Il re pastore, Vienna, van Ghelen, 1751

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
  Vasta ed amena campagna irrigata dal fiume Bostreno, sparsa di greggi e pastori. Largo ma rustico ponte sul fiume. Innanzi tuguri pastorali. Veduta della città di Sidone in lontano.
 
 AMINTA assiso sopra un sasso, cantando al suono delle avene pastorali, indi ELISA
 
 AMINTA
 
    Intendo amico rio
 quel basso mormorio;
 tu chiedi in tua favella
 il nostro ben dov'è.
 
5   Intendo amico rio...
 
 Bella Elisa? Idol mio (Venendo Elisa getta le avene e corre ad incontrarla)
 dove?
 ELISA
               A te caro Aminta. (Lieta e frettolosa)
 AMINTA
                                                 Oh dei! Non sai
 che il campo d'Alessandro
 quindi lungi non è? Che tutte infesta
10queste amene contrade
 il Macedone armato?
 ELISA
                                         Il so.
 AMINTA
                                                     Ma dunque
 perché sola t'esponi all'insolente
 licenza militar?
 ELISA
                                Rischio non teme,
 non ode amor consiglio.
15Il non vederti è il mio maggior periglio.
 AMINTA
 E per me?...
 ELISA
                          Deh m'ascolta. Ho colmo il core
 di felici speranze; e non ho pace
 finché con te non le divido.
 AMINTA
                                                    Altrove
 più sicura potrai...
 ELISA
                                     Ma d'Alessandro
20fai torto alla virtù. Son della nostra
 sicurezza custodi
 quelle schiere che temi. Ei da un tiranno
 venne Sidone a liberar; né vuole
 che sia vendita il dono;
25ne franse il giogo e ne ricusa il trono.
 AMINTA
 Chi sarà dunque il nostro re?
 ELISA
                                                        Si crede
 che ignoto anche a sé stesso occulto viva
 il legittimo erede.
 AMINTA
                                    E dove...
 ELISA
                                                      Ah lascia
 che Alessandro ne cerchi. Odi. La mia
30pietosa madre, oh cara madre! alfine
 già l'amor mio seconda; ella de' nostri
 sospirati imenei
 va l'assenso a implorar dal genitore.
 E l'otterrà; me lo predice il core.
 AMINTA
35Ah?
 ELISA
           Tu sospiri Aminta?
 Che vuol dir quel sospiro?
 AMINTA
 Contro il destin m'adiro
 che sì poco mi fece
 degno Elisa di te. Tu vanti il chiaro
40sangue di Cadmo; io pastorello oscuro
 ignoro il mio. Tu abbandonar dovrai
 per me gli agi paterni. Offrirti invece
 io non potrò nella mia sorte umile
 che una povera greggia, un rozzo ovile.
 ELISA
45Non lagnarti del ciel; prodigo assai
 ti fu de' doni suoi. Se l'ostro e l'oro
 a te negò, quel favellar, quel volto,
 quel cor ti diè. Non le ricchezze o gli avi,
 cerco Aminta in Aminta; ed amo in lui
50fin la sua povertà. Dal dì primiero
 che ancor bambina io lo mirai, mi parve
 amabile, gentile
 quel pastor, quella greggia e quell'ovile.
 E mi restò nel core
55quell'ovil, quella greggia e quel pastore.
 AMINTA
 Oh mia sola, o mia vera
 felicità! Quei cari detti...
 ELISA
                                               Addio.
 Corro alla madre e vengo a te. Fra poco
 io non dovrò mai più lasciarti. Insieme
60sempre il sol noi vedrà, parta o ritorni.
 Oh dolce vita! Oh fortunati giorni!
 
    Alla selva, al prato, al fonte
 io n'andrò col gregge amato;
 e alla selva, al fonte, al prato
65l'idol mio con me verrà.
 
