen vorrei
 dell'amata Mandane
 calmar gli sdegni e l'ire,
 rivederla una volta e poi partire.
 In più segreta parte
1400forse potrò... Ma dove
 temerario m'inoltro? Eccola, oh dei!
 Ardir non ho di presentarmi a lei. (Si ritira in disparte inosservato)
 MANDANE
 Olà, non si permetta in queste stanze
 a veruno l'ingresso. (Ad un paggio, il quale ricevuto l’ordine rientra per la scena donde è uscito Arbace) Eccovi alfine,
1405miei disperati affetti,
 eccovi in libertà. Del caro amante
 versai barbara il sangue. Il sangue mio (Impugna uno stilo in atto d’uccidersi)
 è tempo di versar.
 ARBACE
                                    Fermati.
 MANDANE
                                                       Oh dio! (Vedendo Arbace le cade lo stilo)
 ARBACE
 Quale ingiusto furor...
 MANDANE
                                           Tu in questo luogo!
1410Tu libero! Tu vivo!
 ARBACE
                                     Amica destra
 i miei lacci disciolse.
 MANDANE
                                         Ah fuggi! Ah parti!
 Misera me! Che si dirà, se alcuno
 qui ti ritrova? Ingrato,
 lasciami la mia gloria.
 ARBACE
                                           E chi poteva,
1415mio ben, senza vederti
 la patria abbandonar?
 MANDANE
                                           Da me che vuoi,
 perfido traditor?
 ARBACE
                                  No, principessa,
 non dir così. So ch'hai più bello il core
 di quel che vuoi mostrarmi; è a me palese;
1420tu parlasti, o Mandane, e Arbace intese.
 MANDANE
 O mentisci o t'inganni o questo labbro
 senza il voto dell'alma
 per uso favellò.
 ARBACE
                               Ma pur son io
 ancor la fiamma tua.
 MANDANE
                                         Sei l'odio mio.
 ARBACE
1425Dunque, crudel, t'appaga.
 Ecco il ferro, ecco il sen, prendi e mi svena. (Presentandole la spada nuda)
 MANDANE
 Saria la morte tua premio e non pena.
 ARBACE
 È ver, perdona, errai.
 Ma questa mano emenderà... (In atto d’uccidersi)
 MANDANE
                                                         Che fai?
1430Credi forse che basti
 il sangue tuo per appagarmi? Io voglio
 che pubblica, che infame
 sia la tua morte e che non abbia un segno,
 un'ombra di valor.
 ARBACE
                                     Barbara, ingrata,
1435morrò come a te piace; (Getta la spada)
 torno al carcere mio. (In atto di partire)
 MANDANE
                                         Sentimi, Arbace.
 ARBACE
 Che vuoi dirmi?
 MANDANE
                                 Ah! Nol so.
 ARBACE
                                                       Sarebbe mai
 quello che mi trattiene
 qualche resto d'amor?
 MANDANE
                                           Crudel, che brami?
1440Vuoi vedermi arrossir? Salvati, fuggi,
 non affliggermi più.
 ARBACE
                                        Tu m'ami ancora,
 se a questo segno a compatirmi arrivi.
 MANDANE
 No, non crederlo amor ma fuggi e vivi.
 ARBACE
 
    Tu vuoi che io viva, o cara;
1445ma se mi nieghi amore,
 cara, mi fai morir.
 
 MANDANE
 
    Oh dio, che pena amara!
 Ti basti il mio rossore;
 più non ti posso dir.
 
 ARBACE
 
1450   Sentimi...
 
 MANDANE
 
                         No.
 
 ARBACE
 
                                   Tu sei...
 
 MANDANE
 
 Parti dagli occhi miei,
 lasciami per pietà.
 
 A DUE
 
    Quando finisce, o dei,
 la vostra crudeltà?
 
 A DUE
 
1455   Se in così gran dolore
 d'affanno non si muore,
 qual pena ucciderà? (Partono)
 
 SCENA VIII
 
  Luogo magnifico destinato per la coronazione di Artaserse. Trono da un lato con sopra scettro e corona. Ara nel mezzo accesa con simulacro del Sole.
 
