Ipermestra, Torino, Reale, 1757

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria di statue e pitture.
 
 DANAO e ADRASTO
 
 DANAO
 Come! Di me già cominciò Linceo
400a sospettar?
 ADRASTO
                         Qual maraviglia? È forza
 ch'ei cerchi la cagione onde Ipermestra
 tanto cangiò. Mille ei ne pensa; in tutti
 teme il nemico; e da' sospetti suoi
 Danao esente non è.
 DANAO
                                        Mi gela, Adrasto,
405quel dubbio ancorché lieve e passeggiero.
 Mal si nasconde il vero; alfin traspira
 per qualche via non preveduta. Un moto,
 un accento, uno sguardo... Ah s'ei giungesse
 una volta a scoprir...
 ADRASTO
                                        Questo periglio
410vidi, prevenni e de' sospetti suoi
 determinai già l'incertezza. Ei teme
 per opra mia nel suo più caro amico
 il rival corrisposto.
 DANAO
 In Plistene?
 ADRASTO
                         In Plistene. Un de' miei fidi
415cominciò l'opra, io la compii. Dubbioso
 della fé d'Ipermestra
 a me corse Linceo. Me ne richiese;
 io finsi pria d'esser confuso e poi
 debolmente m'opposi e con le accorte
420mendicate difese
 i sospetti irritai.
 DANAO
                                 Ma qual profitto
 speri da ciò?
 ADRASTO
                           Mille, signor. Disvio
 ogni indizio da te; scemo la fede
 ai detti d'Ipermestra,
425se mai parlasse; e l'union disciolgo
 di due potenti amici.
 DANAO
                                         È d'Ipermestra
 Linceo troppo sicuro.
 ADRASTO
                                         Io l'ho veduto
 già impallidir. La gelosia non trova
 mai chiuso il varco ad un amante. È tale
430questa pianta funesta
 che per tutto germoglia ove s'innesta.
 DANAO
 È vero. E se la figlia
 ricusa d'ubbidir, possono appunto
 questi sospetti agevolar la strada
435al primo mio pensiero ed Elpinice
 il colpo eseguirà.
 ADRASTO
                                  Senza bisogno
 non s'accrescano i rischi. Il buon si perde
 talor cercando il meglio.
 DANAO
                                              Io non pretendo
 far noto ad Elpinice il mio segreto
440pria del bisogno. Avrem ricorso a lei,
 se ci manca Ipermestra. Intanto è d'uopo
 disporla al caso e tocca a te. Va'; dille
 che irato con la figlia or sol per lei
 di padre ho il cor, ch'ella aspirar potrebbe
445al retaggio real, che il grande acquisto
 da lei dipende. Invogliala del trono,
 rendila ambiziosa; e a me del resto
 lascia il pensiero.
 ADRASTO
                                   Ubbidirò. Ma...
 DANAO
                                                                 Veggo
 Ipermestra da lungi. Ad Elpinice
450t'affretta, Adrasto; usa destrezza e quando
 già di speranze accesa
 tu la vedrai, di' che a me venga allora.
 ADRASTO
 Signor pria di parlar pensaci ancora.
 
    Pria di lasciar la sponda
455il buon nocchiero imita;
 vedi se in calma è l'onda,
 guarda se chiaro è il dì.
 
    Voce dal sen fuggita
 poi richiamar non vale;
460non si trattien lo strale,
 quando dall'arco uscì. (Parte)
 
