Didone abandonata, Napoli, Ricciardo, 1724

 DIDONE ABANDONATA
 
 
    Drama per musica da rappresentarsi nel teatro di San Bartolomeo, nel carnevale dell’anno 1724, dedicato all’eminentissimo e reverendissimo signore Michele Federico cardinal d’Althann, viceré, luogotenente e capitan generale in questo regno.
    In Napoli, MDCCXXIV, presso Francesco Ricciardo, stampatore di sua eminenza il signor viceré.
 
 Eminentissimo signore,
    nel presentare all’eminenza vostra questo dramatico componimento, non siamo così arditi da pretenderne il merito d’una volontaria offerta, poiché per esser il medesimo nato sotto il di lei felicissimo governo, le appartiene come cosa propria, non come nostro tributo. Possiamo però giustamente sperare che le nostre umilissime suppliche gli procurino il benigno compatimento e patrocinio dell’eminenza vostra, sicuri che dove ciò avvenga, dovrà ancora incontrare la publica approvazione, ed al bacio della sacra porpora profondamente inchinandoci, ci protestiamo di vostra eminenza umilissimi ed ossequiosissimi servitori.
 
    Nicola Galtieri, Aurelio Del Po
 
 
 ARGOMENTO
 
    Didone vedova di Sicheo, doppo esserle stato ucciso il marito da Pigmalione suo fratello re di Tiro, fuggì con immense ricchezze in Africa dove comperato sufficiente terreno, edificò Cartagine. Fu ivi richiesta in moglie da molti, e particolarmente da Iarba re de’ Mori, e sempre ricusò dicendo voler serbar fede al cenere dell’estinto consorte. Intanto Enea troiano, essendo stata distrutta la sua patria da’ Greci, mentre andava in Italia, fu portato da una tempesta nelle sponde dell’Africa e ricevuto e ristorato da Didone, la quale ardentemente se ne invaghì; ma mentre egli compiacendosi dell’affetto della medesima si tratteneva in Cartagine, fu dagli dei comandato che abandonasse quel cielo e che proseguisse il suo camino verso Italia dove gli promettevano che dovea risorgere una nuova Troia. Egli partì e Didone disperatamente, dopo avere invano tentato di trattenerlo, si uccise. Tutto ciò si ha da Virgilio, il quale con un felice anacronismo unisce il tempo della fondazione di Cartagine agli errori di Enea. Da Ovidio nel terzo libro de’ Fasti si raccoglie che Iarba s’impadronisse di Cartagine dopo la morte di Didone, e che Anna sorella della medesima, la quale chiameremo Selene, fosse occultamente anch’ella invaghita di Enea.
    Per commodità della rappresentazione si finge che Iarba, curioso di veder Didone, s’introduca in Cartagine come ambasciadore di sé stesso sotto nome di Arbace.
    Tutte l’espressioni di sensi e di parole che non convengono co’ dogmi cattolici o sono scritte per proprietà del carattere rappresentato o sono puri adornamenti poetici.
    La scena si finge in Cartagine.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: luogo magnifico destinato per le publiche udienze con trono da un lato, veduta in prospetto della città di Cartagine che sta in atto edificandosi; cortile; tempio di Nettuno con simulacro del medesimo.
    Nell’atto secondo: appartamenti reali con tavolino; atrio; gabinetto con sedie.
    Nell’atto terzo: porto di mare con navi; arborata tra la città e il porto; regia con veduta della città di Cartagine in prospetto che poi s’incendia.
    Architetto e pittore delle scene il signor Giovanni Battista Oliverio, accademico di Milano.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 DIDONE regina di Cartagine, amante di
 (la signora Marianna Benti Bulgarelli detta la Romanina)
 ENEA
 (il signor Nicola Grimaldi, cavaliere della croce di San Marco)
 IARBA re de’ Mori sotto nome di Arbace
 (la signora Antonia Merighi, virtuosa della serenissima gran principessa di Toscana)
 SELENE sorella di Didone e amante occulta di Enea
 (la signora Benedetta Sorosina)
 ARASPE confidente di Iarba ed amante di Selene
 (il signor Annibale Pio Fabri)
 OSMIDA confidente di Didone
 (la signora Caterina Leri, virtuosa dell’eccellentissimo signor ambasciadore di Portogallo)
 
    Musica del signor Domenico Sarri. Abbattimenti del signor Nicola Giglio.
 
 
 
 
 

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