Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto che conducono a diverse prigioni con due guardie a vista su la porta dei detti cancelli.
 
 ONORIA, indi EZIO con catene
 
 ONORIA
 Ezio qui venga; è questa gemma il segno (Ad una delle guardie)
 del cesareo volere. Il suo periglio
 mi fa più amante e la pietà ch'io sento
 nel vederlo infelice
1235tal fomento è all'amor ch'io non so come
 si forma nel mio petto
 di due diversi affetti un solo affetto.
 Eccolo. O come altero!
 Come lieto si avanza!
1240O quell'alma è innocente o non è vero
 che imagine dell'alma è la sembianza. (Si apre uno de’ cancelli, dal quale esce Ezio)
 EZIO
 Questi del tuo germano
 son principessa i doni; avresti mai
 potuto imaginarlo? In pochi istanti
1245tutto cangiò per me. Cinto d'allori
 del giorno al tramontar tu mi vedesti;
 e poi co' lacci intorno
 tu mi rivedi all'apparir del giorno.
 ONORIA
 Ezio qualunque nasce alle vicende
1250della sorte è soggetto; il primo esempio
 dell'incostanza sua duce non sei.
 L'ingiustizia di lei
 tu potresti emendar; per mia richiesta
 Cesare l'ira sua tutta abbandona,
1255t'ama, ti vuole amico e ti perdona.
 EZIO
 E il crederò?
 ONORIA
                           Sì, né domanda Augusto
 altra emenda da te che il suo riposo.
 Del tentativo ascoso
 scopri le trame e appieno
1260libero sei. Può domandar di meno?
 EZIO
 Non è poca richiesta. Ei vuol ch'io stesso
 m'accusi per timore; ei vuole a prezzo
 dell'innocenza mia
 generoso apparir; sa la mia fede,
1265prova rossor nell'oltraggiarmi a torto,
 perciò mi vuole o delinquente o morto.
 ONORIA
 Dunque con tanto fasto
 lo sdegno suo giustificar non dei.
 E se innocente sei, placide umili
1270sian le tue scuse; a lui favella in modo
 che non possa incolparti,
 che non abbia coraggio a condannarti.
 EZIO
 Onoria, per salvarmi
 ad esser vile io non appresi ancora.
 ONORIA
1275Ma sai che corri a morte?
 EZIO
                                                 E ben, si mora.
 Non è il peggior de' mali
 alfin questo morir, ci toglie almeno
 dal commercio de' rei.
 ONORIA
                                            Pensar dovresti
 che per la patria tua poco vivesti.
 EZIO
1280Il viver si misura
 dall'opre e non dai giorni. Onoria, i vili
 inutili a ciascuno, a sé mal noti,
 cui non scaldò di bella gloria il foco,
 vivendo lunga età, vissero poco.
1285Ma coloro che vanno
 per l'orme ch'io segnai
 vivendo pochi dì, vivono assai.
 ONORIA
 Se di te non hai cura
 abbila almen di me.
 EZIO
                                        Che dici!
 ONORIA
                                                           Io t'amo.
1290Più tacerlo non so; quando mi veggo
 a perderti vicina i torti oblio
 ed è poca difesa
 alla mia debolezza il fasto mio.
 EZIO
 Onoria, e tu sei quella
1295che umiltà mi consigli? In questa guisa
 insuperbir mi fai. Potessi almeno,
 come i tuoi pregi ammiro, amarti ancora.
 Deh consenti ch'io mora; Ezio piagato
 per altro stral ti viverebbe ingrato.
 ONORIA
1300Viva ingrato, mi renda
 d'ogni speranza priva,
 mi sprezzi pur, mi sia crudel ma viva.
 E se pur la tua vita
 abborisci così perché m'è cara,
1305cerca almeno una morte
 che sia degna di te. Coll'armi in pugno
 mori vincendo, onde t'invidi il mondo,
 non ti compianga.
 EZIO
                                    O in carcere o fra l'armi
 ad altri insegnerò come si mora.
1310Farò invidiarmi in questo stato ancora.
 
    Guarda pria se in questa fronte
 trovi scritto alcun delitto
 e dirai che la mia sorte
 desta invidia e non pietà.
 
