Il re pastore, Torino, Reale, 1757

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Parte interna di grande e deliziosa grotta, formata capricciosamente nel vivo sasso dalla natura, distinta e rivestita in gran parte dal vivace verde delle varie piante, o dall’alto pendenti o serpeggianti all’intorno, e rallegrata da una vena di limpida acqua che scendendo obbliquamente fra’ sassi or si nasconde, or si mostra e finalmente si perde. Gli spaziosi trafori, che rendono il sito luminoso, scuoprono l’aspetto di diverse amene ed ineguali colline in lontano e in distanza minore di qualche tenda militare, onde si comprenda essere il luogo nelle vicinanze del campo greco.
 
 AMINTA solo
 
 AMINTA
 Ahimè! Declina il sol. Già il tempo è scorso
 che a' miei dubbi penosi
 Agenore concesse. Ad ogni fronda
610che fan l'aure tremar, parmi ch'ei torni,
 e a decider mi stringa. Io, da che nacqui,
 mai non mi vidi in tanta angustia. Elisa (Siede)
 il suo vuol ch'io rammenti
 tenero, lungo e generoso amore.
615Con mille idee d'onore
 Agenore m'opprime. Io nel periglio
 di parer vile o di mostrarmi infido
 tremo, ondeggio, m'affanno e non decido.
 E questo è il regno? E così ben si vive
620fra la porpora e l'or? Misere spoglie!
 Siete premio o castigo? In questo giorno
 non ho più ben, da che mi siete intorno.
 Finché in povere lane... Oh me infelice!
 Agenore già vien. Che dirgli? Oh dio! (Si leva)
625Secondarlo non posso;
 resistergli non so. Troppo ha costui
 dominio sul mio cor. Mi sgrida e l'amo;
 m'affligge e lo rispetto. Ah non si venga (Pensa e poi risoluto)
 seco a contesa.
 
 SCENA II
 
 AGENORE e detto
 
 AGENORE
                              E irresoluto ancora
630ti ritrovo, o mio re?
 AMINTA
                                       No.
 AGENORE
                                                 Decidesti?
 AMINTA
 Sì.
 AGENORE
         Come?
 AMINTA
                         Il dover mio
 a compir son disposto.
 AGENORE
                                            Ad Alessandro
 dunque d'andar più non ricusi?
 AMINTA
                                                            A lui
 anzi già m'incammino.
 AGENORE
                                             Elisa e trono
635vedi che andar non ponno insieme.
 AMINTA
                                                                  È vero.
 Né d'un eroe benefico al disegno
 oppor si dee chi ne riceve un regno.
 AGENORE
 Oh fortunato Aminta! Oh qual compagna
 ti destinan le stelle! Amala; è degna
640degli affetti d'un re.
 AMINTA
                                       Comprendo, amico,
 tutta la mia felicità. Non dirmi
 d'amar la sposa mia. Già l'amo a segno
 che senza lei mi spiacerebbe il regno.
 
    L'amerò, sarò costante;
645fido sposo e fido amante
 sol per lei sospirerò.
 
    In sì caro e dolce oggetto
 la mia gioia, il mio diletto,
 la mia pace io troverò. (Parte)
 
 SCENA III
 
 AGENORE solo
 
 AGENORE
650Uscite alfine, uscite
 trattenuti sospiri
 dal carcere del cor. Più nol contende
 alfin la mia virtù. L'onor, la fede
 son soddisfatti a pieno;
655abbia l'amor qualche momento almeno.
 Oh dio, bella Tamiri, oh dio...
 
