Il Demetrio, Madrid, Mojados, 1751

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria.
 
 ALCESTE ed OLINTO
 
 ALCESTE
 E tu per qual ragione
 mi contendi l'ingresso? Al regio piede
 necessario è ch'io vada. (In atto di partire)
 OLINTO
                                              Andar non lice,
 la regina lo vieta, Olinto il dice.
 ALCESTE
585Attenderò fintanto
 che sia permesso il presentarmi a lei.
 OLINTO
 Son pure i detti miei
 chiari abbastanza. A Cleonice innanzi
 più non dei comparir. Ti vieta il passo
590alla real dimora
 né mai più vuol mirarti. Intendi ancora?
 ALCESTE
 Più mirarmi non vuole!
 No, perdonami, Olinto, io non ti credo.
 OLINTO
 E ardisci dubitar dei detti miei?
 ALCESTE
595Se troppo ardisco io lo saprò da lei.
 OLINTO
 Fermati. (In atto d’entrare s’incontra in Mitrane)
 
 SCENA II
 
 MITRANE e detti
 
 MITRANE
                     Alceste e dove?
 ALCESTE
 Non arrestarmi. A Cleonice io vado.
 MITRANE
 Amico, a te l'ingresso
 all'aspetto real non è permesso.
 ALCESTE
600Ed è vero il divieto?
 MITRANE
 Purtroppo è ver.
 ALCESTE
                                 Deh per pietà, Mitrane,
 intercedi per me. Ritorna a lei,
 dille che a questo colpo
 io resister non so, che alcun l'inganna,
605che reo non sono e che se reo mi crede
 io saprò discolparmi al regio piede.
 MITRANE
 Ubbidirti non posso. Ha la regina
 che di te non si parli a noi prescritto.
 E il nominarle Alceste anch'è delitto.
 ALCESTE
610Ma qual è la cagione?
 MITRANE
                                          A me la tace.
 ALCESTE
 Ah son tradito. Una calunnia infame
 mi fa reo nel suo core.
 Ma tremi il traditore
 qualunque sia. Non lungamente occulto
615al mio sdegno sarà.
 OLINTO
                                      Queste minacce
 sono inutili, Alceste.
 ALCESTE
                                        Amici, oh dio!
 Perdonate i trasporti
 d'un'anima agitata. In questo stato
 son degno di pietà. Da voi la chiedo,
620voi parlate per me. Voi muova almeno
 veder ne' mali suoi
 ridotto Alceste a confidarsi in voi.
 
    Non v'è più barbaro
 di chi non sente
625pietà d'un misero,
 d'un innocente
 vicino a perdere
 l'amato ben.
 
    Gli astri m'uccidano
630se reo son io;
 ma non dividano
 dal seno mio
 colei ch'è l'anima
 di questo sen. (Parte)
 
 SCENA III
 
 OLINTO e MITRANE
 
 OLINTO
635La caduta di Alceste alfin, Mitrane,
 m'assicura lo scettro. Io con la speme
 ne prevengo il piacer.
 MITRANE
                                          Fidarsi tanto
 non deve il saggio alle speranze. Un bene
 con sicurezza atteso ove non giunga
640come perdita affligge. E poi t'inganni
 se divenir felice
 speri così.
 OLINTO
                      Bisogna
 per massime sì grandi
 età più ferma e frequentar conviene
645d'Egitto i tempi o i portici d'Atene.
 MITRANE
 Ma d'Atene e d'Egitto
 il saper non bisogna
 per serbarsi fedel. Tu fin ad ora
 non amasti Barsene?
 OLINTO
                                         E l'amo ancora.
 MITRANE
650E puoi Barsene amando
 compiacerti d'un trono
 per cui la perdi?
 OLINTO
                                 E comparar tu puoi
 la perdita d'un core
 coll'acquisto d'un regno?
 MITRANE
                                                A queste prove
655chi è fedel si distingue.
 OLINTO
                                             Eh, che in amore
 fedeltà non si trova. In ogni loco
 si vanta assai ma si conserva poco.
 
    È la fede degli amanti
 come l'araba fenice,
660che vi sia ciascun lo dice,
 dove sia nessuno il sa.
 