1315   Bella prova è d'alma forte
 l'esser placida e serena
 nel soffrir l'ingiusta pena
 d'una colpa che non ha.
 
 SCENA II
 
 ONORIA, poi VALENTINIANO
 
 ONORIA
 Oh dio chi 'l crederebbe! Al fato estremo
1320egli lieto si appressa, io gelo e tremo.
 VALENTINIANO
 E ben da quel superbo
 che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi. Eh si punisca; ormai
 è viltade il riguardo.
 ONORIA
                                        E pur non posso
1325crederlo reo; d'alma innocente è segno
 quella sua sicurezza.
 VALENTINIANO
                                        Anzi è una prova
 del suo delitto. Il traditor si fida
 nell'aura popolar; vuo' che s'uccida.
 ONORIA
 Meglio ci pensa. Ezio è peggior nemico
1330forse estinto che vivo.
 VALENTINIANO
                                          E che far deggio?
 ONORIA
 Cerca vie di placarlo. Il suo segreto
 sveller da lui senza rigor procura.
 VALENTINIANO
 E qual via non tentai.
 ONORIA
                                          La più sicura.
 Ezio, per quel ch'io vedo,
1335è debole in amor; per questa parte
 assalirlo conviene. Ei Fulvia adora;
 offrila all'amor suo, cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Quanto è facile Onoria
 a consigliare altrui fuor del periglio.
 ONORIA
1340Signor, nel mio consiglio io ti propongo
 un esempio a seguir. Sappi che amante
 io sono al par di te né perdo meno.
 Fulvia è la fiamma tua, per Ezio io peno.
 VALENTINIANO
 E l'ami?
 ONORIA
                   Sì. Nel consigliarti or vedi
1345se facile son io come tu credi.
 VALENTINIANO
 Ma troppo ad esequir duro consiglio
 mi proponi, o germana.
 ONORIA
                                              Il tuo coraggio,
 la tua virtù faccia arrossir la sorte.
 Una donna t'insegna ad esser forte.
 VALENTINIANO
1350Oh dio!
 ONORIA
                  Vinci te stesso; i tuoi vassalli
 apprendano qual sia
 d'Augusto il cor...
 VALENTINIANO
                                   Non più, Fulvia m'invia.
 Facciasi questo ancor. Se tu sapessi
 che sforzo è il mio! Quanto il cimento è duro!
 ONORIA
1355Dalla mia pena il tuo dolor misuro.
 Ma soffrilo. Nel duolo
 pur è qualche piacer non esser solo.
 
    Peni tu per una ingrata,
 un ingrato adoro anch'io.
1360È il tuo fato eguale al mio,
 è nemico ad ambi amor.
 
    Ma s'io nacqui sventurata,
 se per te non v'è speranza,
 sia compagna la costanza
1365com'è simile il dolor.
 
 SCENA III
 
 VALENTINIANO, indi VARO
 
 VALENTINIANO
 Olà, Varo si chiami. A questo eccesso (Esce una comparsa e parte)
 della clemenza mia se il reo non cede,
 un momento di vita
 più lasciargli non vuo'.
 VARO
                                            Cesare.
 VALENTINIANO
                                                            Ascolta.
1370Disponi i tuoi più fidi
 di questo loco in su l'oscuro ingresso.
 E se al mio fianco appresso
 Ezio non è, s'io non gli son di guida,
 quando uscir lo vedrai, fa' che si uccida.
 VARO
1375Ubbidirò. Ma sai
 qual tumulto destò d'Ezio l'arresto?
 VALENTINIANO
 Tutto m'è noto; a questo
 già Massimo provede.
 VARO
                                           È ver, ma temo...
 VALENTINIANO
 Eh taci, adempi il cenno e fa' che il colpo
1380cautamente succeda.
 Udisti?
 VARO
                 Intesi. (Parte Varo)
 VALENTINIANO
                                Il prigionier qui rieda. (Alle guardie de’ cancelli)
 
 SCENA IV
 
 VALENTINIANO, poi MASSIMO
 
 VALENTINIANO
 Tacete o sdegni miei; l'odio sepolto
 resti nel cor, non comparisca in volto.
 MASSIMO
 Signor tutto sedai. D'Ezio la morte
1385a tuo piacere affretta,
 Roma ti applaude, ogni fedel l'aspetta.
 VALENTINIANO
 Ma che vuoi. Mi si dice
 che un barbaro, che un empio,
 che un incauto son io. Gli esempi altrui
1390seguitar mi conviene.
 MASSIMO
 Come! Perché?
 VALENTINIANO
                               T'accheta, Ezio già viene.
 
