Il re pastore, Parigi, Quillau, 1755

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Grande e ricco padiglione d’Alessandro da un lato, ruine insalvatichite di antichi edifici dall’altro. Campo de’ Greci in lontano. Guardie del medesimo in vari luoghi.
 
 TAMIRI in atto di timore, ELISA conducendola per mano
 
 ELISA
 Seguimi. A che t'arresti?
 TAMIRI
                                                Amica, oh dio!
 tremo da capo a piè. Torniam, se m'ami,
 torniamo al tuo soggiorno.
 ELISA
                                                  Io non t'intendo;
 t'affretti impaziente
285pria d'Agenore in traccia; ed or nol curi
 già vicina a trovarlo!
 TAMIRI
                                        Amor m'ascose
 da lungi il rischio; or che vi son, comprendo
 la mia temerità.
 ELISA
                                 Perché?
 TAMIRI
                                                  La figlia
 non son io di Stratone?
 ELISA
                                             E ben?
 TAMIRI
                                                             Le tende
290non son quelle de' Greci? E se di loro
 mi scopre alcuno? Ah per pietà fuggiamo
 cara Elisa.
 ELISA
                      È follia. Chi vuoi che possa
 scoprirti in queste vesti? E se potesse
 scoprirti ognun, che n'avverrebbe? È forse
295un barbaro Alessandro? Abbiam sì poche
 prove di sua virtù? Del re de' Persi
 e la sposa e la madre
 non sai...
 TAMIRI
                    Lo so; ma la sventura mia
 forse è maggior di sua virtù; non oso
300di metterle a cimento. Andiam.
 ELISA
                                                            Perdona;
 puoi tornar sola. Io nulla temo e voglio
 cercare Aminta. (Incaminandosi verso il padiglione)
 TAMIRI
                                 Aspetta. Il tuo coraggio
 m'inspira andar. (Risoluta)
 ELISA
                                   Dunque mi segui. (S’incaminano come sopra)
 TAMIRI
                                                                      Oh dio! (Fa qualche passo e poi s’arresta)
 Mille rischi ho presenti.
305No, non ho cor.
 ELISA
                               Dunque mi lasci? (Le fugge di mano)
 TAMIRI
                                                                 Ah senti.
 
    Al mio fedel dirai
 ch'io son... ch'io venni... Oh dio!
 Tutto il mio cor tu sai;
 parlagli col mio cor.
 
310   Che mai spiegar? Che mai
 dirti di più poss'io?
 Tu vedi il caso mio;
 e tu conosci amor. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ELISA, poi AGENORE
 
 ELISA
 Questa del campo greco
315è la tenda maggior. Qui l'idol mio
 certo ritroverò.
 AGENORE
                               Dove t'affretti
 leggiadra ninfa? (Arrestandola)
 ELISA
                                  Io vado al re. (Vuol passare)
 AGENORE
                                                            Perdona, (La ferma)
 veder nol puoi.
 ELISA
                               Per qual cagione?
 AGENORE
                                                                 Or siede
 co' suoi Greci a consiglio.
 ELISA
320Co' Greci suoi?
 AGENORE
                               Sì.
 ELISA
                                       Dunque andar poss'io. (Incaminandosi)
 Non è quello il mio re.
 AGENORE
                                           Ferma. Né pure (Arrestandola)
 al tuo re lice andar.
 ELISA
                                      Perché?
 AGENORE
                                                       Che attenda
 Alessandro or convien.
 ELISA
                                            L'attenda. Io bramo
 vederlo sol. (Come sopra)
 AGENORE
                         No; d'inoltrarti tanto
325non è permesso a te.
 ELISA
                                        Dunque l'avverti;
 egli a me venga.
 AGENORE
                                 E questo
 non è permesso a lui.
 ELISA
                                          Permesso almeno
 mi sarà d'aspettarlo. (Siede come sopra)
 AGENORE
                                         Amica Elisa
 va'; credi a me. Per ora
330deh non turbarci. Io col tuo re fra poco
 più tosto a te verrò.
 ELISA
                                      No; non mi fido.
 Tu non pensi a Tamiri
 ed a me penserai?
 AGENORE
                                     T'inganni. Appunto
 io voglio ad Alessandro
335di lei parlar. Già incominciai ma fui
 nell'opera interrotto. Ah va'! S'ei viene,
 gli opportuni momenti
 rubar mi puoi.
 ELISA
                              T'appagherò. Frattanto (S’alza, s’incamina e poi si volge)
 non celare ad Aminta
340le smanie mie.
 AGENORE
                              No.
 ELISA
                                        Digli (Come sopra)
 che le sue mi figuro.
 AGENORE
 Sì.
 ELISA
         Da me lungi, oh quanto
 penerà l'infelice! (Ad Agenore ma da lontano)
 AGENORE
 Molto.
 ELISA
               E parla di me? (Da lontano)
 AGENORE
                                            Sempre.
 ELISA
                                                              E che dice? (Torna ad Agenore)
 AGENORE
345Ma tu partir non vuoi. Se tutte io deggio (Con impeto)
 ridir le sue querele...
 ELISA
 Vado; non ti sdegnar. Sei pur crudele!
 