    Se tu sai dove ha ricetto,
 dove muore e torna in vita,
 me l'addita e ti prometto
665di serbar la fedeltà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 MITRANE, poi CLEONICE e BARSENE
 
 MITRANE
 Un'aura di fortuna,
 che spira incerta, è a sollevar bastante
 quell'anima leggiera.
 CLEONICE
 Olà, scriver vogl'io. (Ad un paggio) Parti, Mitrane.
 MITRANE
670Ubbidisco al comando. (In atto di partire)
 CLEONICE
                                             Odimi. Alceste
 più di me non ricerca?
 MITRANE
                                            Anzi, o regina,
 altra cura non ha; ma l'infelice...
 CLEONICE
 Parti, basta così. (Come sopra) Senti. Che dice?
 MITRANE
 
    Dice che t'è fedele;
675dice che alcun t'inganna,
 che tu non sei tiranna,
 che hai troppo bello il cor.
 
    Che ti vedrà placata
 e vuol morirti al piede
680vittima sventurata
 d'un infelice amor. (Parte)
 
 SCENA V
 
 CLEONICE e BARSENE
 
 BARSENE
 Regina, è pronto il foglio. I sensi tuoi
 spiega in quello ad Alceste.
 CLEONICE
                                                    Ah che in tal guisa
 son troppo a lui, son troppo a me crudele.
685Voglio vincermi e voglio
 dividerlo da me. L'attende il regno,
 l'onor mio lo consiglia, il ciel lo vuole,
 io lo farò. Ma dal mio labbro almeno
 vorrei che lo sapesse. È tirannia
690annunciar con un foglio
 sì barbara novella. Altro sollievo
 non resta, amica, a due fedeli amanti
 costretti a separarsi
 che a vicenda lagnarsi,
695che ascoltare a vicenda
 d'un lungo amor le tenerezze estreme
 e nell'ultimo addio piangere insieme.
 BARSENE
 Questo è sollievo? Ah di vedere Alceste
 il desio ti seduce. A tal cimento
700non esporti di nuovo. Assai facesti
 resistendo una volta. Eh la grand'opra
 generosa compisci. I tuoi vassalli
 fidano in te. Dal superar costante
 questo passo crudel ch'ora t'affanna
705pende la gloria tua.
 CLEONICE
                                      Gloria tiranna.
 Dunque per te degg'io
 morir di pena e rimaner per sempre
 così d'ogni mio ben vedova e priva?
 Legge crudel! T'appagherò. Si scriva. (Va a scrivere al tavolino)
 BARSENE
710(Par che m'arrida il fato.
 Non dispero d'Alceste).
 CLEONICE
                                             «Alceste amato». (Scrivendo)
 BARSENE
 (Lusingarmi potrò d'esser felice,
 se la gloria resiste
 fra i moti di quel cor pochi momenti).
 CLEONICE
715«E non vuole il destin farci contenti». (Scrivendo)
 BARSENE
 (Cresce la mia speranza. Oh dei, sospende
 la man tremante e si ricopre il volto!
 Ah che ritorna ai primi affetti in preda).
 CLEONICE
 Povero Alceste mio. (Parlando. Poi torna a scrivere)
 BARSENE
                                        (Tremo che ceda.
720Io nel caso di lei
 non so dir che farei).
 CLEONICE
                                         «Vivi mio bene (Scrivendo)
 ma non per me». Già terminai, Barsene.
 BARSENE
 (Eccomi in porto). Or giustamente al trono
 un'anima sì grande il ciel destina.
 CLEONICE
725Prendi e tua cura sia... (Volendole dare il foglio)
 
