Il re pastore, Vienna, Albrizzi, 1751

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Grande e ricco padiglione d’Alessandro da un lato, ruine insalvatichite d’antichi edifici dall’altro. Campo de’ Greci in lontano. Guardie del medesimo in vari luoghi.
 
 TAMIRI in atto di timore, ELISA conducendola per mano
 
 ELISA
 Sieguimi. A che t'arresti?
 TAMIRI
                                                 Amica, oh dio,
 tremo da capo a piè. Torniam se m'ami,
 torniamo al tuo soggiorno.
 ELISA
                                                  Io non t'intendo!
 T'affretti impaziente
285pria d'Agenore in traccia; ed or nol curi
 già vicina a trovarlo!
 TAMIRI
                                        Amor m'ascose
 da lungi il rischio; or che vi son comprendo
 la mia temerità.
 ELISA
                                 Perché?
 TAMIRI
                                                  La figlia
 non son io di Stratone?
 ELISA
                                             E ben?
 TAMIRI
                                                             Le tende
290non son quelle de' Greci? E se di loro
 mi scopre alcuno? Ah per pietà fuggiamo
 cara Elisa.
 ELISA
                      È follia. Chi vuoi che possa
 scoprirti in queste vesti? E se potesse
 scoprirti ognun, che n'avverrebbe? È forse
295un barbaro Alessandro? Abbiam sì poche
 prove di sua virtù? Del re de' Persi
 e la sposa e la madre
 non sai...
 TAMIRI
                    Lo so; ma la sventura mia
 forse è maggior di sua virtù; non oso
300di metterle a cimento. Andiam.
 ELISA
                                                            Perdona;
 poi tornar sola. Io nulla temo e voglio
 cercare Aminta. (Incaminandosi verso il padiglione)
 TAMIRI
                                 Aspetta. Il tuo coraggio
 m'inspira ardir.
 ELISA
                                 Dunque mi siegui.
 TAMIRI
                                                                     Oh dio!
 Mille rischi ho presenti;
305no, non ho cor.
 ELISA
                              Dunque mi lascia.
 TAMIRI
                                                                 Ah senti.
 
    Al mio fedel dirai
 ch'io son... ch'io venni... Oh dio.
 Tutto il mio cor tu sai,
 parlagli col mio cor.
 
310   Che mai spiegar? Che mai
 dirti di più poss'io?
 Tu vedi il caso mio
 e tu conosci amor. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ELISA, poi AGENORE
 
 ELISA
 Questa del campo greco
315è la tenda maggior. Qui l'idol mio
 certo ritroverò.
 AGENORE
                               Dove t'affretti
 leggiadra ninfa?
 ELISA
                                 Io vado al re.
 AGENORE
                                                           Perdona,
 veder nol puoi.
 ELISA
                               Per qual ragione?
 AGENORE
                                                                 Or siede
 co' suoi Greci a consiglio.
 ELISA
320Co' Greci suoi?
 AGENORE
                               Sì.
 ELISA
                                       Dunque andar poss'io,
 non è quello il mio re.
 AGENORE
                                           Ferma. Né pure
 al tuo re lice andar.
 ELISA
                                      Perché?
 AGENORE
                                                       Che attenda
 Alessandro or convien.
 ELISA
                                            L'attenda. Io bramo
 vederlo sol.
 AGENORE
                        No; d'inoltrarti tanto
325non è permesso a te.
 ELISA
                                        Dunque l'avverti;
 egli a me venga.
 AGENORE
                                 E questo
 non è permesso a lui.
 ELISA
                                          Permesso almeno
 mi sarà d'aspettarlo.
 AGENORE
                                        Amica Elisa
 va'; credi a me. Per ora
330deh non turbarci. Io col tuo re fra poco
 più tosto a te verrò.
 ELISA
                                      No; non mi fido;
 tu non pensi a Tamiri
 ed a me penserai?
 AGENORE
                                     T'inganni. Appunto
 io voglio ad Alessandro
335di lei parlar, già incominciai ma fui
 nell'opera interrotto. Ah va'. S'ei viene
 gli opportuni momenti
 rubbar mi puoi.
 ELISA
                                 Ti appagherò. Ma senti;
 se tardi, io tornerò.
 AGENORE
340È giusto.
 ELISA
                    Addio. Fra tanto
 non celare ad Aminta
 le smanie mie.
 AGENORE
                              No.
 ELISA
                                        Digli
 che le sue mi figuro.
 AGENORE
 Sì.
 ELISA
         Da me lungi oh quanto
345penerà l'infelice!
 AGENORE
 Molto.
 ELISA
               E parla di me?
 AGENORE
                                            Sempre.
 ELISA
                                                              E che dice?
 AGENORE
 Ma tu partir non vuoi. Se tutte io deggio
 ridir le sue querele...
 ELISA
 Vado; non ti sdegnar. Sei pur crudele.
 