 SCENA IV
 
 ELISA e detti
 
 ELISA
                                                        Ma senti,
 Agenore, quai fole
 s'inventan qui per tormentarmi. È sparso
 ch'oggi Aminta a Tamiri
660darà la man di sposo; e si pretende
 che a tal menzogna io presti fé. Dovrei,
 per crederlo capace
 di tanta infedeltà, conoscer meno
 d'Aminta il cor. Ma chi sarà costui
665che ha dell'affanno altrui
 sì maligno piacer?
 AGENORE
                                     Mia cara Elisa,
 esci d'error; nessun t'inganna.
 ELISA
                                                          E sei
 tu sì credulo ancor? Tu ancor faresti
 sì gran torto ad Aminta?
 AGENORE
                                               Io non saprei
670per qual via dubitarne.
 ELISA
                                             E mi abbandona
 dunque Aminta così?... No; non è vero.
 Ti lasciasti ingannar. Donde apprendesti
 novella sì gentil?
 AGENORE
                                  Da lui.
 ELISA
                                                 Da lui?
 AGENORE
 Sì dall'istesso Aminta.
 ELISA
675Dove?
 AGENORE
                Qui.
 ELISA
                           Quando?
 AGENORE
                                              Or ora.
 ELISA
                                                              E disse?
 AGENORE
                                                                                E disse
 che al voler d'Alessandro
 non dessi oppor chi ne riceve un regno.
 ELISA
 Santi numi del ciel! Come? A Tamiri
 darà la man?
 AGENORE
                           La mano e il cor.
 ELISA
                                                           Che possa
680così tradirmi Aminta?
 AGENORE
                                            Ah cangia, Elisa,
 cangia ancor tu pensiero;
 cedi al destin.
 ELISA
                             No; non sarà mai vero. (Con impeto ma piangendo)
 Non lo speri Alessandro,
 nol pretenda Tamiri; egli è mio sposo;
685la sua sposa son io;
 io l'amai da che nacqui; Aminta è mio.
 AGENORE
 È giusto, o bella ninfa,
 ma inutile il tuo duol. Se saggia sei,
 credimi, ti consola.
 ELISA
                                      Io consolarmi?
690Ingegnoso consiglio
 facile ad eseguir!
 AGENORE
                                  L'eseguirai,
 se imitar mi vorrai. Puoi consolarti;
 e ne dei dall'esempio esser convinta.
 ELISA
 Io non voglio imitarti;
695consolarmi io non voglio; io voglio Aminta.
 AGENORE
 Ma s'ei più tuo non è, con quei trasporti
 che puoi far?
 ELISA
                           Che far posso? Ad Alessandro,
 agli uomini, agli dei pietà, mercede,
 giustizia chiederò. Voglio che Aminta
700confessi a tutti in faccia
 che del suo cor m'ha fatto dono; e voglio,
 se pretende il crudel che ad altri il ceda,
 voglio morir d'affanno e ch'ei lo veda.
 
    Io rimaner divisa
705dal caro mio pastore?
 No, non lo vuole amore;
 no, non lo soffre Elisa;
 no, sì tiranno il core
 il mio pastor non ha.
 