 SCENA V
 
 EZIO incatenato esce dai cancelli e detti
 
 MASSIMO
 (Chi mai lo consigliò!)
 EZIO
                                            Dal carcer mio
 richiamato io credei
 d'incaminarmi ad un supplicio ingiusto
1395ma n'incontro un peggior, rivedo Augusto.
 VALENTINIANO
 (Che audace!) Ezio fra noi
 più d'odio non si parli; io vengo amico,
 il mio rigor detesto
 e voglio...
 EZIO
                     Io so che vuoi, m'è noto il resto.
1400Onoria ti prevenne, il tutto intesi.
 S'altro a dirmi non hai
 torno alla mia prigion, seco parlai.
 VALENTINIANO
 Non potea dirti Onoria
 quant'offrirti vogl'io.
 EZIO
                                         Lo so, mel disse
1405che la mia libertà, che il primo affetto,
 che l'amistà d'Augusto i doni sono.
 VALENTINIANO
 Ma non disse il maggior.
 
 SCENA VI
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono.
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà! L'alma si agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
1410Ti sorprende l'offerta. Ella è sì grande
 che crederla non sai. Ma temi invano.
 La promisi, l'affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d'esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
1415Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar. Tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co' suoi timori intorno.
 EZIO
1420Addio mia vita, alla prigione io torno.
 VALENTINIANO
 (E il soffro!)
 FULVIA
                          (Ahimè!)
 VALENTINIANO
                                              Senti. E lasciar tu vuoi (Ad Ezio)
 ostinato a tacer Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla! (Né meno il traditor risponde!)
 MASSIMO
1425(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio m'ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo, come tu sei, debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così, meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà custodi?
 FULVIA
                                                     Ah prima
1430lo sdegno tuo contro di me si volga.
 VALENTINIANO
 Né puoi tacere? Il prigionier si sciolga. (Le guardie tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come!
 FULVIA
                Che veggio!
 MASSIMO
                                        (O stelle!)
 VALENTINIANO
                                                             Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
1435no che un reo non avrebbe. Ezio mi pento
 del mio rigore; emendaranno i doni
 l'ingiuste offese de' sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero or sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
1440ch'io mi confondo e con ragion. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò! La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Ezio t'affretta.
 Impaziente attende
1445Roma di rivederti. A lei ti mostra,
 diliegua il suo timor. Tempo non manca
 ai reciprochi segni
 d'affetto e d'amistà.
 EZIO
                                       Del fasto mio
 or Cesare arrossisco e a tanto dono...
 VALENTINIANO
1450Non più, vanne, io t'abbraccio, io ti perdono.
 EZIO
 
    Lieto sarò di questa
 vita che tu mi dai,
 se quella che mi resta
 impiegherai per te.
 
1455   Quel generoso core
 di chi non è maggiore,
 quando è maggior di sé!
 
 SCENA VII
 
 VALENTINIANO, FULVIA e MASSIMO
 
 VALENTINIANO
 (Va' pur, te n'avvedrai).
 MASSIMO
                                               (Perdo ogni speme).
 FULVIA
 Generoso monarca il ciel ti renda
1460quella felicità che rendi a noi.
 I benefici tuoi
 sempre rammentarò. Lascia che intanto
 su quell'augusta mano un bacio imprima.
 VALENTINIANO
 No Fulvia; attendi prima
1465che sia compito il dono. Ancor non sai
 quant'ogni voto avanza,
 quanto il dono è maggior d'ogni speranza.
 MASSIMO
 Cesare che facesti? Ah questa volta
 t'ingannò la pietade.
 VALENTINIANO
                                        E pur vedrai
1470che giova la pietà, ch'io non errai.
 Ogni cura, ogni tema
 terminata sarà.
 MASSIMO
                               Qual pace acquisti,
 se torna in libertà...
 