350   Barbaro! Oh dio mi vedi
 divisa dal mio ben;
 barbaro, e non concedi
 ch'io ne dimandi almen!
 
    Come di tanto affetto
355alla pietà non cedi?
 Hai pure un core in petto,
 hai pure un'alma in sen. (Parte)
 
 SCENA III
 
 AGENORE, AMINTA
 
 AGENORE
 Nel gran cor d'Alessandro, o dei clementi,
 secondate i miei detti
360a favor di Tamiri. Ah n'è ben degna
 la sua virtù, la sua beltà... Ma dove,
 dove corri o mio re?
 AMINTA
                                        La bella Elisa
 pur da lungi or mirai; perché s'asconde?
 Dov'è?
 AGENORE
                 Partì.
 AMINTA
                              Senza vedermi! Ingrata;
365ah raggiungerla io voglio. (S’incamina)
 AGENORE
 Ferma signor. (L’arresta)
 AMINTA
                              Perché?
 AGENORE
                                               Non puoi.
 AMINTA
                                                                    Non posso.
 Chi dà legge ad un re?
 AGENORE
                                            La sua grandezza,
 la giustizia, il decoro, il bene altrui,
 la ragione, il dover.
 AMINTA
                                      Dunque pastore
370io fui men servo. E che mi giova il regno?
 AGENORE
 Se il regno a te non giova,
 tu giovar devi a lui. Te dona al regno
 il ciel, non quello a te. L'eccelsa mente,
 l'alma sublime, il regio cor, di cui
375largo ei ti fu, la pubblica dovranno
 felicità produrre; e solo in questa
 tu dei cercar la tua. Se te non reggi,
 come altrui reggerai? Come... Ah mi scordo
 che Aminta è il re, che un suo vassallo io sono.
380Errai per troppo zel; signor perdono. (Inginocchiandosi)
 AMINTA
 Che fai! Sorgi. Ah se m'ami (Lo solleva)
 parlami ognor così. Mi par sì bella
 che di sé m'innamora
 la verità, quando mi sferza ancora.
 AGENORE
385Ah, te destina il fato
 veramente a regnar!
 AMINTA
                                        Ma dimmi amico;
 non deggio amar chi m'ama? È poco Elisa
 degna d'amore? Ho da lasciar regnante
 chi mi scelse pastore? I suoi timori,
390le smanie sue non denno
 farmi pietà? Chi condannar potrebbe
 fra gli uomini, fra i numi, in terra, in cielo
 la tenerezza mia?
 AGENORE
                                   Nessuno. È giusta.
 Ma pria di tutto...
 AMINTA
                                   Ah pria di tutto andiamo
395amico a consolarla e poi...
 AGENORE
                                                 T'arresta.
 Sciolto è il consiglio; escono i duci; a noi
 viene Alessandro.
 AMINTA
                                   Ov'è?
 AGENORE
                                                 Non riconosci
 i suoi custodi alla real divisa?
 AMINTA
 Dunque?...
 AGENORE
                        Attender convien.
 AMINTA
                                                           Povera Elisa!
 AGENORE
 
400   Ogn'altro affetto ormai
 vinca la gloria in te.
 Parli una volta il re;
 taccia l'amante.
 
    Sempre un pastor sarai
405se l'arte di regnar
 pretendi d'imparar
 da un bel sembiante.
 