    Barbaro! Oh dio, mi vedi
 divisa dal mio ben;
350barbaro, e non concedi
 ch'io ne dimandi almen!
 
    Come di tanto affetto
 alla pietà non cedi?
 Hai pure un core in petto,
355hai pure un'alma in sen. (Parte)
 
 SCENA III
 
 AGENORE e AMINTA
 
 AGENORE
 Nel gran cor d'Alessandro, o dei clementi,
 secondate i miei detti
 a favor di Tamiri. Ah n'è ben degna
 la sua virtù, la sua beltà... Ma dove,
360dove corri, mio re?
 AMINTA
                                      La bella Elisa
 pur da lungi or mirai; perché s'asconde?
 Dov'è?
 AGENORE
                 Partì.
 AMINTA
                              Senza vedermi? Ingrata!
 Ah raggiungerla io voglio. (S’incamina)
 AGENORE
 Ferma signor. (L’arresta)
 AMINTA
                              Perché?
 AGENORE
                                               Non puoi.
 AMINTA
                                                                    Non posso?
365Chi dà legge ad un re?
 AGENORE
                                            La sua grandezza,
 la giustizia, il decoro, il bene altrui,
 la ragione, il dover.
 AMINTA
                                      Dunque pastore
 io fui men servo? E che mi giova il regno?
 AGENORE
 Se il regno a te non giova,
370tu giovar devi a lui. Te dona al regno
 il ciel, non quello a te. L'eccelsa mente,
 l'alma sublime, il regio cor, di cui
 largo ei ti fu, la pubblica dovranno
 felicità produrre; e solo in questa
375tu dei cercar la tua. Se te non reggi,
 come altrui reggerai? Come... Ah mi scordo
 che Aminta è il re, che un suo vassallo io sono.
 Errai per troppo zel; signor, perdono. (Vuole inginocchiarsi)
 AMINTA
 Che fai? Sorgi. Ah se m'ami, (Lo solleva)
380parlami ognor così. Mi par sì bella
 che di sé m'innamora
 la verità, quando mi sferza ancora.
 AGENORE
 Ah te destina il fato
 veramente a regnar!
 AMINTA
                                        Ma dimmi amico;
385non deggio amar chi m'ama? È poco Elisa
 degna d'amore? Ho da lasciar regnante
 chi mi scelse pastore? I suoi timori,
 le smanie sue non denno
 farmi pietà? Chi condannar potrebbe
390fra gli uomini, fra i numi, in terra, in cielo
 la tenerezza mia?
 AGENORE
                                   Nessuno. È giusta.
 Ma pria di tutto...
 AMINTA
                                   Ah pria di tutto andiamo,
 amico, a consolarla e poi...
 AGENORE
                                                  T'arresta.
 Sciolto è il consiglio; escono i duci; a noi
395viene Alessandro.
 AMINTA
                                   Ov'è?
 AGENORE
                                                 Non riconosci
 i suoi custodi alla real divisa?
 AMINTA
 Dunque...
 AGENORE
                      Attender convien.
 AMINTA
                                                         Povera Elisa!
 AGENORE
 
    Ogn'altro affetto ormai
 vinca la gloria in te.
400Parli una volta il re,
 taccia l'amante.
 