 SCENA VIII
 
 VARO e detti
 
 VALENTINIANO
                                       Varo, esequisti?
 VARO
 Eseguito è il tuo cenno.
1475Ezio morì.
 FULVIA
                       Come! Che dici?
 VARO
                                                        Al varco
 l'attesero i miei fidi; ei venne e prima
 che potesse temerne, il sen trafitto
 si vide, sospirò, cadde fra loro.
 MASSIMO
 (O sorte inaspettata!)
 FULVIA
                                          Oh dio mi moro.
 VALENTINIANO
1480Corri. L'esangue spoglia
 nascondi ad ogni sguardo; ignota resti
 d'Ezio la morte ad ogni suo seguace.
 VARO
 Sarà legge il tuo cenno. (Parte)
 VALENTINIANO
                                              E Fulvia tace?
 Ora è tempo che parli. E perché mai
1485generoso monarca or non mi dice?
 FULVIA
 Ah tiranno! Io vorrei... Sposo infelice.
 MASSIMO
 Un primo sfogo al suo dolore ingiusto
 lascia o signor.
 
 SCENA IX
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                              Liete novelle Augusto.
 VALENTINIANO
 Che reca Onoria? Il volto suo ridente
1490felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L'empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato
 già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
 Nelle tue stanze!
 ONORIA
                                 Sì. Da te ferito
1495la scorsa notte, ivi s'ascose. Intesi
 dal labro suo ch'Ezio è innocente. Augusto,
 non mentisce chi more.
 VALENTINIANO
                                              E l'alma rea
 che gli commise il colpo
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse: «È quella
1500che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 VALENTINIANO
                                              Ma il nome?
 ONORIA
                                                                       Emilio
 a dirlo si accingea; tutta sui labri
 l'anima fuggitiva egli raccolse
 ma l'estremo sospiro il nome involse.
 VALENTINIANO
1505O sventura!
 MASSIMO
                         (O periglio!)
 FULVIA
                                                   Or di' tiranno
 s'era infido il mio sposo?
 Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
 che tu il pianga innocente? Or chi la vita
 empio gli renderà?
 ONORIA
                                      Fulvia che dici?
1510Ezio morì?
 FULVIA
                        Sì principessa. Ah fuggi
 dal barbaro germano; egli è una fiera
 che si pasce di sangue
 e di sangue innocente. Ognun si guardi,
 egli ha vinto i rimorsi, orror non sente
1515della sua crudeltà, gloria non cura.
 Pur la tua vita Onoria è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio
 non insultarmi. Io lo conosco, errai.
 Ma di pietà son degno
1520più che d'accuse. Il mio timor consiglia.
 Son questi i miei più cari; in qual di loro
 cercherò il traditor, s'io non gli offesi?
 ONORIA
 Chi mai non offendesti! Il tuo pensiero
 il passato raccolga e non si scordi
1525di Massimo la sposa, i folli amori,
 l'insidiata onestà.
 MASSIMO
                                   (Come salvarmi!)
 VALENTINIANO
 E dovrò figurarmi
 che i benefici miei meno ei rammenti
 che un giovanil trasporto!
 ONORIA
                                                 E ancor non sai
1530che l'offensore oblia
 ma non l'offeso i ricevuti oltraggi?
 FULVIA
 (Ecco il padre in periglio).
 VALENTINIANO
                                                   Ah che purtroppo
 tu dici il ver. Ma che farò?
 ONORIA
                                                  Consigli
 or pretendi da me? Se fosti solo
1535a fabricarti il danno,
 solo al riparo tuo pensa, o tiranno.
 