 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Agenore? (Ad Agenore che parte)
 AGENORE
                      Signor.
 ALESSANDRO
                                      Fermati. Io deggio
 poi teco favellar. Per qual cagione (Agenore si ferma)
410resta il re di Sidone (Ad Aminta)
 ravvolto ancor fra quelle lane istesse?
 AMINTA
 Perché ancor non impresse
 su quella man che lo solleva al regno
 del suo grato rispetto un bacio in pegno.
415Soffri che prima al piede
 del mio benefattor... (Vuole inginocchiarsi)
 ALESSANDRO
                                         No; dell'amico
 vieni alle braccia; e di rispetto invece
 rendigli amore. Esecutor son io
 dei decreti del ciel; tu del contento
420che in eseguirgli io provo
 sol mi sei debitor. Per mia mercede
 chiedo la gloria tua.
 AMINTA
                                       Qual gloria o dei
 io saprò meritar, se fino ad ora
 una greggia a guidar solo imparai?
 ALESSANDRO
425Sarai buon re, se buon pastor sarai;
 ama la nuova greggia
 come l'antica; e dell'antica al pari
 te la nuova amerà. Tua dolce cura
 il ricercar per quella
430ombre liete, erbe verdi, acque sincere
 non fu sinor? Tua dolce cura or sia
 e gli agi ed i riposi
 di quest'altra cercar. Vegliar le notti,
 i dì sudar per la diletta greggia,
435alle fiere rapaci
 esporti generoso in sua difesa,
 forse è nuovo per te? Forse non sai
 le contumaci agnelle
 più allettar con la voce
440che atterrir con la verga? Ah porta in trono,
 porta il bel cor d'Aminta; e amici i numi
 come avesti fra' boschi in trono avrai;
 sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Sì. Ma in un mar mi veggo
445ignoto e procelloso. Or se tu parti
 chi sarà l'astro mio? Da chi consigli
 prender dovrò?
 ALESSANDRO
                                Già questo dubbio solo
 mi promette un gran re. Del mar che varchi
 tu prevedi, e mi piace,
450già lo scoglio peggior. Darne consiglio
 spesso non sa chi vuole,
 spesso non vuol chi sa. Di fé, di zelo,
 di valor, di virtù sugli occhi nostri
 fa pompa ognun; ma sempre eguale al volto
455ognun l'alma non ha. Sceglier fra tanti
 chi sappia e voglia è gran dottrina; e forse
 è la sola d'un re. Per mano altrui
 ben di Marte e d'Astrea l'opre più belle
 può un re compir; ma il penetrar gli oscuri
460nascondigli di un cor, distinguer chiara
 la verità fra le menzogne oppressa
 è la grande al re solo opra commessa.
 AMINTA
 Ma donde un sì gran lume
 può sperare un pastor?
 ALESSANDRO
                                             Dal ciel che illustra
465quei che sceglie a regnar. Nebbie d'affetti
 se dal tuo cor tu sollevar non lasci
 a turbarti il seren, tutto vedrai.
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Tanto ardir da quei detti...
 ALESSANDRO
                                                   Or va', deponi
470quelle rustiche vesti; altre ne prendi;
 e torna a me. Già di mostrarti è tempo
 ai tuoi fidi vassalli.
 AMINTA
                                      Ah, fate o numi,
 fate che Aminta in trono
 sé stesso onori, il donatore e il dono.
 
475   Ah per voi la pianta umile
 prenda o dei miglior sembianza;
 e risponda alla speranza
 d'un sì degno agricoltor.
 
    Trasportata in colle aprico
480mai non scordi il bosco antico,
 né la man che la feconda
 d'ogni fronda e d'ogni fior. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ALESSANDRO, AGENORE
 