 ARTASERSE ed ARTABANO con numeroso seguito e popolo
 
 ARTASERSE
 A voi, popoli, io m'offro
 non men padre che re. Siatemi voi
1460più figli che vassalli. Il vostro sangue,
 la gloria vostra e quanto
 è di guerra o di pace acquisto o dono
 vi serberò; voi mi serbate il trono;
 e faccia il nostro core
1465questo di fedeltà cambio e d'amore.
 Sarà del regno mio
 soave il freno. Esecutor geloso
 delle leggi io sarò. Perché sicuro
 ne sia ciascun, solennemente il giuro. (Una comparsa reca una sottocoppa con tazza)
 ARTABANO
1470Ecco la sacra tazza. Il giuramento
 abbia nodo più forte; (Porge la tazza ad Artaserse)
 compisci il rito. (E beverai la morte).
 ARTASERSE
 «Lucido dio per cui l'april fiorisce,
 per cui tutto nel mondo e nasce e muore,
1475volgiti a me; se il labbro mio mentisce,
 piombi sopra il mio capo il tuo furore,
 languisca il viver mio, come languisce
 questa fiamma al cader del sacro umore, (Versa sul fuoco parte del liquore)
 e si cangi, or che bevo, entro il mio seno
1480la bevanda vital tutta in veleno». (In atto di bere)
 
 SCENA IX
 
 SEMIRA e detti
 
 SEMIRA
 Al riparo signor. Cinta la reggia
 da un popolo infedel tutta risuona
 di grida sediziose e la tua morte
 si procura e si chiede.
 ARTASERSE
1485Numi! (Posa la tazza su l’ara)
 ARTABANO
                 Qual alma rea mancò di fede?
 ARTASERSE
 Ah! Che tardi il conosco,
 Arbace è il traditore.
 SEMIRA
                                         Arbace estinto!
 ARTASERSE
 Vive, vive l'ingrato. Io lo disciolsi
 empio con Serse e meritai la pena
1490che 'l cielo or mi destina;
 io stesso fabbricai la mia ruina.
 ARTABANO
 Di che temi, o mio re? Per tua difesa
 basta solo Artabano.
 ARTASERSE
 Sì, corriamo a punir... (In atto di partire)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e detti
 
 MANDANE
                                            Ferma, o germano,
1495gran novelle io ti reco;
 il tumulto svanì.
 ARTASERSE
                                 Fia vero! E come?
 MANDANE
 Già la turba ribelle
 seguendo Megabise era trascorsa
 fino all'atrio maggior, quando chiamato
1500dallo strepito insano accorse Arbace.
 Che non fe', che non disse in tua difesa
 quell'anima fedel? Mostrò l'orrore
 dell'infame attentato. Espresse i pregi
 di chi serba la fede. I merti tuoi,
1505le tue glorie narrò. Molti riprese,
 molti pregò, cangiando aspetto e voce,
 or placido, or severo ed or feroce.
 Ciascun depose l'armi e sol restava
 l'indegno Megabise;
1510ma l'assalì, ti vendicò, l'uccise.
 ARTABANO
 (Incauto figlio!)
 ARTASERSE
                                Un nume
 m'inspirò di salvarlo. È Megabise
 d'ogni delitto autor.
 ARTABANO
                                       (Felice inganno!)
 ARTASERSE
 Il mio diletto Arbace
1515dov'è? Si trovi e si conduca a noi.
 