 SCENA X
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Cesare, alla mia fede
 troppo ingrato sei tu, se ne sospetti.
 VALENTINIANO
 Ah che d'Onoria ai detti
1540dal mio sonno io mi desto.
 Massimo di scolparti il tempo è questo.
 Finché il reo non si trova
 il reo ti crederò.
 MASSIMO
                                Perché? Qual fallo?
 Sol perché Onoria il dice...
1545Che ingiustizia è la tua!...
 FULVIA
                                                 (Padre infelice).
 VALENTINIANO
 Giusto è il timor. Disse morendo Emilio
 che il traditor m'è caro,
 ch'io l'offesi in amor. Tutto conviene
 Massimo a te. Se tu innocente sei,
1550pensa a provarlo. Assicurarmi intanto
 di te vogl'io.
 FULVIA
                          (M'assisti o ciel).
 VALENTINIANO
                                                           Qual altro
 insidiar mi potea?
 Olà.
 FULVIA
            Barbaro ascolta. Io son la rea.
 Io commisi ad Emilio
1555la morte tua; quella son io che tanto
 cara ti fui per mia fatal sventura.
 Io perfido son quella
 che oltraggiasti in amor, quando ad Onoria
 offristi il mio consorte. Ah se nemici
1560non eran gli astri ai desideri miei,
 vendicata sarei,
 regnarebbe il mio sposo, il mondo e Roma
 non gemerebbe oppressa
 da un cor tiranno e da una destra imbelle.
1565O sognate speranze! O avverse stelle!
 MASSIMO
 (Ingegnosa pietade!)
 VALENTINIANO
                                         Io mi confondo.
 FULVIA
 (Il genitor si salvi e pera il mondo).
 VALENTINIANO
 Tradimento sì reo pensar potesti!
 Eseguirlo! Vantarlo!
 FULVIA
                                        Ezio innocente
1570morì per colpa mia; non vuo' che mora
 innocente per Fulvia il padre ancora.
 VALENTINIANO
 Massimo è fido almeno?
 MASSIMO
                                               Adesso Augusto
 colpevole son io. Se quella indegna
 tanto obliar la fedeltà poteo,
1575nell'error della figlia il padre è reo.
 Puniscimi, assicura
 i giorni tuoi col mio morir. Potrebbe
 il naturale affetto,
 che per la prole in ogni petto eccede,
1580del padre un dì contaminar la fede.
 VALENTINIANO
 A suo piacer la sorte
 di me disponga, io m'abbandono a lei.
 Son stanco di temer. Se tanto affanno
 la vita ha da costar, no, non la curo.
1585Nelle dubbiezze estreme
 per mancanza di speme io m'assicuro.
 
    Per tutto il timore
 perigli m'addita.
 Si perda la vita,
1590finisca il martire;
 è meglio morire
 che viver così.
 
    La vita mi spiace,
 se il fato nemico
1595la speme, la pace,
 l'amante, l'amico
 mi toglie in un dì.
 
 SCENA XI
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Partì una volta. Io per te vivo o figlia,
 io respiro per te; con quanta forza
1600celai finor la tenerezza! Ah lascia
 mia speme, mio sostegno,
 cara difesa mia, che alfin t'abbracci.
 FULVIA
 Vanne padre crudel.
 MASSIMO
                                        Perché mi scacci?
 FULVIA
 Tutte le mie sventure
1605io riconosco in te. Basti ch'io seppi
 per salvarti accusarmi.
 Vanne, non rammentarmi
 quanto per te perdei,
 qual son io per tua colpa e qual tu sei.
 MASSIMO
1610E contrastar pretendi
 al grato genitor questo d'affetto
 testimonio verace?
 Vieni.
 FULVIA
               Ma per pietà lasciami in pace.
 Se grato esser mi vuoi, stringi quel ferro;
1615svenami, o genitor; questa mercede
 col pianto in su le ciglia
 al padre che salvò chiede una figlia.
 MASSIMO
 
    A quel pianto che versi dolente
 un affetto quest'anima sente,
1620una pena che mai non provò.
 
    Benché altrove mi chiami il destino,
 m'incamino e poi torno a mirarti;
 muovo il passo e lasciarti non so.
 
 SCENA XII
 
 FULVIA
 
 FULVIA
 Misera dove son! L'aure del Tebro
1625son queste ch'io respiro?
 Per le strade mi aggiro
 di Tebe e d'Argo? O dalle greche sponde
 di tragedie feconde
 le domestiche furie
1630vennero a questi lidi
 della prole di Cadmo e degli Atridi?
 Là d'un monarca ingiusto
 l'ingrata crudeltà m'empie d'orrore.
 D'un padre traditore
1635qua la colpa m'aghiaccia;
 e lo sposo innocente ho sempre in faccia.
 O imagini funeste!
 O memorie! O martiro!
 Ed io parlo infelice? Ed io respiro?
 