710   Ch'altri il mio ben m'involi!
 E poi ch'io mi consoli?
 Come non hai rossore
 di sì crudel pietà? (Parte)
 
 SCENA V
 
 AGENORE, poi TAMIRI
 
 AGENORE
 Povera ninfa! Io ti compiango; e intendo
715nella mia la tua pena. E pure Elisa
 ha di me più valor. Perde il suo bene
 ed ha cor di vederlo; a tal cimento
 la mia virtù non basta. Io da Tamiri
 convien che fugga; e ritrovar non spero
720alla mia debolezza altro ricorso. (In atto di partire)
 TAMIRI
 Agenore, t'arresta.
 AGENORE
                                     (Oh dei, soccorso!)
 TAMIRI
 D'un regno debitrice (Con ironia)
 ad amator sì degno
 dunque è Tamiri?
 AGENORE
                                    Il debitore è il regno.
 TAMIRI
725Perché sì gran novella (Con ironia)
 non recarmi tu stesso? Io dal tuo labbro
 più che da un foglio tuo l'avrei gradita.
 AGENORE
 Troppo mi parve ardita
 quest'impresa, o regina.
 TAMIRI
                                               Era men grande (Con risentimento)
730che il cedermi ad Aminta.
 AGENORE
                                                  È ver; ma forse
 l'idea del dover mio
 in faccia a te... Bella regina, addio.
 TAMIRI
 Sentimi. Dove corri?
 AGENORE
                                         A ricordarmi
 che sei la mia sovrana.
 TAMIRI
735Sol tua mercé. (Con ironia)
 AGENORE
                              Ch'io d'esser teco eviti
 chiede il rispetto mio.
 TAMIRI
                                           Tanto rispetto (Con isdegno)
 è immaturo finor. Sarà più giusto,
 quando al tuo re la mano
 porger m'avrai veduto.
 AGENORE
740Io nol vedrò.
 TAMIRI
                          Che? Nol vedrai? Ti voglio (Con impeto)
 presente alle mie nozze.
 AGENORE
                                              Ah no, perdona;
 questo è l'ultimo addio.
 TAMIRI
                                              Senti. Ove vai?
 AGENORE
 Ove il ciel mi destina.
 TAMIRI
 E ubbidisci così la tua regina? (Con impeto)
 AGENORE
745Già senza me...
 TAMIRI
                               No; senza te sarebbe
 la mia sorte men bella.
 AGENORE
                                            E che pretendi?
 TAMIRI
 Che mi vegga felice (Con ironia)
 il mio benefattore, e si compiaccia
 dell'opra sua.
 AGENORE
                            (Che tirannia!) Deh cangia,
750Tamiri, per pietà...
 TAMIRI
                                      Prieghi non odo (Con impeto)
 né scuse accetto. Ubbidienza io voglio
 da un suddito fedele.
 AGENORE
 (Oh dio!)
 TAMIRI
                     M'udisti? (Come sopra)
 AGENORE
                                         Ubbidirò, crudele.
 TAMIRI
 
    Se tu di me fai dono,
755se vuoi che d'altri io sia,
 perché la colpa è mia?
 Perché son io crudel?
 
    La mia dolcezza imita.
 L'abbandonata io sono
760e non t'insulto ardita,
 chiamandoti infedel. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 AGENORE solo
 
 AGENORE
 Misero cor! Credevi
 d'aver tutte sofferte
 le tirannie d'amore. Ah non è vero.
765Ancor la più funesta,
 misero core, a tollerar ti resta.
 
    Sol può dir come si trova
 un amante in questo stato
 qualche amante sfortunato
770che lo prova al par di me.
 
    Un tormento è quel ch'io sento
 più crudel d'ogni tormento;
 è un tormento disperato
 che soffribile non è. (Parte)
 
 SCENA VII
 
  Parte dello spazio circondato dal gran portico del celebre tempio di Ercole Tirio.
 
 Fra l’armonia strepitosa de’ militari strumenti esce ALESSANDRO preceduto da’ capitani greci e seguito da’ nobili di Sidone. Poi TAMIRI, indi AGENORE
 
 ALESSANDRO
 
775   Voi che fausti ognor donate
 nuovi germi a' lauri miei,
 secondate, amici dei,
 anche i moti del mio cor.
 
    Sempre un astro luminoso
780sia per voi la gloria mia,
 purché sempre un astro sia
 di benefico splendor.
 
 Olà, che più si tarda? Il sol tramonta;
 perché il re non si vede?
785Dov'è Tamiri?
 TAMIRI
                              È d'Alessandro al piede.
 ALESSANDRO
 Sei tu la principessa?
 TAMIRI
 Son io.
 AGENORE
                Signor, non dubitarne; è dessa.
 TAMIRI
 Perdonare a' nemici
 sanno gli eroi; ma sollevargli al trono
790sanno sol gli Alessandri. Io dirti i moti,
 signor, non so, che per te sento in petto;
 vincitor ti rispetto, eroe t'onoro,
 t'amo benefattor, nume t'adoro.
 ALESSANDRO
 È gran premio dell'opra
795render superbo un trono
 di sì amabil regina.
 TAMIRI
                                       Ancor nol sono.
 ALESSANDRO
 Ma sol manca un istante.
 TAMIRI
 Odi. Agenore amante
 la mia grandezza all'amor suo prepone.
800Se alla grandezza mia posporre io debba
 un'anima sì fida,
 esamini Alessandro e ne decida.
 Quel che nel caso mio
 Alessandro faria far voglio anch'io.
 ALESSANDRO
805E tu sapesti amando... (Ad Agenore)
 AGENORE
                                            Odila; e vedi
 se usurpar dessi al trono
 un'anima sì bella.
 ALESSANDRO
                                    E tu sì grata (A Tamiri)
 dunque ti senti a lui...
 TAMIRI
                                           L'ascolta; e dimmi
 se merita un gastigo
810tanta virtù.
 AGENORE
                        Ma, principessa, or ora
 lieta pur mi paresti
 del nuziale invito.
 TAMIRI
 No. Ma tu mi credesti
 più ambiziosa che amante; io t'ho punito.
 ALESSANDRO
815Dei, qual virtù, qual fede?
 