    Sempre un pastor sarai,
 se l'arte di regnar
 pretendi d'imparar
405da un bel sembiante.
 
 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Agenore. (Ad Agenore che parte)
 AGENORE
                     Signor.
 ALESSANDRO
                                     Fermati. Io deggio
 poi teco favellar. Per qual cagione (Agenore si ferma)
 resta il re di Sidone (Ad Aminta)
 ravvolto ancor fra quelle lane istesse?
 AMINTA
410Perché ancor non impresse
 su quella man, che lo solleva al regno,
 del suo grato rispetto un bacio in pegno.
 Soffri che prima al piede
 del mio benefattor... (Vuole inginocchiarsi)
 ALESSANDRO
                                         No; dell'amico
415vieni alle braccia; e di rispetto invece
 rendigli amore. Esecutor son io
 dei decreti del ciel. Tu del contento,
 che in eseguirli io provo,
 sol mi sei debitor. Per mia mercede
420chiedo la gloria tua.
 AMINTA
                                       Qual gloria, oh dei,
 io saprò meritar, se fino ad ora
 una greggia a guidar solo imparai?
 ALESSANDRO
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 Ama la nuova greggia
425come l'antica; e dell'antica al pari
 te la nuova amerà. Tua dolce cura
 il ricercar per quella
 ombre liete, erbe verdi, acque sincere
 non fu sinor? Tua dolce cura or sia
430e gli agi ed i riposi
 di quest'altra cercar. Vegliar le notti,
 i dì sudar per la diletta greggia,
 alle fiere rapaci
 esporti generoso in sua difesa
435forse è nuovo per te? Forse non sai
 le contumaci agnelle
 più allettar con la voce
 che atterrir con la verga? Ah porta in trono
 porta il bel cor d'Aminta; e amici i numi,
440come avesti fra' boschi, in trono avrai;
 sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Sì. Ma in un mar mi veggo
 ignoto e procelloso. Or se tu parti,
 chi sarà l'astro mio? Da chi consigli
445prender dovrò?
 ALESSANDRO
                                Già questo dubbio solo
 mi promette un gran re. Del mar che varchi
 tu prevedi, e mi piace,
 già lo scoglio peggior. Darne consiglio
 spesso non sa chi vuole,
450spesso non vuol chi sa. Di fé, di zelo,
 di valor, di virtù sugli occhi nostri
 fa pompa ognun; ma sempre uguale al volto
 ognun l'alma non ha. Sceglier fra tanti
 chi sappia e voglia è gran dottrina; e forse
455è la sola d'un re. Per mano altrui
 ben di Marte e d'Astrea l'opre più belle
 può un re compir; ma il penetrar gli oscuri
 nascondigli di un cor, distinguer chiara
 la verità tra le menzogne oppressa,
460è la grande al re solo opra commessa.
 AMINTA
 Ma donde un sì gran lume
 può sperar un pastor?
 ALESSANDRO
                                           Dal ciel che illustra
 quei che sceglie a regnar. Nebbie d'affetti
 se dal tuo cor tu sollevar non lasci
465a turbarti il seren, tutto vedrai.
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Tanto ardir da quei detti...
 ALESSANDRO
                                                   Or va', deponi
 quelle rustiche vesti; altre ne prendi;
 e torna a me. Già di mostrarti è tempo
470a' tuoi fidi vassalli.
 AMINTA
                                     Ah fate, o numi,
 fate che Aminta in trono
 sé stesso onori, il donatore e il dono.
 
    Ah per voi la pianta umile
 prenda, o dei, miglior sembianza;
475e risponda alla speranza
 d'un sì degno agricoltor!
 