 SCENA ULTIMA
 
 ARBACE e detti
 
 ARBACE
 Ecco Arbace, o monarca, a' piedi tuoi.
 ARTASERSE
 Vieni, vieni al mio sen; perdona, amico,
 s'io dubitai di te. Troppo è palese
 la tua bella innocenza; ah! fa' ch'io possa
1520con franchezza premiarti. Ogni sospetto
 nel popolo dilegua; e rendi a noi
 qualche ragion del sanguinoso acciaro
 che in tua man si trovò; della tua fuga,
 del tuo tacer, di quanto
1525ti fece reo.
 ARBACE
                       S'io meritai, signore,
 qualche premio da te, lascia ch'io taccia.
 Il mio labbro non mente;
 credi a chi ti salvò. Sono innocente.
 ARTASERSE
 Giuralo almeno; e l'atto
1530terribile e solenne
 faccia fede del vero. Ecco la tazza
 al rito necessaria. Or seguitando
 della Persia il costume,
 vindice chiama e testimonio un nume.
 ARBACE
1535Son pronto. (Prende in mano la tazza)
 MANDANE
                          (Ecco il mio ben fuor di periglio).
 ARTABANO
 (Che fo? Se giura, avvelenato è il figlio).
 ARBACE
 «Lucido dio per cui l'april fiorisce,
 per cui tutto nel mondo e nasce e muore...»
 ARTABANO
 (Misero me!)
 ARBACE
                            «Se il labbro mio mentisce,
1540si cangi entro il mio seno
 la bevanda vital...» (In atto di voler bere)
 ARTABANO
                                      Ferma; è veleno.
 ARTASERSE
 Che sento!
 ARBACE
                       Oh dei!
 ARTASERSE
                                        Perché finor tacerlo?
 ARTABANO
 Perché a te l'apprestai.
 ARTASERSE
                                            Ma qual furore
 contro di me?
 ARTABANO
                             Dissimular non giova;
1545già mi tradì l'amor di padre. Io fui
 di Serse l'uccisore. Il regio sangue
 tutto versar volevo. È mia la colpa,
 non è d'Arbace. Il sanguinoso acciaro
 per celarlo io gli diedi. Il suo pallore
1550era orror del mio fallo. Il suo silenzio
 pietà di figlio. Ah! Se minore in lui
 la virtù fosse stata o in me l'amore,
 compivo il mio disegno
 e involata t'avrei la vita e 'l regno.
 ARBACE
1555Che dice?
 ARTASERSE
                      Anima rea! M'uccidi il padre,
 della morte di Dario
 colpevole mi rendi; a quanti eccessi
 t'indusse mai la scellerata speme?
 Empio morrai.
 ARTABANO
                               Noi moriremo insieme. (Snuda la spada e seco Artaserse in atto di difesa)
 ARBACE
1560Stelle!
 ARTABANO
               Amici, non resta
 che un disperato ardir. Mora il tiranno. (Le guardie sedotte si pongono in atto di assalire)
 ARBACE
 Padre, che fai?
 ARTABANO
                              Voglio morir da forte.
 ARBACE
 Deponi il ferro o beverò la morte. (In atto di bere)
 ARTABANO
 Folle, che dici?
 ARBACE
                              Se Artaserse uccidi,
1565no, più viver non devo.
 ARTABANO
 Eh lasciami compir. (In atto di assalire)
 ARBACE
                                         Guardami, io bevo. (Come sopra)
 ARTABANO
 Fermati, figlio ingrato.
 Confuso, disperato
 vuoi che per troppo amarti un padre cada?
1570Vincesti, ingrato figlio, ecco la spada. (Getta la spada e le guardie sollevate si ritirano fuggendo)
 MANDANE
 Oh fede!
 SEMIRA
                    Oh tradimento!
 ARTASERSE
                                                   Olà seguite
 i fugaci ribelli ed Artabano
 a morir si conduca.
 ARBACE
                                      Oh dio! Fermate.
 Signor, pietà.
 ARTASERSE
                            Non la sperar per lui.
1575Troppo enorme è il delitto. Io non confondo
 il reo coll'innocente; a te Mandane
 sarà sposa, se vuoi; sarà Semira
 a parte del mio trono;
 ma per quel traditor non v'è perdono.
 ARBACE
1580Toglimi ancor la vita. Io non la voglio,
 se per esserti fido,
 se per salvarti il genitore uccido.
 ARTASERSE
 Oh virtù che innamora!
 ARBACE
                                              Ah! Non domando
 da te clemenza, usa rigor; ma cambia
1585la sua nella mia morte. Al regio piede (S’inginocchia)
 chi ti salvò ti chiede
 di morir per un padre; in questa guisa
 s'appaghi il tuo desio;
 è sangue d'Artabano il sangue mio.
 ARTASERSE
1590Sorgi, non più. Rasciuga
 quel generoso pianto, anima bella.
 Chi resister ti può? Viva Artabano;
 ma viva almeno in doloroso esiglio;
 e doni il tuo sovrano
1595l'error d'un padre alla virtù d'un figlio.
 CORO
 
    Giusto re, la Persia adora
 la clemenza assisa in trono,
 quando premia col perdono
 d'un eroe la fedeltà.
 
1600   La giustizia è bella allora
 che compagna ha la pietà.
 
 IL FINE