Il Ruggiero o vero L’eroica gratitudine, Parigi, Hérissant, 1781

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Logge terrene negli appartamenti destinati a Clotilde.
 
 BRADAMANTE in abito guerriero, ma senza scudo, e CLOTILDE
 
 BRADAMANTE
 Sì, Clotilde, ho deciso; e il mio disegno
 fido a te sola; all'oscurar del giorno
 voglio quindi partir.
 CLOTILDE
                                        Che dici!
 BRADAMANTE
                                                           Ah scorse
 son già tre lune ed io sospiro invano
5del mio Ruggier novelle; il fido Ottone,
 che le recava a me, nulla di lui
 nulla più sa. Non è Ruggier capace,
 io conosco Ruggier, di questo ingrato,
 barbaro obblio. Chi sa dov'è? Fra quali
10angustie, oh dio, languisce?
 CLOTILDE
                                                     E il suo valore
 non ti rende tranquilla?
 BRADAMANTE
                                              Ah principessa,
 son uomini gli eroi. Chi gli assicura
 dall'insidie degli empi,
 da' capricci del caso e da' funesti
15incogniti perigli
 della terra e del mar? Mille ne finge
 il mio timido amor. Qual pace io posso
 trovar così? No; rinvenirlo io voglio
 o perdermi con lui.
 CLOTILDE
                                      Ma dove speri
20ritrovarne la traccia?
 BRADAMANTE
                                         Ei contro il greco
 furor, lo sai, de' Bulgari sostenne
 la cadente fortuna e questi il trono
 gli offerser grati al beneficio; i primi
 passi io là volgerò; d'indi a cercarlo
25le imprese sue mi serviran di scorta.
 CLOTILDE
 E vorrai, Bradamante,
 così l'afflitto padre e la dolente
 annosa genitrice
 di nuovo abbandonar? Né ti ritiene
30il lor tenero amore?
 BRADAMANTE
                                       Ah questo, amica,
 questo amor sconsigliato è la sorgente
 de' mali miei. Per cingermi la fronte
 del serto oriental m'hanno i crudeli
 negata al mio Ruggiero; ei disperato
35cerca errante il rivale; io qui per loro
 palpito abbandonata.
 CLOTILDE
                                          Il trono eccelso,
 che la paterna cura
 provida a te procura, è gran compenso
 delle perdite tue.
 BRADAMANTE
                                  No, non è vero;
40mille troni ha la terra e un sol Ruggiero.
 CLOTILDE
 Ah Leon non conosci; allor che quindi
 pellegrino ei passò, guerrieri allori
 tu raccoglievi altrove. Ah se un istante
 il giungessi a mirar...
 BRADAMANTE
                                          So che a te piacque;
45ma non ben si misura
 l'altrui dal proprio cor.
 CLOTILDE
                                            Scuoterti almeno
 un tanto amor dovrebbe
 che sol la tua d'Asia e d'Europa a tutte
 le bellezze antepone.
 BRADAMANTE
                                        Amor tu chiami,
50Clotilde, una leggiera
 vaghezza giovanile. Ei me non ama;
 ama il mio nome, ama il romor che intese
 di mie guerriere imprese; una donzella
 con l'elmo in fronte e con l'acciaro al fianco
55nuovo è per lui strano portento e ambisce
 farsene possessor.
 CLOTILDE
                                    Deh meno ingrata...
 BRADAMANTE
 Ah non più, principessa; o taci o solo
 parlami di Ruggiero e meco affretta
 co' tuoi voti la notte.
 CLOTILDE
                                        Almen sospendi
60il tuo partir finché l'atteso giunga
 greco orator. Trarrem da lui, da' suoi
 del tuo Ruggier forse contezza e a caso
 errando non andrai.
 BRADAMANTE
                                        L'arrivo appunto
 io fuggo di costui. L'unico erede
65so che il greco regnante oltre ogni segno
 ama nel suo Leone e ne seconda
 cieco qualunque brama. E s'ei chiedesse
 che la mia destra il nostro
 cesare ottenga al figlio e la sovrana
70congiurasse a mio danno
 con la paterna autorità? Di quanto
 peggior sarebbe il caso mio!
 CLOTILDE
                                                      S'affretta
 Ottone a questa volta.
 