 SCENA II
 
 DANAO, IPERMESTRA
 
 IPERMESTRA
 Potrò pure una volta
 al mio padre, al mio re...
 DANAO
                                               Vieni; io mi deggio
 molto applaudir di tua costanza. Invero
465ne dimostrasti assai
 nell'accoglier Linceo.
 IPERMESTRA
                                         Signor, se giova
 che tutto il sangue mio per te si versi,
 se i popoli soggetti,
 se la patria è in periglio e può salvarla
470il mio morir, vadasi all'ara; io stessa
 il colpo affretterò. Non mi vedrai
 impallidir sino al momento estremo.
 Ma se chiedi un delitto, è vero, io tremo.
 DANAO
 Eh di' che più del padre
475Linceo ti sta nel cor.
 IPERMESTRA
                                       Nol niego, io l'amo,
 l'approvasti, lo sai. Ma il tuo comando
 se ricuso eseguir, credimi, ho cura
 più di te che di lui. Linceo morendo
 termina con la vita ogni dolore.
480Ma tu, signor, come vivrai, s'ei muore?
 Pieno del tuo delitto,
 lacerato, trafitto
 da' seguaci rimorsi, ove salvarti
 da lor non troverai. Gli uomini, i numi
485crederai tuoi nemici. Un nudo acciaro
 se balenar vedrai, già nelle vene
 ti parrà di sentirlo. In ogni nembo
 temerai che s'accenda
 il fulmine per te. Notti funeste
490succederanno sempre
 ai torbidi tuoi giorni. In odio a tutti,
 tutti odierai, sino all'estremo eccesso
 d'odiar la luce, d'abborrir te stesso.
 Ah non sia vero. Ah non stancarti, o padre,
495d'esser l'amor de' tuoi, l'onor del trono,
 l'asilo degli oppressi,
 lo spavento de' rei. Cangia per queste
 lagrime che a tuo pro verso dal ciglio,
 amato genitor, cangia consiglio.
 DANAO
500(Qual contrasto a quei detti
 sento nel cor! Temo Linceo; vorrei
 conservarmi innocente).
 IPERMESTRA
                                               (Ei pensa. Ah forse
 la sua virtù destai. Numi clementi,
 secondate quei moti).
 DANAO
                                           (È tardi. Io sono
505già reo nel mio pensiero). Odi Ipermestra,
 dicesti assai; ma il mio timor presente
 vince ogni tua ragion. Veggo in Linceo
 il carnefice mio. S'egli non muore,
 pace io non ho.
 IPERMESTRA
                               Vano timor.
 DANAO
                                                       Da questo
510vano timor tu liberar mi dei.
 IPERMESTRA
 Né rifletti...
 DANAO
                         Io rifletto
 che ormai troppo resisti, e ch'io son stanco
 di sì lungo garrir. Compisci l'opra;
 io lo chiedo, io lo voglio.
 IPERMESTRA
                                              Ed io non posso
515volerlo, o genitor.
 DANAO
                                   Nol puoi? D'un padre
 così rispetti il cenno?
 IPERMESTRA
                                          Io ne rispetto
 la gloria, la virtù.
 DANAO
                                  Temi sì poco
 lo sdegno del tuo re?
 IPERMESTRA
                                        Più del suo sdegno
 un fallo suo mi fa tremar.
 DANAO
                                                 Tue cure
520esser queste non denno.
 Ubbidisci.
 IPERMESTRA
                       Perdona; io sentirei
 nell'impiego inumano
 mancarmi il core, irrigidir la mano.
 DANAO
 Dunque al maggior bisogno
525m'abbandoni in tal guisa?
 IPERMESTRA
                                                  Ogn'altra prova...
 DANAO
 No no; già n'ebbi assai. Veggo di quanto
 son posposto a Linceo. Chi m'ha potuto
 disubbidir per lui, per lui tradirmi
 ancor potrebbe.
 IPERMESTRA
                                Io?
 DANAO
                                         Sì. Perciò ti vieto
530di vederlo mai più. Pensaci. Ogn'atto,
 ogni suo moto, ogni tuo passo, i vostri
 pensieri istessi a me saran palesi.
 Ei morrà, se l'ascolti. Udisti?
 IPERMESTRA
                                                       Intesi.
 DANAO
 
    Non hai cor per un'impresa
535che il mio bene a te consiglia;
 hai costanza, ingrata figlia,
 per vedermi palpitar.
 
    Proverai da un padre amante
 se diverso è un re severo.
540Già che amor da te non spero,
 voglio farti almen tremar. (Parte)
 