    In quel rozzo angusto tetto
 che ricetto a noi darà,
 con la gioia e col diletto,
 l'innocenza albergherà. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ALESSANDRO, AGENORE con piccolo seguito e detto
 
 AMINTA
70Perdono amici dei. Fui troppo ingiusto
 lagnandomi di voi. Non splende in cielo
 dell'astro che mi guida astro più bello.
 Se la terra ha un felice, Aminta è quello.
 AGENORE
 (Ecco il pastor). (Piano ad Alessandro)
 AMINTA
                                 Ma fra' contenti obblio
75la mia povera greggia. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                            Amico? Ascolta. (Ad Aminta)
 AMINTA
 (Un guerrier!) Che dimandi?
 ALESSANDRO
 Sol con te ragionar.
 AMINTA
                                      Signor perdona,
 qualunque sei, d'abbeverar la greggia
 l'ora già passa.
 ALESSANDRO
                              Andrai; ma un breve istante
80donami sol. (Che signoril sembiante!) (Ad Agenore)
 AMINTA
 (Da me che mai vorrà!)
 ALESSANDRO
                                              Come t'appelli?
 AMINTA
 Aminta.
 ALESSANDRO
                   E il padre?
 AMINTA
                                          Alceo.
 ALESSANDRO
                                                        Vive?
 AMINTA
                                                                     No; scorse
 un lustro già ch'io lo perdei.
 ALESSANDRO
                                                     Che avesti
 dal paterno retaggio?
 AMINTA
                                          Un orto angusto
85ond'io traggo alimento,
 poche agnelle, un tugurio e il cor contento.
 ALESSANDRO
 Vivi in povera sorte.
 AMINTA
                                        Assai benigna
 sembra a me la mia stella.
 Non bramo della mia sorte più bella.
 ALESSANDRO
90Ma in sì scarsa fortuna...
 AMINTA
                                               Assai più scarse
 son le mie voglie.
 ALESSANDRO
                                   Aspro sudor t'appresta
 cibo volgar.
 AMINTA
                        Ma lo condisce.
 ALESSANDRO
                                                      Ignori
 le grandezze, gli onori.
 AMINTA
 E rivali non temo
95e rimorsi non ho.
 ALESSANDRO
                                   T'offre un ovile
 sonni incomodi e duri.
 AMINTA
 Ma tranquilli e sicuri.
 ALESSANDRO
                                           E chi fra queste
 che ti fremono intorno armate squadre,
 chi assicurar ti può?
 AMINTA
                                        Questa che tanto
100io lodo, tu disprezzi e il ciel protegge
 povera oscura sorte.
 AGENORE
                                       (Hai dubbi ancora?) (Piano ad Alessandro)
 ALESSANDRO
 (Quel parlar mi sorprende e m'innamora).
 AMINTA
 S'altro non brami, addio.
 ALESSANDRO
                                                Senti. I tuoi passi
 ad Alessandro io guiderò, se vuoi.
 AMINTA
105No.
 ALESSANDRO
           Perché?
 AMINTA
                            Sedurebbe
 ei me dalle mie cure; io qualche istante
 al mondo usurperei del suo felice
 benefico valor. Ciascun sé stesso
 deve al suo stato. Altro il dover d'Aminta,
110altro è quel d'Alessandro. È troppo angusta
 per lui tutta la terra; una capanna
 assai vasta è per me. D'agnelle io sono,
 ei duce di guerrieri;
 picciol campo io coltivo; ei fonda imperi.
 ALESSANDRO
115Ma può il ciel di tua sorte
 in un punto cangiar tutto il tenore.
 AMINTA
 Sì; ma il cielo finor mi vuol pastore.
 
    So che pastor son io
 né cederei finor
120lo stato d'un pastor
 per mille imperi.
 
    Se poi lo stato mio
 il ciel cangiar vorrà,
 il ciel mi fornirà
125d'altri pensieri. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ALESSANDRO e AGENORE
 
 AGENORE
 Or che dici Alessandro?
 ALESSANDRO
                                              Ah certo asconde
 quel pastorel lo sconosciuto erede
 del soglio di Sidone. Eran già grandi
 le prove tue; ma quel parlar, quel volto
130son la maggior. Che nobil cor! Che dolce,
 che serena virtù! Sieguimi; andiamo
 la grand'opra a compir. De' fasti miei
 sarà questo il più bello. Abbatter mura,
 eserciti fugar, scuoter gl'imperi
135fra i turbini di guerra
 è il piacer che gli eroi provano in terra.
 Ma sollevar gli oppressi,
 render felici i regni,
 coronar la virtù, togliere a lei
140quel che l'adombra ingiurioso velo
 è il piacer che gli dei provano in cielo.
 