 SCENA II
 
 OTTONE e dette
 
 BRADAMANTE
                                          Otton, che rechi?
 OTTONE
 Giunse il greco orator.
 BRADAMANTE
                                           Giunse?
 OTTONE
                                                             E più grande
75sarà, se m'odi, il tuo stupor. L'istesso
 Leone è l'orator.
 BRADAMANTE
                                 Leon!
 CLOTILDE
                                              Vedesti
 tu il prence?
 OTTONE
                          Io no; ma un mio
 fedel cui molto è noto.
 CLOTILDE
                                           E dove a lui
 destinato è l'albergo?
 OTTONE
                                          In questo ameno
80recinto ove noi siam.
 BRADAMANTE
                                         Che vuol? Che spera? (Altiera e sdegnata)
 Che pretende? A che vien?
 OTTONE
                                                    Tu il chiedi!
 BRADAMANTE
                                                                             È folle
 se conseguire a forza
 vuol la mia man. Di Bradamante il core
 violenze non soffre; i propri affetti
85difender sa come gl'imperi altrui.
 CLOTILDE
 Calmati, amica.
 BRADAMANTE
                                Ah questo è troppo! Augusto (Ad Ottone)
 il vide ancor?
 OTTONE
                            No; qualche spazio a lui
 di riposo concede;
 e poi l'ascolterà.
 BRADAMANTE
                                Ma sa che il prence
90è l'orator?
 OTTONE
                      Né pure. Io ben l'avviso
 corsi a recar; ma Cesare è raccolto
 in solitaria stanza, onde permesso
 per or non è l'ingresso.
 BRADAMANTE
                                            Ah questo audace
 giovane mal accorto
95farò pentir... (In atto di partire)
 CLOTILDE
                           Dove t'affretti?
 BRADAMANTE
                                                         Dove
 l'amor, lo sdegno e il mio valor mi guida.
 CLOTILDE
 Odi; pensiamo...
 BRADAMANTE
                                  Or non è tempo; avvezza
 non sono a tollerar. Me stessa oltraggio,
 se neghittosa in petto
100del conteso amor mio gl'impeti io premo.
 Chiede estremi rimedi un rischio estremo.
 
    Farò ben io fra poco
 impallidir l'audace
 che vuol turbar la pace
105d'un sì costante amor.
 
    Vedrà quanto più fiero
 divien l'ardor guerriero,
 quando congiura insieme
 con l'amoroso ardor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 CLOTILDE ed OTTONE
 
 OTTONE
110Seguila, principessa, e quei t'adopra
 suoi primi ardori a moderar. Fra' Greci
 io di Ruggier novelle
 a rintracciar men vo.
 CLOTILDE
                                         Del caso mio
 che dici, Otton? Di me t'incresce?
 OTTONE
                                                                Il caso
115comprendo e ti compiango. Una rivale
 aver sempre sugli occhi, un incostante
 veder che torni ardito a farti in faccia
 pompa d'infedeltà, d'un giusto sdegno,
 lo so, deve infiammarti.
 CLOTILDE
                                              Ah non procede
120quindi lo sdegno mio. Se merta amore
 qual colpa ha Bradamante? E qual se cede
 Leone a sì gran merto?
 OTTONE
 Con chi dunque t'adiri?
 CLOTILDE
 Con me che un caro oggetto,
125che il cielo a me non destinò, dovrei
 e non posso obbliar.
 OTTONE
                                       Clotilde, addio;
 presto il potrai. Finché delira amore,
 ogni arbitrio imprigiona;
 docile è già quando sì ben ragiona. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 CLOTILDE sola
 
 CLOTILDE
130Ah non è ver; purtroppo
 la mia ragion mi dice
 che amare un infedel, d'animo insano
 è visibile error; ma il dice invano.
 Leon m'accende; e, sol ch'io n'oda il nome,
135già mi palpita il cor. Veggo i miei torti,
 come follia condanno ogni speranza
 che s'offre lusinghiera al mio pensiero;
 ma folle o saggia, io l'amo sempre e spero.
 