 SCENA III
 
 IPERMESTRA, poi PLISTENE
 
 IPERMESTRA
 Nuova angustia per me. Come poss'io
 evitar che lo sposo...
 PLISTENE
                                       Ah principessa,
 pietà del tuo Linceo. Confuso, oppresso
545com'or lo veggo io non l'ho mai veduto.
 Se tarda il tuo soccorso, egli è perduto.
 IPERMESTRA
 Ma che dice, o Plistene?
 Che fa? Che pensa? Il mio ritegno accusa?
 M'odia? M'ama? Mi crede
550sventurata o infedel?
 PLISTENE
                                         Tanto io non posso
 dirti, Ipermestra. Or più Linceo qual era
 meco non è. Par che diffidi e pare
 che si turbi in vedermi. Il suo dolore
 forse sol n'è cagion. Deh lo consola,
555or che a te vien.
 IPERMESTRA
                                Dov'è? (Con timore)
 PLISTENE
                                                Nelle tue stanze
 ti cerca invan; ma lo vedrai fra poco
 qui comparir.
 IPERMESTRA
                             (Misera me!) Plistene,
 soccorrimi, ti prego; abbi pietade
 dell'amico e di me. Fa' ch'ei non venga
560dove son io; mi fido a te.
 PLISTENE
                                                Ma come
 posso impedir?...
 IPERMESTRA
                                   Di conservar si tratta
 la vita sua. Più non cercar; né questo
 ch'io fido a te sappia Linceo.
 PLISTENE
                                                      Ma l'ami?
 IPERMESTRA
 Più di me stessa.
 PLISTENE
                                  Io nulla intendo. E puoi
565lasciarlo a tanti affanni in abbandono?
 IPERMESTRA
 Ah tu non sai quanto infelice io sono.
 
    Se il mio duol, se i mali miei,
 se dicessi il mio periglio,
 ti farei cader dal ciglio
570qualche lagrima per me.
 
    È sì barbaro il mio fato
 che beato io chiamo un core,
 se può dir del suo dolore
 la cagione almen qual è. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 PLISTENE, poi LINCEO
 
 PLISTENE
575Di qual nemico ignoto
 ha da temer Linceo? Perché non deggio
 del suo rischio avvertirlo? E con qual arte
 impedir potrò mai...
 LINCEO
 Ipermestra dov'è?
 PLISTENE
                                     Nol so. (Confuso)
 LINCEO
                                                    Nol sai? (Turbato)
580Era teco pur or.
 PLISTENE
                                Sì... Ma... Non vidi
 dove rivolse i passi; e non osai
 spiarne l'orme.
 LINCEO
                               Il tuo rispetto ammiro. (Con ironia)
 Rinvenirla io saprò. (Vuol partire)
 PLISTENE
                                        Senti. (Agitato)
 LINCEO
                                                      Che brami?
 PLISTENE
 Molto ho da dirti.
 LINCEO
                                   Or non è tempo. (Vuol partire)
 PLISTENE
                                                                   Amico,
585fermati; non partir.
 LINCEO
                                       Tanto t'affanni
 perch'io non vada ad Ipermestra?
 PLISTENE
                                                                Andrai.
 Per or lasciala in pace.
 LINCEO
                                           In pace? Io turbo
 dunque la pace sua? Dunque tu sai
 che in odio le son io.
 PLISTENE
                                        No.
 LINCEO
                                                  Che ad alcuno
590dispiaccia il nostro amor?
 PLISTENE
                                                  Nulla so dirti;
 tutto si può temer.
 LINCEO
                                     Senti, Plistene.
 Se temerario a segno
 si trova alcun che a defraudarmi aspiri
 un cor che mi costò tanti sospiri,
595se si trova un audace
 che la bella mia face
 pensi solo a rapir, di' che paventi
 tutto il furor d'un disperato amante.
 Digli che un solo istante
600ei non godrà del mio dolor, che andrei
 a trafiggergli il petto,
 se non potessi altrove,
 sul tripode d'Apollo, in grembo a Giove.
 PLISTENE
 (Son fuor di me).
 
 SCENA V
 
 ELPINICE e detti
 
 ELPINICE
                                   Così turbato in volto
605perché trovo Linceo? Con chi ti sdegni?
 LINCEO
 Dimandane a Plistene; ei potrà dirlo (In atto di partire)
 meglio di me. Seco ti lascio.
 PLISTENE
                                                     Ascolta. (Trattenendolo)
 LINCEO
 Abbastanza ascoltai. (In atto di partire)
 PLISTENE
                                         Linceo, perdona,
 trattenerti degg'io.
 LINCEO
                                     Ma sai che troppo
610ormai, prence, m'insulti e mi deridi?
 Sai che troppo ti fidi
 dell'antica amistà? Tutti i doveri
 io ne so; gli rispetto; e ben tu vedi
 se gran prove io ne do. Ma... poi...
 PLISTENE
                                                               Se m'odi,
615un consiglio fedel...
 LINCEO
                                      Miglior consiglio
 io ti darò. Le tue speranze audaci
 lusinga men; non irritarmi e taci.
 
    Gonfio tu vedi il fiume,
 non gli scherzar d'intorno;
620forse potrebbe un giorno
 fuor de' ripari uscir.
 