    Trasportata in colle aprico
 mai non scordi il bosco antico,
 né la man che la feconda
480d'ogni fronda e d'ogni fior. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ALESSANDRO e AGENORE
 
 AGENORE
 (Or per la mia Tamiri
 è tempo di parlar).
 ALESSANDRO
                                      La gloria mia
 me fra lunghi riposi,
 o Agenore, non soffre. Oggi a Sidone
485il suo re donerò. Col nuovo giorno
 partir vogl'io. Ma, tel confesso, a pieno
 sodisfatto non parto. Il vostro giogo
 io fransi, è vero; io ritornai lo scettro
 nella stirpe real; nel saggio Aminta
490un buon re lascio al regno, un vero amico
 in Agenore al re. Sarebbe forse
 onorata memoria il nome mio
 lungamente fra voi; Tamiri, oh dei,
 sol Tamiri l'oscura. Ov'ella giunga
495fuggitiva, raminga
 di me che si dirà? Che un empio io sono,
 un barbaro, un crudel.
 AGENORE
                                            Degna è di scusa,
 se figlia di un tiranno ella temea...
 ALESSANDRO
 Questo è il suo fallo; e che temer dovea?
500Se Alessandro punisce
 le colpe altrui, le altrui virtudi onora.
 AGENORE
 L'Asia non vide altri Alessandri ancora.
 ALESSANDRO
 Quanta gloria m'usurpa! Io lascerei
 tutti felici; ah per lei sola or questa
505riman del mio valore orma funesta!
 AGENORE
 (Coraggio).
 ALESSANDRO
                        Avrei potuto
 altrui mostrar, se non fuggia Tamiri,
 ch'io distinguer dal reo so l'innocente.
 AGENORE
 Non lagnarti; il potrai.
 ALESSANDRO
                                            Come?
 AGENORE
                                                            È presente.
 ALESSANDRO
510Chi?
 AGENORE
             Tamiri.
 ALESSANDRO
                              E mel taci?
 AGENORE
                                                     Il seppi appena
 che a te venni; e or volea...
 ALESSANDRO
                                                   Corri, t'affretta;
 guidala a me.
 AGENORE
                            Vado e ritorno. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                                          Aspetta; (Pensa)
 (ah sì; mai più bel nodo (Risoluto da sé)
 non strinse amore). Or sì contento a pieno
515partir potrò. Vola a Tamiri e dille
 ch'oggi al nuovo sovrano
 io darò la corona, ella la mano.
 AGENORE
 La man?
 ALESSANDRO
                    Sì, amico. Ah con un sol diadema
 di due bell'alme io la virtù corono!
520Ei salirà sul trono
 senza ch'ella ne scenda; e a voi la pace,
 la gloria al nome mio
 rendo così; tutto assicuro.
 AGENORE
                                                 (Oh dio!)
 ALESSANDRO
 Tu impallidisci e taci?
525Disapprovi il consiglio? È pur Tamiri...
 AGENORE
 Degnissima del trono.
 ALESSANDRO
                                           È un tal pensiero...
 AGENORE
 Degnissimo di te.
 ALESSANDRO
                                   Di quale affetto
 quel tacer dunque è segno e quel pallore?
 AGENORE
 Di piacer, di rispetto e di stupore.
 ALESSANDRO
 
530   Se vincendo vi rendo felici,
 se partendo non lascio nemici,
 che bel giorno fia questo per me!
 
    De' sudori, ch'io spargo pugnando,
 non dimando più bella mercé. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 AGENORE solo
 
 AGENORE
535Oh inaspettato, oh fiero colpo! Ah troppo
 troppo, o numi inclementi,
 trascendeste i miei voti. Io non chiedea
 tanto da voi. Misero me! Ti perdo
 bella Tamiri e son cagione io stesso
540della perdita mia. Folle ch'io fui!
 Ben preveder dovea... Come! Ti penti
 Agenore infelice
 d'un atto illustre? E tu sei quel che tanta
 virtude ostenta? E quel tu sei che ardisce
545di correggere i re? Torna in te stesso
 e grato ai numi... Ah rimirar potrai
 la tua bella speranza ad altri in braccio
 senza morir? No; ma la scusa è indegna,
 o Agenore, di te. S'ami la vita
550men dell'onor, se più Tamiri adori
 che il tuo piacer, guidala in trono e mori.
 