    Io non so nel mio martiro
140se ragiono o se deliro;
 so che solo io mi consolo
 con l'idea del caro ben.
 
    Che fatale è ben lo strale
 che avvelena i giorni miei
145ma ch'io l'amo e ch'io morrei
 nello svellerlo dal sen. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Galleria negli appartamenti di Leone.
 
 RUGGIERO ed OTTONE
 
 OTTONE
 Oh qual di Bradamante in rivederti
 sarà la gioia!
 RUGGIERO
                           Ah Bradamante, amico,
 è perduta per me.
 OTTONE
                                    Perduta! Oh stelle!
150Che mai dici, o Ruggier?
 RUGGIERO
                                                Taci. Fra' Greci
 Erminio è il nome mio.
 OTTONE
                                              Nulla io comprendo.
 Credi il tuo ben perduto!
 Ritorni a noi del tuo rival compagno!
 Ma che fu? Ma che avvenne?
 RUGGIERO
                                                       Ascolta e dimmi
155se ha più di me la terra
 infelice mortale. Io sconosciuto
 sai che quindi partendo...
 OTTONE
                                                 Io so che andasti
 de' Bulgari in difesa
 contro i Greci oppressori
160che reggeva Leon; so che affrontarti
 con lui cercavi, ond'ei mai più potesse
 aspirar a rapirti il tuo tesoro;
 poi mancaro i tuoi fogli e il resto ignoro.
 RUGGIERO
 Odilo. Il gran conflitto, in cui decise
165contro i Greci la sorte,
 col dì non terminò. Fra l'ombre ancora
 seguendo la vittoria, in parte ignota
 solo e straniero io mi trovai. Smarrito
 cercando asilo, in un munito albergo
170m'avvenni, il chiesi e mi fu dato. Accolto
 in nobil stanza io di bramar mostrai
 pronto riposo; e l'ospite cortese
 lasciommi in libertà. L'armi deposi;
 su le apprestate piume al sonno in braccio
175stanco m'abbandonai; ma i sonni miei
 se fur lunghi non so; so che riscosso
 fra catene io mi vidi.
 OTTONE
                                         Oimè!
 RUGGIERO
                                                        Ne chiedo
 ragione a chi m'annoda;
 nessun risponde. In tenebroso e cupo
180fondo d'antica torre
 mi veggo trasportar; chiuder sul capo
 del carcere funesto
 sento l'uscio serrato; e solo io resto.
 OTTONE
 Ma chi tal frode ordì?
 RUGGIERO
                                          La mia sventura.
185Madre d'un, che pugnando uccisi in campo
 temerario garzone, è la germana
 del greco imperador, di quell'istesso
 tetto signora, ov'io smarrito entrai.
 OTTONE
 Oh errore!
 RUGGIERO
                       Ognun sapea
190che il cavalier straniero
 l'avea trafitto; ed alle note insegne
 palese io fui. Nel suo dolor la madre,
 qual tigre orba de' figli, il suo volea
 vendicar nel mio sangue e farmi a stento
195la mia morte ottener. Già non lontano
 era il mio fin, quando una notte io credo,
 che ivi per me sempre fu notte, ascolto
 di grida, di minacce,
 d'armi, di ferri scossi e d'assi infrante
200strepitoso fragore; e, mentre io penso
 qual ne sia la cagion, faci improvvise
 rischiaran la mia tomba. A me ridente
 un giovane sen corre
 di sembiante real, gridando: «Ah vivi,
205ah sorgi Erminio»; e di sua man s'affretta
 intanto a sciorre i miei legami. Io chiedo
 attonito chi sia. «Fui» mi risponde
 «nemico tuo; ma il conservar chi onora
 al par di te l'umanità cred'io
210debito universal. L'adempio; e vengo
 a meritarti amico. Altra mercede
 il tuo da te liberator non chiede».
 OTTONE
 Oh magnanimo! E questo
 chi fu che generoso
215la vita a te donò?
 RUGGIERO
                                  Fu quell'istesso
 a cui dar morte in singolar tenzone
 io geloso volea.
 OTTONE
                              Leon?
 RUGGIERO
                                            Leone.
 OTTONE
 Che ascolto! Ed a salvarti
 qual cagion lo spronò?
 RUGGIERO
                                           M'avea più volte
220pugnar veduto in campo; il mio coraggio
 stimò degno d'amore e non sofferse
 di vedermi perir.
 OTTONE
                                   Dovresti a lui
 scoprirti alfin; già ch'egli ha il cor sì grande...
 RUGGIERO
 Ah perché grande ha il core
225deggio abusarne? Ed obbligarlo a un duro
 sagrificio per me?
 OTTONE
                                    Dunque a che vieni?
 RUGGIERO
 Leon l'esige; egli non vuol soffrirmi
 da lui diviso; ed io pavento e bramo
 di veder Bradamante.
 OTTONE
                                           A lei frattanto
230se vuoi...
 RUGGIERO
                    Lasciami; io veggo
 da lungi il prence.
 OTTONE
                                    A lei dirò...
 RUGGIERO
                                                           No, taci.
 Fin che si può, lo sventurato ignori
 nostro destin severo.
 OTTONE
 Ma pur...
 RUGGIERO
                    Parti; ecco il prence.
 OTTONE
                                                           Il caso è fiero. (Da sé partendo)
 