 SCENA VI
 
 FENICIO e dette
 
 FENICIO
                                             Pietà, regina.
 CLEONICE
 Ma per chi?
 FENICIO
                         Per Alceste. Io l'incontrai
 pallido, semivivo e per l'affanno
 quasi fuora di sé. La dura legge
 di più non rivederti
730è un colpo tal che gli trafigge il core,
 che la ragion gli toglie,
 che lo porta a morir. Freme, sospira,
 prega, minaccia e fra le smanie e il pianto
 sol di te si ricorda,
735il tuo nome ripete ad ogni passo.
 Farebbe il suo dolor pietade a un sasso.
 CLEONICE
 Ah Fenicio crudel. Da te sperava
 la vacillante mia
 mal sicura virtù qualche sostegno,
740non impulsi a cader. Perché ritorni
 barbaramente a ritentar la viva
 ferita del mio cor?
 FENICIO
                                     Perdona al zelo
 del mio paterno amor questo trasporto.
 Alceste è figlio mio,
745figlio della mia scelta,
 figlio del mio sudor.
 BARSENE
                                        (Zelo importuno).
 CLEONICE
 Ormai che far poss'io?
 Che vuole Alceste? E qual da me richiede
 conforto al suo martire?
 FENICIO
750Rivederti una volta e poi morire.
 CLEONICE
 Oh dio!
 FENICIO
                  Bella regina,
 ti veggo intenerir. Pietà di lui,
 pietà di me. Questo canuto crine,
 la lunga servitù, l'intatta fede
755merita pur ch'io qualche premio ottenga.
 CLEONICE
 Eh resista chi può. Digli che venga. (Lacera il foglio e s’alza da sedere)
 BARSENE
 (Ecco di nuovo il mio sperare estinto).
 FENICIO
 (Basta che vegga Alceste e Alceste ha vinto). (In atto di partire s’incontra in Olinto)
 
 SCENA VII
 
 OLINTO e detti
 
 OLINTO
 Padre, regina. Alceste
760più in Seleucia non è. Per opra mia
 già ne partì.
 CLEONICE
                          Come!
 FENICIO
                                         Perché?
 OLINTO
                                                          Voleva
 rivederti importuno ad ogni prezzo.
 Io gl'imposi in tuo nome
 la legge di partir.
 CLEONICE
                                  Ma quando avesti
765questa legge da me? Custodi, oh dei! (Escono alcune guardie)
 Si cerchi, si raggiunga,
 si trovi Alceste e si conduca a noi. (Partono le guardie)
 FENICIO
 Misero me!
 CLEONICE
                         Se la ricerca è vana, (Ad Olinto)
 trema per te. Mi pagherai la pena
770del temerario ardir.
 OLINTO
                                       Credei servirti
 un periglioso inciampo
 togliendo alla tua gloria.
 CLEONICE
                                              E chi ti rese
 sì geloso custode
 del mio decoro e della gloria mia?
775Avresti mai potuto,
 Fenicio, preveder questa sventura?
 Il mondo tutto a danno mio congiura.
 
    Nacqui agli affanni in seno;
 e dall'infausta cuna
780la mia crudel fortuna
 venne finor con me.
 
    Perdo la mia costanza;
 m'indebolisce amore;
 e poi del mio rossore
785né meno ho la mercé. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 FENICIO, OLINTO e BARSENE
 
 OLINTO
 Signor, di Cleonice
 non vidi mai più stravagante ingegno.
 Odia in un punto ed ama,
 ora Alceste domanda, or lo ricusa
790e delle sue follie poi gli altri accusa.
 FENICIO
 Così la tua sovrana,
 temerario, rispetti? Impara almeno
 a tacere una volta.
 OLINTO
                                    Io non credea
 de' rimproveri tuoi...
 FENICIO
795Parti.
 OLINTO
              Ma senti almen...
 FENICIO
                                                Parti, se vuoi. (Olinto parte)
 
 SCENA IX
 
 BARSENE e FENICIO
 
 BARSENE
 Frena, signor, lo sdegno.
 FENICIO
                                               Ah ch'io dispero
 di poterlo emendar.
 BARSENE
                                       Matura il senno
 col crescer dell'etade. Olinto ancora
 degli anni è su l'april.
 FENICIO
                                          Barsene, anch'io
800scorsi l'april degli anni e folto e biondo
 fu questo crin ch'ora è canuto e raro.
 E allora, o età felice!
 non con tanto disprezzo
 al consiglio de' saggi
805la stolta gioventù porgea l'orecchia,
 declina il mondo e peggiorando invecchia.
 
    Chiaro fiume se gonfia d'umori
 quando il gelo si scioglie in torrenti,
 selve, armenti, capanne, pastori
810porta seco e ritegno non ha.
 
    Egli è vago fra gli argini stretto;
 fuor del letto confonde le sponde
 e superbo fremendo sen va. (Parte)
 
 SCENA X
 
 BARSENE
 
 BARSENE
 Che pretendi mio cor? Di tanti voti
815perché Alceste non torni
 la sua regina a riveder, qual bene,
 qual vantaggio per te? Rimanga o parta,
 Alceste perderai. Sei cieco o stolto,
 se speri ancor. Della tua speme istessa
820è sì debole il raggio
 che non ti guida e non ti dà coraggio.
 