 SCENA VII
 
 AMINTA in abito reale e detto
 
 AMINTA
 Eccomi a te di nuovo; ecco deposte
 le care spoglie antiche. Avvolto in questi
 lucidi impacci alla mia bella Elisa
555mal noto forse io giungerò. Potessi
 almeno a lei mostrarmi!
 AGENORE
                                               Ah d'altre cure,
 signore, è tempo. Or che sei re conviene
 che a pensar tu incominci in nuova guisa.
 AMINTA
 Come? E che far dovrei?
 AGENORE
                                                Scordarti Elisa.
 AMINTA
560Elisa? E chi l'impone?
 AGENORE
                                            Un cenno augusto
 di chi può ciò che vuole, e vuole il giusto.
 L'impone il ben di un regno,
 l'onor d'un trono...
 AMINTA
                                     Ah vadan pria del mondo
 tutti i troni sossopra. Elisa è stato,
565Elisa è il mio pensiero; e fin che l'alma
 non sia da me divisa
 sempre Elisa il sarà. Scordarmi Elisa?
 Ma sai come io l'adoro?
 Sai che fece per me? Sai come...
 AGENORE
                                                             Ah calma
570quegl'impeti, o mio re.
 AMINTA
                                             Scordarmi Elisa?
 Se lo tentassi, io ne morrei.
 AGENORE
                                                    T'inganni.
 Di tua virtù non ben conosci ancora
 tutto il valor. Sentimi solo; e poi...
 AMINTA
 Che mai, che dir mi puoi?
 AGENORE
                                                   Che quando al trono
575sceglie il cielo un regnante... Ah viene Elisa!
 Fuggiam. (Vede Elisa alla destra)
 AMINTA
                      Non lo sperar.
 AGENORE
                                                  Pietà, signore,
 di te, di lei. L'ucciderai se parli
 pria di saper...
 AMINTA
                              Non parlerò; tel giuro.
 AGENORE
 No; dei fuggirla. Andiam; soffri un eccesso
580dell'ardita mia fé sol questa volta. (Lo prende per mano e s’incamina seco in fretta verso la sinistra)
 
 SCENA VIII
 
 TAMIRI dalla sinistra, ELISA dalla destra e detti
 
 TAMIRI
 Dove Agenore?
 AGENORE
                               Oh stelle!
 ELISA
                                                   Aminta ascolta.
 AGENORE
 Ah principessa!
 AMINTA
                                Ah mio tesoro!
 TAMIRI
                                                             E tanto
 attenderti convien?
 ELISA
                                       Tanto bisogna (Ad Aminta)
 sospirar per vederti?
 TAMIRI
                                         A me pensasti? (Ad Agenore)
 ELISA
585Pensasti a me? (Ad Aminta)
 TAMIRI
                                Posso saper qual sia (Ad Agenore)
 alfin la sorte mia?
 ELISA
                                    Ritrovo ancora
 il mio pastor nel re? (Ad Aminta)
 TAMIRI
                                         Ma tu sospiri? (Ad Agenore)
 ELISA
 Ma tu non mi rispondi? (Ad Aminta)
 TAMIRI
 Parla. (Ad Agenore)
 AGENORE
               Dovrei... Non posso.
 ELISA
590Parla. (Ad Aminta)
 AMINTA
               Vorrei... Non so.
 TAMIRI
                                               Come?
 ELISA
                                                               Che avvenne?
 TAMIRI, ELISA A DUE
 Ma parlate una volta.
 AGENORE
                                         Ah che purtroppo
 si parlerà! Lasciateci un momento
 respirar soli in pace.
 TAMIRI
                                        Udisti Elisa?
 ELISA
 Oh dei! Scacciarne? E tu che dici Aminta?
 AMINTA
595Ch'io mi sento morire.
 TAMIRI
                                            Intendo.
 ELISA
                                                              Intendo.
 TAMIRI
 T'avvilì la mia sorte.
 ELISA
 Han quelle spoglie anche il tuo cor cangiato.
 TAMIRI
 Agenore incostante!
 ELISA
                                       Aminta ingrato!
 
    Ah tu non sei più mio!
 
 TAMIRI
 
600Ah l'amor tuo finì!
 
 AMINTA
 
    Così non dirmi, oh dio!
 
 AGENORE
 
 Non dirmi, oh dio, così!
 
 ELISA
 
    Dov'è quel mio pastore?
 
 TAMIRI
 
 Quel mio fedel dov'è?
 
 AMINTA, AGENORE A DUE
 
605   Ah mi si agghiaccia il core.
 
 A QUATTRO
 
 Ah che sarà di me?
 
 Fine dell’atto secondo