    Si spande al sole in faccia
 nube talor così;
 e folgora e minaccia
145sull'arido terren;
 
    ma poi che in quella foggia
 assai d'umori unì,
 tutta si scioglie in pioggia
 e gli feconda il sen. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 TAMIRI in abito pastorale ed AGENORE
 
 TAMIRI
150Agenore? T'arresta. Odi...
 AGENORE
                                                 Perdona
 leggiadra pastorella, io d'Alessandro
 deggio or su l'orme... (Oh dei! Tamiri è quella
 o m'inganna il desio?)
 Principessa?
 TAMIRI
                           Ah mio ben.
 AGENORE
                                                    Sei tu?
 TAMIRI
                                                                    Son io.
 AGENORE
155Tu qui! Tu in questa spoglia?
 TAMIRI
                                                        Io deggio a questa
 il sol ben che mi resta,
 ch'è la mia libertà, già che Alessandro
 padre e regno m'ha tolto.
 AGENORE
                                                Oh quanto mai
 ti piansi e ti cercai! Ma dove ascosa
160ti celasti finor?
 TAMIRI
                               La bella Elisa
 fuggitiva m'accolse.
 AGENORE
                                       E qual disegno?...
 Ah m'attende Alessandro.
 Addio; ritornerò.
 TAMIRI
                                  Senti. Alla fuga
 tu d'aprirmi un cammin ben mio procura.
165Altrove almeno io piangerò sicura.
 AGENORE
 Vuoi seguir principessa
 un consiglio più saggio? Ad Alessandro
 meco ne vieni.
 TAMIRI
                              All'uccisor del padre!
 AGENORE
 Straton sé stesso uccise; ei la clemenza
170del vincitor prevenne.
 TAMIRI
                                           Io stessa ai lacci
 offrir la destra! Io delle greche spose
 andrò gl'insulti a tolerar?
 AGENORE
                                                 T'inganni;
 non conosci Alessandro. Ed io non posso
 per or disingannarti. Addio. Fra poco
175a te verrò. (In atto di partire)
 TAMIRI
                       Guarda; d'Elisa i tetti
 colà...
 AGENORE
              Già mi son noti. (Come sopra)
 TAMIRI
                                              Odi.
 AGENORE
                                                         Che brami.
 TAMIRI
 Come sto nel tuo core?
 AGENORE
                                            Ah non lo vedi?
 a' tuoi begl'occhi, o principessa, il chiedi.
 
    Per me rispondete
180begli astri d'amore;
 se voi nol sapete,
 chi mai lo saprà?
 
    Voi tutte apprendeste
 le vie del mio core
185quel dì che vinceste
 la mia libertà. (Parte)
 
 SCENA V
 
 TAMIRI sola
 
 TAMIRI
 No; voi non siete o dei
 quanto finor credei
 inclementi con me. Cangiaste è vero
190in capanna il mio soglio, in rozzi velli
 la porpora real; ma fido ancora
 l'idol mio ritrovai;
 pietosi dei voi mi lasciaste assai.
 
    Di tante sue procelle
195già si scordò quest'alma;
 già ritrovò la calma
 sul volto del mio ben.
 
    Fra l'ire delle stelle
 se palpitò d'orrore,
200or di contento il core
 va palpitando in sen. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ELISA sommamente allegra e frettolosa, poi AMINTA
 
 ELISA
 Oh lieto giorno! Oh me felice! Oh caro
 mio genitor! Ma... Dove andò? Pur dianzi
 qui lo lasciai. Sarà là dentro. Aminta!
205Aminta... Oh stolta! Or mi sovviene; è l'ora
 d'abbeverrar la greggia. Al fonte io deggio
 e non qui ricercarne... E s'ei tornasse
 per altra via? Qui dee venir. S'attenda;
 e si riposi; io n'ho grand'uopo. Oh come (Siede)
210mi balza il cor! Non mi credea che tanto
 affannasse un piacer... Eccolo... Ha scossi
 alcun que' rami... È il mio Melampo. Ah questo
 è un eterno aspettar! No; non poss'io (S’alza)
 tranquilla in questa guisa
215più rimaner. (In atto di partire)
 AMINTA
                            Dove t'affretti Elisa?
 ELISA
 Ah tornasti una volta. Andiamo.
 AMINTA
                                                            E dove?
 ELISA
 Al genitor.
 AMINTA
                       Dunque ei consente...
 ELISA
                                                                Il core
 non m'ingannò. Sarai mio sposo, e prima
 che il sol tramonti. Impaziente il padre
220n'è al par di noi. D'un così amabil figlio
 superbo e lieto... Ei tel dirà. Vedrai
 dall'accoglienze sue... Vieni.
 AMINTA
                                                     Ah ben mio
 lasciami respirar. Pietà d'un core
 che fra le gioie estreme...
 ELISA
225Deh non tardiam; respiraremo insieme. (In atto di partire)
 