    Tu minaccioso, altiero
 mai nol vedesti, è vero;
 ma può cangiar costume
625e farti impallidir. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ELPINICE e PLISTENE
 
 PLISTENE
 Addio, cara Elpinice. (Partendo)
 ELPINICE
                                          Ove t'affretti?
 PLISTENE
 Su l'orme di Linceo. (Partendo)
 ELPINICE
                                         Gran cose io vengo
 a dirti...
 PLISTENE
                  Tornerò. Perdon ti chieggio;
 per or l'amico abbandonar non deggio. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ELPINICE sola
 
 ELPINICE
630Confusa a questo segno
 l'alma mia non fu mai. M'alletta Adrasto
 all'acquisto d'un trono,
 a novelli imenei. Ch'io vada a lui
 m'impone il re. Col mio Plistene io voglio
635parlarne, ei fugge. In così dubbio stato
 chi mi consiglierà? Ma di consiglio
 qual uopo ho mai? Forse non so che indegni
 sarebber d'Elpinice
 quei che Adrasto propone affetti avari?
640Non vendon le mie pari
 per l'impero del mondo il proprio core;
 ed una volta sola ardon d'amore.
 
    Mai l'amor mio verace
 mai non vedrassi infido;
645dove formossi il nido,
 ivi la tomba avrà.
 
    Alla mia prima face
 così fedel son io
 che di morir desio
650quando s'estinguerà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
  Innanzi amenissimo sito ne’ giardini reali, adombrato da ordinate altissime piante che lo circondano; indietro lunghi e spaziosi viali, formati da spalliere di fiori e di verdure, de’ quali altri son terminati dal prospetto di deliziosi edifizi, altri dalla vista di copiosissime acque in varie guise artificiosamente cadenti.
 
 DANAO, ADRASTO e guardie
 
 DANAO
 Tanto ardisce Linceo?
 ADRASTO
                                           Non v'è chi possa
 ormai più trattenerlo. Ei nulla ascolta,
 veder vuole Ipermestra; e se la vede,
 tutto saprà.
 DANAO
                        Vanne ed un colpo alfine
655termini... Ah no. Troppo avventuro. Un'altra
 via mi parrebbe... Ed è miglior. S'affretti
 la figlia a me. (Alle guardie) Tu corri, Adrasto, e cerca
 il prence trattener, finché Ipermestra
 io possa prevenir. Venga egli poi;
660la vegga pur.
 ADRASTO
                           Ma se la figlia amante...
 DANAO
 Vanne; non parlerà. Compisci solo
 tu quanto imposi.
 ADRASTO
                                    Ad ubbidirti io volo. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 DANAO, IPERMESTRA e custodi
 
 IPERMESTRA
 Ecco al paterno impero...
 DANAO
                                                Olà, custodi,
 celatevi d'intorno e a un cenno mio
665siate pronti a ferir. (Le guardie si nascondono)
 IPERMESTRA
                                       (Che fia!)
 DANAO
                                                            Linceo (Ad Ipermestra)
 ora a te vien.
 IPERMESTRA
                           L'eviterò.
 DANAO
                                               No. Crede
 che tu per altri arda d'amor. Mi giova
 molto il sospetto suo. Se vivo il vuoi,
 disingannar nol dei.
 IPERMESTRA
                                        Ma tu vietasti...
 DANAO
670Ed or ch'il vegga io ti comando. Ascoso
 qui resto ad osservar. Se con un cenno
 l'avverti o ti difendi...
 Già vedesti i custodi; il resto intendi.
 
    Or del tuo ben la sorte
675da' labbri tuoi dipende;
 puoi dargli o vita o morte;
 parlane col tuo cor.
 
    Ogni ripiego è vano;
 sai che non è lontano
680chi la favella intende
 delle pupille ancor. (Si nasconde)
 