1640   Ah non son io che parlo,
 è il barbaro dolore
 che mi divide il core,
 che delirar mi fa.
 
    Non cura il ciel tiranno
1645l'affanno in cui mi vedo.
 Un fulmine gli chiedo
 e un fulmine non ha.
 
 SCENA XIII
 
 Campidoglio antico con popolo.
 
 MASSIMO senza manto con seguito, poi VARO
 
 MASSIMO
 Inorridisci o Roma!
 D'Attila lo spavento, il duce invitto,
1650il tuo liberator cadde trafitto.
 E chi l'uccise? Ah l'omicida ingiusto
 fu l'invidia di Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno. Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate
1655Romani il vostro eroe. La gloria antica
 rammentatevi ormai; da un giogo indegno
 liberate la patria; e difendete
 dai vicini perigli
 l'onor, la vita e le consorti e i figli.
 VARO
1660Massimo ferma. E qual desio ribelle,
 qual furor ti consiglia?
 MASSIMO
 Varo t'accheta o al mio pensier ti appiglia.
 Chi vuol salva la patria
 stringa il ferro e mi siegua. Ecco il sentiero
1665onde avrà libertà Roma e l'impero.
 VARO
 Che indegno! Egli la morte
 d'un innocente affretta
 e poi Roma solleva alla vendetta.
 Va' pur, forse il disegno
1670a chi lo meditò sarà funesto.
 Va' traditor. (S’ode brevissimo strepito di trombe e timpani e di tutta l’orchestra) Ma qual tumulto è questo!
 
    Già risonar d'intorno
 al Campidoglio io sento
 di cento voci e cento
1675lo strepito guerrier.
 
    Che fo! Si vada e sia
 stimolo all'alma mia
 il debito di amico,
 di suddito il dover.
 
 SCENA XIV
 
 Si vedono scendere dal Campidoglio combattendo le guardie imperiali coi sollevati. Siegue zuffa, quale terminata esce VALENTINIANO senza manto, con spada rotta difendendosi da due congiurati, e poi MASSIMO con spada nuda, indi FULVIA
 
 VALENTINIANO
1680Ah traditori. Amico (A Massimo)
 soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
 il tiranno svenar. (Si ritirano li congiurati e Massimo assale Valentiniano)
 FULVIA
                                   Padre che fai? (Si frapone Fulvia)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
 di Massimo la fede?
 MASSIMO
                                        Assai finora
1685finsi con te. Se il mio comando Emilio
 mal eseguì, per questa man cadrai. (Torna ad assalir Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Ah iniquo.
 FULVIA
                       Al sen d'Augusto
 non passerà quel ferro,
 se me di vita il genitor non priva.
 MASSIMO
1690Cesare morirà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 EZIO e VARO con spade nude, popolo e soldati. Indi ONORIA e detti
 
 EZIO e VARO A DUE
                               Cesare viva.
 FULVIA
 Ezio!
 VALENTINIANO
             Che veggo!
 MASSIMO
                                    O sorte!
 ONORIA
                                                     È salvo Augusto?
 VALENTINIANO
 Vedi chi mi salvò.
 ONORIA
                                    Duce, qual nume
 ebbe cura di te? (Ad Ezio)
 VARO
                                  D'un fido amico
 lo serbò la pietà.
 EZIO
                                 Permise il cielo
1695che l'involasse a morte
 chi credeva infedel. Vivi; io non curo
 maggior trionfo; e se ti resta ancora
 per me qualche dubbiezza in mente accolta,
 eccomi prigioniero un'altra volta.
 VALENTINIANO
1700Anima grande! Eguale
 solamente a te stessa. In questo seno
 della mia tenerezza,
 del pentimento mio ricevi un pegno.
 Eccoti la tua sposa. Onoria al nodo
1705d'Attila si prepari; io so che lieta
 la tua man generosa a Fulvia cede.
 ONORIA
 È poco il sacrificio a tanta fede.
 EZIO
 O contento!
 FULVIA
                         O piacer!
 EZIO
                                             Concedi Augusto
 di Massimo la vita ai nostri prieghi.
 VALENTINIANO
1710A tanto intercessor nulla si nieghi.
 
    Della vita nel dubbio camino
 si smarrisce l'umano pensier.
 
    L'innocenza è quel raggio divino
 che rischiara fra l'ombre il sentier.
 
 FINE