 SCENA VII
 
 AGENORE seguito da guardie reali e nobili di Sidone, che portano sopra bacil d’oro le regie insegne, e detti
 
 AGENORE
 Dal più fedel vassallo
 il primo omaggio eccelso re ricevi.
 ELISA
 Che dice? (Ad Aminta)
 AMINTA
                       A chi favelli? (Ad Agenore)
 AGENORE
 A te signor.
 AMINTA
                        Lasciami in pace; e prendi (Con viso sdegnoso)
230alcun altro a schernir. Libero io nacqui
 se re non sono. E se non merto omaggi, (Crescendo il risentimento)
 ho un core almen che non sopporta oltraggi.
 AGENORE
 Quel generoso sdegno
 te scopre e me difende. Odimi; e soffri
235che ti sveli a te stesso il zelo mio.
 ELISA
 Come! Aminta ei non è? (Ad Agenore)
 AGENORE
                                                No.
 AMINTA
                                                          E chi son io?
 AGENORE
 Tu Abdolonimo sei, l'unico erede
 del soglio di Sidone.
 AMINTA
                                        Io!
 AGENORE
                                                Sì. Scacciato
 dal reo Stratone il padre tuo, bambino
240al mio ti consegnò. Questi morendo
 alla mia fé commise
 te, il segreto e le pruove.
 ELISA
                                               E il vecchio Alceo?
 AGENORE
 L'educò sconosciuto.
 AMINTA
                                        E tu finora...
 AGENORE
 Ed io finor tacendo, alla paterna
245legge ubbidii. M'era il parlar vietato
 finché qualche cammin t'aprisse al trono
 l'assistenza de' numi. Io la cercai
 nel gran cor d'Alessandro; e la trovai.
 ELISA
 O giubilo! O contento!
250Il mio bene è il mio re!
 AMINTA
                                             Dunque Alessandro... (Ad Agenore)
 AGENORE
 T'attende e di sua mano
 vuol coronarti il crin. Le regie spoglie
 quelle son ch'ei t'invia. Questi che vedi
 son tuoi servi e custodi. Ah vieni ormai;
255ah questo giorno ho sospirato assai. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ELISA allegra, AMINTA attonito
 
 AMINTA
 Elisa!
 ELISA
              Aminta!
 AMINTA
                                È sogno?
 ELISA
                                                   Ah no.
 AMINTA
                                                                  Tu credi
 dunque...
 ELISA
                     Sì. Non è strano
 questo colpo per me, bench'improviso.
 Un cor di re sempre io ti vidi in viso.
 AMINTA
260Sarà. Vadasi intanto
 al padre tuo. (S’incamina)
 ELISA
                           No. Maggior cura i numi (L’arresta)
 ora esigon da te. Va', regna e poi...
 AMINTA
 Che! M'affretti a lasciarti!
 ELISA
                                                  Ah se vedessi
 come sta questo cor. Di gioia esulta
265ma pur... No no, tacete
 importuni timori. Or non si pensi
 se non che Aminta è re. Deh va'; potrebbe
 Alessandro sdegnarsi.
 AMINTA
                                           Amici dei
 son grato al vostro dono;
270ma troppo è caro a questo prezzo un trono.
 ELISA
 
    Vanne a regnar ben mio
 ma fido a chi t'adora
 serba, se puoi, quel cor.
 
 AMINTA
 
    Se ho da regnar ben mio
275sarò sul trono ancora
 il fido tuo pastor.
 
 ELISA
 
    Ah che il mio re tu sei!
 
 AMINTA
 
 Ah che crudel timor!
 
 A DUE
 
    Ah proteggete o dei
280questo innocente amor.
 
 Fine dell’atto primo