 SCENA X
 
 IPERMESTRA, DANAO in disparte, poi LINCEO
 
 IPERMESTRA
 V'è qualche nume in cielo
 che si muova a pietà? Che da me lunge
 guidando il prence... Ah son perduta! Ei giunge.
 LINCEO
685Alfin, lode agli dei, tutto è palese
 il mistero, Ipermestra. Intendo alfine
 tutti gli enigmi tuoi; de' nuovi amori
 tutta la storia io so. Sperasti invano
 di celarti da me.
 IPERMESTRA
                                 No, teco mai
690celarmi io non pensai. So che t'è noto
 troppo il mio cor, che mi conosci appieno,
 che ingannar non ti puoi. (Capisse almeno!)
 LINCEO
 Purtroppo m'ingannai. Prima sconvolti
 gli ordini di natura avrei temuti
695che Ipermestra infedel. Tante promesse,
 giuramenti, sospiri,
 pegni di fé, teneri voti... E come,
 crudel, come potesti
 al tuo rossor pensando,
700pensando al mio martire,
 cangiarti, abbandonarmi e non morire?
 IPERMESTRA
 (Numi, assistenza. Io non resisto).
 LINCEO
                                                                 Ingrata!
 Bel cambio inver per tanto amor mi rendi,
 per tanta fé! Se fra' cimenti io sono,
705non penso a' rischi miei; penso che degno
 deggio farmi di te. Se qualche alloro
 m'ottiene il mio sudor, non volgo in mente
 che il mio n'andrà co' nomi illustri al paro,
 ma che a te vincitor torno più caro.
710Se a parte non ne sei,
 non v'è gioia per me; non chiamo affanno
 ciò che te non offende; ogni mia cura
 da te deriva e torna a te; non vivo,
 crudel, che per te sola; e tu frattanto
715t'accendi a nuove faci?
 Sai ch'io morrò di pena e pure...
 IPERMESTRA
                                                             Ah taci; (Si trasporta)
 prence, non più. Se d'un pensiero infido
 son rea... (S’arresta vedendo il padre)
 LINCEO
                     Perché t'arresti?
 IPERMESTRA
                                                     (Oh dio, l'uccido!)
 LINCEO
 Siegui, termina almen.
 IPERMESTRA
                                             Se rea son io (Si ricompone)
720d'un infido pensier, da te non voglio
 tollerarne l'accusa. Assai dicesti;
 basta così; parti, Linceo.
 LINCEO
                                               T'affanna
 tanto la mia presenza?
 IPERMESTRA
 Più di quel che non credi, e d'un affanno
725che spiegarti non posso.
 LINCEO
                                              A questo segno
 dunque son io?... Che tirannia! Mi lasci,
 non hai rossor, non ti difendi, abborri
 l'aspetto mio, non vuoi che a te m'appressi;
 giungi sino ad odiarmi e mel confessi?
 IPERMESTRA
730(Che morte!)
 LINCEO
                            Addio per sempre. Io non so come
 non mi tragga di senno il mio martire.
 Addio. (Partendo)
 IPERMESTRA
                 Dove, Linceo?
 LINCEO
                                             Dove? A morire.
 IPERMESTRA
 Ferma. (Aimè!)
 LINCEO
                                Che vuoi dirmi?
 Che ho perduto il tuo cor? Ch'io son l'oggetto
735dell'odio tuo? L'intesi già, lo vedo,
 lo conosco, lo so. Voglio appagarti,
 perciò parto da te. (Come sopra)
 IPERMESTRA
                                     Senti e poi parti.
 LINCEO
 E ben, che brami?
 IPERMESTRA
                                     Io non pretendo... (Oh dio!
 Mi mancano i respiri). Io la tua morte
740non pretendo, non chiedo. Anzi t'impongo
 che tu viva, Linceo.
 LINCEO
                                      Tu vuoi ch'io viva?
 IPERMESTRA
 Sì.
 LINCEO
         Ma perché?
 IPERMESTRA
                                 Perché se mori... Ah parti,
 non tormentarmi più.
 LINCEO
                                           Che vuol dir mai
 cotesta smania tua? Direbbe forse
745che il mio stato infelice...
 IPERMESTRA
 Dice sol che tu viva; altro non dice.
 LINCEO
 Ma, giusti dei, tu vuoi che viva e vuoi
 dal cor, dagli occhi tuoi ch'io vada in bando?
 E che deggio pensar?
 IPERMESTRA
                                          Ch'io tel comando.
 LINCEO
 
750   Ah se di te mi privi,
 ah per chi mai vivrò?
 
 IPERMESTRA
 
    Lasciami in pace e vivi,
 altro da te non vo'.
 
 LINCEO
 
    Ma qual destin tiranno...
 
 IPERMESTRA
 
755Parti, nol posso dir.
 
 A DUE
 
    Questo è morir d'affanno
 senza poter morir!
 
    Deh serenate alfine, (Ciascuno da sé)
 barbare stelle, i rai.
760ho già sofferto ormai
 quanto si può soffrir. (Partono)
 
 Fine dell’atto secondo