 SCENA VIII
 
 ELISA e detti
 
 ELISA
 Ah giustizia, signor, pietà, mercede!
 ALESSANDRO
 Chi sei? Che brami?
 ELISA
                                         Io sono Elisa. Imploro
 d'Alessandro il soccorso
 a pro d'un core ingiustamente oppresso.
 ALESSANDRO
820Contro chi mai?
 ELISA
                                 Contro Alessandro istesso.
 ALESSANDRO
 Che ti fece Alessandro?
 ELISA
                                             Egli m'invola
 ogni mia pace, ogni mio ben; d'affanno
 ei vuol vedermi estinta.
 D'Aminta io vivo; ei mi rapisce Aminta.
 ALESSANDRO
825Aminta! E qual ragione
 hai tu sopra di lui?
 ELISA
                                      Qual? Da bambina
 ebbi il suo core in dono; e fino ad ora
 sempre quel core ho posseduto in pace.
 È un ingiusto, è un rapace
830chi ne dispon, s'io non lo cedo; ed io
 la vita cederò, non l'idol mio.
 ALESSANDRO
 Colui che il cor ti diè, ninfa gentile,
 era Aminta il pastore; a te giammai
 Abdolonimo il re non diede il core.
 
 SCENA ULTIMA
 
 AMINTA in abito pastorale seguito da pastorelli, che portano sopra due bacili le vesti reali, e detti
 
 AMINTA
835Signore, io sono Aminta e son pastore.
 ALESSANDRO
 Come!
 AMINTA
                Le regie spoglie (Si depongono i bacili a’ piedi di Alessandro)
 ecco al tuo piè; con le mie lane intorno
 alla mia greggia, alla mia pace io torno.
 ALESSANDRO
 E Tamiri non è...
 AMINTA
                                  Tamiri è degna
840del cor d'un re; ma non è degna Elisa
 ch'io le manchi di fé. Pastor mi scelse;
 re non deggio lasciarla. Elisa e trono
 giacché non vanno insieme, abbiasi il regno
 chi ha di regnar talento;
845purché Elisa mi resti, io son contento.
 Che un fido pastorello,
 signor, sia con tua pace,
 più che un re senza fede esser mi piace.
 AGENORE
 Che ascolto?
 ALESSANDRO
                          Ove son io?
 ELISA
850Agenore, io tel dissi; Aminta è mio.
 ALESSANDRO
 Oh dei! Quando felici
 tutti io render pretendo,
 miseri ad onta mia tutti io vi rendo!
 Ah non sia ver. Sì generosi amanti
855non divida Alessandro. Eccoti, Aminta,
 la bella Elisa. Ecco, Tamiri, il tuo
 Agenore fedel. Voi di Sidone (Ad Aminta ed Elisa)
 or sarete i regnanti; e voi soggetti (Ad Agenore e Tamiri)
 non resterete. A fabbricarvi il trono
860la mia fortuna impegno;
 ed a tanta virtù non manca un regno.
 TAMIRI, AGENORE A DUE
 Oh grande!
 AMINTA, ELISA A DUE
                        Oh giusto!
 ALESSANDRO
                                              Ah vegga alfin Sidone
 coronato il suo re!
 AMINTA
                                    Ma in queste spoglie...
 ALESSANDRO
 In queste spoglie a caso
865qui non ti guida il cielo. Il ciel predice
 del tuo regno felice
 tutto per questa via forse il tenore.
 Bella sorte d'un regno è il re pastore.
 CORO
 
    Dalla selva e dall'ovile
870porti al soglio Aminta il piè;
 
    ma per noi non cangi stile;
 sia pastore il nostro re.
 
 IL FINE