    Io veggo in lontananza
 fra l'ombre del timor
 di credula speranza
825un languido splendor
 che alletta e piace.
 
    Avvezza a ritrovarmi
 son io fra tante pene
 che basta a consolarmi
830l'imagine d'un bene
 ancor fallace. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 Gabinetto con sedie.
 
 CLEONICE e poi MITRANE
 
 CLEONICE
 Eccoti, Cleonice, al duro passo
 di rivedere Alceste
 ma per l'ultima volta.
 MITRANE
835Alceste è qui che ritornato in vita
 dopo tante vicende
 di rivederti impaziente attende.
 CLEONICE
 (Già mi palpita il cor).
 MITRANE
                                            Fenicio il vide,
 l'assicurò, gli disse
840quanto può nel tuo core.
 CLEONICE
 (E perderlo dovrò?) Parti, Mitrane,
 digli che venga. In queste
 stanze l'attendo.
 MITRANE
                                 O fortunato Alceste. (Parte)
 CLEONICE
 Magnanimi pensieri
845e di gloria e di regno ah dove siete?
 Chi vi fugò? Per mia difesa al fiero
 turbamento ch'io provo
 vi ricerco nell'alma e non vi trovo.
 
 SCENA XII
 
 ALCESTE e detta
 
 ALCESTE
 Adorata regina, io più non credo
850che di dolor si mora. È folle inganno
 dir che affretti un affanno
 l'ultime della vita ore funeste.
 Se fosse ver, non viverebbe Alceste.
 CLEONICE
 (Tenerezze crudeli!)
 ALCESTE
                                        Ah se l'istessa
855per me tu sei, come per te son io,
 s'è ver che possa ancora
 tutto sperar da te, qual fu l'errore,
 per cui tanto rigore
 io da te meritai, dimmi una volta.
 CLEONICE
860Tutto Alceste saprai. Siedi e m'ascolta.
 ALCESTE
 Servo al sovrano impero.
 CLEONICE
 (Io gelo e temo). (Siede)
 ALCESTE
                                  (Io mi consolo e spero). (Siede)
 CLEONICE
 Alceste, ami da vero
 la tua regina? O t'innamora in lei
865lo splendor della cuna,
 l'onor degli avi e la real fortuna?
 ALCESTE
 Così bassi pensieri
 credi in Alceste? O con i dubbi tuoi
 rimproverar mi vuoi
870le paterne capanne? Io fra le selve
 ove nacqui, ove crebbi,
 o lasciai questi sensi o mai non gli ebbi.
 In Cleonice adoro
 quella beltà che non soggiace al giro
875di fortuna e d'etade. Amo il suo core,
 amo l'anima bella
 che adorna di sé stessa
 e delle sue virtù rende allo scettro
 ed al serto real co' pregi sui
880luce maggior che non ottien da lui.
 CLEONICE
 Da così degno amante
 un magnanimo sforzo
 posso dunque sperar?
 ALCESTE
                                           Qualunque legge
 fedele eseguirò.
 CLEONICE
                                Molto prometti.
 ALCESTE
885E tutto adempirò. Non v'è periglio
 che lieve non divenga
 sostenuto per te. N'andrò sicuro
 a sfidar le tempeste; inerme il petto
 esporrò se lo chiedi incontro all'armi.
 CLEONICE
890Chiedo molto di più. Convien lasciarmi.
 ALCESTE
 Lasciarti? Oh dei! Che dici?
 CLEONICE
 E lasciarmi per sempre e in altro cielo
 viver senza di me.
 ALCESTE
                                    Ma chi prescrive
 così barbara legge?
 CLEONICE
                                      Il mio decoro,
895il genio de' vassalli,
 la giustizia, il dover, la gloria mia.
 ALCESTE
 E con tanta costanza
 chiedi ch'io t'abbandoni?
 CLEONICE
                                                 Ah tu non sai...
 ALCESTE
 So che non m'ami e lo conosco assai. (S’alza)
900Appaga la tua gloria;
 contenta i tuoi vassalli;
 servi alla tua virtù; porta sul trono
 la taccia d'infedele. Io tra le selve
 porterò la memoria
905viva nel cor della mia fé tradita,
 se pure il mio dolor mi lascia in vita. (In atto di partire)
 CLEONICE
 Deh, non partire ancor.
 ALCESTE