 AGENORE
 (Or per la mia Tamiri
 è tempo di parlar).
 ALESSANDRO
                                      La gloria mia
485me fra lunghi riposi
 o Agenore non soffre; oggi a Sidone
 il suo re donerò; col nuovo giorno
 partir vogl'io. Ma, tel confesso, a pieno
 sodisfatto non parto. Il vostro giogo
490io fransi, è vero; io ritornai lo scettro
 nella stirpe real; nel saggio Aminta
 un buon re lascio al regno, un vero amico
 in Agenore al re; sarebbe forse
 onorata memoria il nome mio
495lungamente fra voi; Tamiri, o dei,
 sol Tamiri l'oscura. Ov'ella giunga
 fuggitiva, raminga,
 di me che si dirà? Che un empio io sono,
 un barbaro, un crudel.
 AGENORE
                                            Degna è di scusa
500se figlia d'un tiranno ella temea...
 ALESSANDRO
 Questo è il suo fallo; e che temer dovea?
 Se Alessandro punisce
 le colpe altrui, le altrui virtudi onora.
 AGENORE
 L'Asia non vide altri Alessandri ancora.
 ALESSANDRO
505Quanta gloria m'usurpa! Io lascerei
 tutti felici; ah per lei sola or questa
 riman del mio valore orma funesta.
 AGENORE
 (Coraggio).
 ALESSANDRO
                        Avrei potuto
 altrui mostrar, se non fuggia Tamiri,
510ch'io distinguer dal reo so l'innocente.
 AGENORE
 Non lagnarti; il potrai.
 ALESSANDRO
                                            Come?
 AGENORE
                                                            È presente.
 ALESSANDRO
 Chi?
 AGENORE
             Tamiri.
 ALESSANDRO
                              E mel taci?
 AGENORE
                                                     Il seppi appena
 che a te venni; e or volea...
 ALESSANDRO
                                                   Corri, t'affretta,
 guidala a me.
 AGENORE
                            Vado e ritorno. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                                          Aspetta; (Pensa)
515(ah sì. Mai più bel nodo (Risoluto da sé)
 non strinse amore). Or sì contento a pieno
 partir potrò. Vola a Tamiri; e dille
 che oggi al nuovo sovrano
 io darò la corona, ella la mano.
 AGENORE
520La man!
 ALESSANDRO
                   Sì amico. Ah con un sol diadema
 di due bell'alme io la virtù corono.
 Ei salirà sul trono,
 senza ch'ella ne scenda; a voi la pace,
 la gloria al nome mio
525rendo così; tutto assicuro.
 AGENORE
                                                 (Oh dio!)
 ALESSANDRO
 Tu impallidisci! E taci!
 Disapprovi il consiglio? È pur Tamiri...
 AGENORE
 Degnissima del trono.
 ALESSANDRO
                                           È un tal pensiero...
 AGENORE
 Degnissimo di te.
 ALESSANDRO
                                   Di quale affetto
530quel tacer dunque è segno e quel pallore?
 AGENORE
 Di piacer, di rispetto e di stupore.
 ALESSANDRO
 
    Se vincendo vi rendo felici,
 se partendo non lascio nemici,
 che bel giorno fia questo per me!
 
535   De' sudori ch'io spargo pugnando
 non dimando più bella mercé. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 AGENORE solo
 
 AGENORE
 Oh inaspettato, oh fiero colpo! Ah troppo,
 troppo o numi inclementi
 trascendeste i miei voti! Io non chiedea
540tanto da voi. Misero me! Ti perdo
 bella Tamiri e son cagione io stesso
 della perdita mia. Folle ch'io fui!
 Ben preveder dovea... Come! Ti penti
 Agenore infelice
545d'un atto illustre? E tu sei quel che tanta
 virtude ostenta? E quel tu sei che ardisce
 di corregere i re? Torna in te stesso;
 e grato ai numi... Ah rimirar potrai
 la tua bella speranza ad altri in braccio
550senza morir? No; ma la scusa è indegna
 o Agenore di te. Se ami la vita
 men dell'onor, se più Tamiri adori
 che il tuo piacer, guidala in trono; e mori.
 