                                             Del tuo decoro
 troppo son io geloso. Un vil pastore
 con più lunga dimora avvilirebbe
910il tuo grado real.
 CLEONICE
                                 Tu mi deridi,
 ingrato Alceste.
 ALCESTE
                               Io sono
 veramente l'ingrato; io t'abbandono;
 io sacrifico al fasto
 la fede, i giuramenti,
915le promesse, l'amor. Barbara, infida,
 inumana, spergiura.
 CLEONICE
                                        Io dal tuo labbro
 tutto voglio soffrir. S'altro ti resta,
 sfogati pur. Ma quando
 sazio sei d'insultarmi, almen per poco
920lascia ch'io parli.
 ALCESTE
                                  In tua difesa, ingrata,
 che dir potrai? D'infedeltà sì nera
 la colpa ricoprir forse ti credi?
 CLEONICE
 Non condannarmi ancor. M'ascolta e siedi.
 ALCESTE
 (Oh dei, quanto si fida
925del suo poter!) (Torna a sedere)
 CLEONICE
                               Se ti ricordi, Alceste,
 che per due lustri interi
 fosti de' miei pensieri
 il più dolce pensier, creder potrai
 quanto barbara sia
930nel doverti lasciar la pena mia.
 Ma in faccia a tutto il mondo
 costretta Cleonice
 ad eleggere un re, più col suo core
 consigliarsi non può. Ma deve, oh dio!
935tutti sacrificar gli affetti sui
 alla sua gloria ed alla pace altrui.
 ALCESTE
 Arbitra della scelta
 non ti rese il consiglio?
 CLEONICE
                                             È ver. Potrei
 dell'arbitrio abusar, condurti in trono.
940Ma credi tu che tanti
 ingiustamente esclusi
 ne soffrissero il torto? Insidie ascose,
 aperti insulti e turbolenze interne
 agitariano il regno,
945Alceste e me. La debolezza mia,
 la tua giovane etade, i tuoi natali
 sarian armi all'invidia. I nostri nomi
 sarian per l'Asia in mille bocche e mille
 vil materia di riso. Ah caro Alceste,
950mentiscano i maligni. Altrui d'esempio
 sia la nostra virtù; quest'atto illustre
 compatisca ed ammiri
 il mondo spettator; dagli occhi altrui
 qualche lagrima esiga il caso acerbo
955di due teneri amanti,
 per la gloria capaci
 di spezzar volontari i dolci nodi
 di così giusto e così lungo amore.
 ALCESTE
 Perché, barbari dei, farmi pastore!
 CLEONICE
960Va'. Cediamo al destin. Da me lontano
 vivi felice, il tuo dolor consola.
 Poco avrai da dolerti
 ch'io ti viva infedele, anima mia.
 Già da questo momento
965io comincio a morir. Questo ch'io verso
 fors'è l'ultimo pianto. Addio. Non dirmi
 mai più che infida e che spergiura io sono.
 ALCESTE
 Perdono, anima bella, oh dio, perdono.
 Regna, vivi, conserva (S’alza e s’inginocchia)
970intatta la tua gloria. Io m'arrossisco
 de' miei trasporti; e son felice appieno,
 se da un labbro sì caro
 tanta virtù, tanta costanza imparo.
 CLEONICE
 Sorgi, parti, s'è vero
975ch'ami la mia virtù.
 ALCESTE
                                       Su quella mano,
 che più mia non sarà, permetti almeno
 che imprima il labbro mio
 l'ultimo bacio e poi ti lascio.
 CLEONICE, ALCESTE
                                                     Addio.
 ALCESTE
 
    Mio bel nume, ah non scordarti
980del tuo povero pastor.
 
 CLEONICE
 
    Son regina; io piango; e parti!
 Legge barbara d'onor!
 
 ALCESTE
 
    Ah, non perder la costanza.
 
 CLEONICE
 
 Ah, non cedere al martir.
 
 A DUE
 
985   Non fo poco, o mia speranza,
 a lasciarti e non morir.
 
 ALCESTE
 
    Dei pietosi...
 
 CLEONICE
 
                              Amici dei...
 
 A DUE
 
 In quel cor reggete il mio.
 Qual coraggio aver potrei
       vederla,
990nel               o dio! languir.
       vederlo,
 
 Fine dell’atto secondo