 SCENA VII
 
 AMINTA in abito reale e detti
 
 AMINTA
 Eccomi a te di nuovo; ecco deposte
555le care spoglie antiche. Avvolto in questi
 lucidi impacci, alla mia bella Elisa
 mal noto forse io giungerò. Potessi
 almeno a lei mostrarmi.
 AGENORE
                                               Ah d'altre cure
 signore è tempo. Or che sei re, conviene
560che a pensar tu incominci in nuova guisa.
 AMINTA
 Come! E che far dovrei?
 AGENORE
                                               Scordarti Elisa.
 AMINTA
 Elisa! E chi l'impone?
 AGENORE
                                           Un cenno augusto
 di chi può ciò che vuole, e vuole il giusto;
 l'impone il ben d'un regno,
565l'onor d'un trono...
 AMINTA
                                     Ah vadan pria del mondo
 tutti i troni sossopra. Elisa è stato,
 Elisa è il mio pensiere; e fin che l'alma
 non sia da me divisa,
 sempre Elisa il sarà. Scordarmi Elisa!
570Ma sai com'io l'adoro?
 Sai che fece per me? Sai come...
 AGENORE
                                                             Ah calma
 quegl'impeti o mio re.
 AMINTA
                                            Scordarmi Elisa!
 Se lo tentassi, io ne morrei.
 AGENORE
                                                    T'inganni.
 Di tua virtù non ben conosci ancora
575tutto il valor. Sentimi solo; e poi...
 AMINTA
 Che mai, che dir mi puoi?
 AGENORE
                                                   Che quando al trono
 sceglie il cielo un regnante... Ah viene Elisa,
 fuggiam. (Vede Elisa alla destra)
 AMINTA
                     Non lo sperar.
 AGENORE
                                                 Pietà signore
 di te, di lei. L'ucciderai se parli,
580pria di saper...
 AMINTA
                              Non parlerò; tel giuro.
 AGENORE
 No; dei fuggirla; andiam. Soffri un eccesso
 dell'ardita mia fé sol questa volta. (Lo prende per mano e s’incamina seco in fretta verso la sinistra)
 
 SCENA VIII
 
 TAMIRI dalla sinistra, ELISA dalla destra, e detti
 
 TAMIRI
 Dove Agenore.
 AGENORE
                              Oh stelle!
 ELISA
                                                  Aminta ascolta.
 AGENORE
 Ah principessa!
 AMINTA
                                Ah mio tesoro!
 TAMIRI
                                                             E tanto
585attenderti convien?
 ELISA
                                       Tanto bisogna (Ad Aminta)
 sospirar per vederti?
 TAMIRI
                                         A me pensasti? (Ad Agenore)
 ELISA
 Pensasti a me? (Ad Aminta)
 TAMIRI
                                Posso saper qual sia (Ad Agenore)
 alfin la sorte mia?
 ELISA
                                    Ritrovo ancora
 il mio pastor nel re? (Ad Aminta)
 TAMIRI
                                         Ma tu sospiri! (Ad Agenore)
 ELISA
590Ma tu non mi rispondi! (Ad Aminta)
 TAMIRI
 Parla. (Ad Agenore)
 AGENORE
               Dovrei... Non posso.
 ELISA
 Parla. (Ad Aminta)
 AMINTA
               Vorrei... Non so.
 TAMIRI
                                               Come!
 ELISA
                                                              Che avvenne!
 TAMIRI, ELISA A DUE
 Ma parlate una volta!
 AGENORE
                                          Ah che purtroppo
 si parlerà. Lasciateci un momento
595respirar soli in pace.
 TAMIRI
                                        Udisti Elisa?
 ELISA
 Oh dei! Scacciarne! E tu che dici Aminta?
 AMINTA
 Ch'io mi sento morire.
 TAMIRI
                                            Intendo.
 ELISA
                                                              Intendo.
 TAMIRI
 T'avvilì la mia sorte.
 ELISA
 Han quelle spoglie anche il tuo cor cangiato.
 TAMIRI
600Agenore incostante!
 ELISA
                                       Aminta ingrato!
 
    Ah tu non sei più mio.
 
 TAMIRI
 
 Ah l'amor tuo finì.
 
 AMINTA
 
    Così non dirmi oh dio.
 
 AGENORE
 
 Non dirmi oh dio così.
 
 ELISA
 
605   Dov'è quel mio pastore?
 
 TAMIRI
 
 Quel mio fedel dov'è?
 
 AGENORE, AMINTA A DUE
 
    Ah mi si agghiaccia il core.
 
 A QUATTRO
 
 Ah che sarà di me!
 
 Fine dell’atto secondo