 SCENA VI
 
 RUGGIERO e poi LEONE
 
 RUGGIERO
235No; fra tutti i viventi alcun non vive
 di me più sfortunato.
 LEONE
 Ma quando, Erminio amato,
 quando una volta io giungerò la bella
 Bradamante a veder? Questo riposo,
240che Augusto a me concede,
 è tormento per me.
 RUGGIERO
                                      Ma come, o prence,
 per un sembiante ignoto
 tanto accender ti puoi?
 LEONE
                                             La fama istessa,
 che il gran valor di Bradamante esalta,
245n'esalta la beltà. Forse è mendace?
 Dirlo tu puoi. Tu la conosci?
 RUGGIERO
                                                     Assai.
 LEONE
 Parlasti a lei?
 RUGGIERO
                            Più volte.
 LEONE
                                                E qual ti parve?
 RUGGIERO
 Degna della sua fama.
 LEONE
                                           È dolce? È altiera
 agli atti, alla favella?
 RUGGIERO
250O lusinghi o minacci, è sempre bella.
 LEONE
 Ah non ho ben se mia non è. Si voli
 a chiederla ad Augusto. Ai voti miei
 fausto lo speri?
 RUGGIERO
                               Il tuo gran padre onora,
 Bradamante gli è cara; e a sì gran sorte
255lieto sarà di sollevarla.
 LEONE
                                           Ed ella
 credi che ubbidirà?
 RUGGIERO
                                       So che rispetta,
 quanto è ragione, il suo sovran.
 LEONE
                                                           Ma il mondo
 del famoso Ruggier la crede amante;
 l'udisti tu?
 RUGGIERO
                       L'intesi.
 LEONE
                                         Ah saria questo
260un terribil rivale. Afferma ognuno
 che or non vi sia più cavalier che ardisca
 seco provarsi al paragon dell'armi.
 Ei vorrà forse in campo
 contendermi la sposa.
 RUGGIERO
265No, nol vorrà. Rispetterà Ruggiero
 d'Erminio in te l'amico.
 LEONE
                                              Oh fido, oh caro
 sostegno mio. No, con Erminio accanto
 cento Ruggieri e cento,
 tutto il mondo nemico io non pavento.
 
270   Otterrò felice amante
 sol per te sì degno oggetto;
 e a te sol del mio diletto
 debitor mi vanterò.
 
    Possessor d'un bel sembiante
275trarrò seco i dì ridenti;
 ed in mezzo a' miei contenti
 la tua fé rammenterò. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 RUGGIERO solo
 
 RUGGIERO
 Questo è troppo soffrir. Combatter sempre
 fra l'amore e il dover! Sentir dal seno
280strapparmi il cor da quella mano istessa
 che la vita mi diè? Le smanie, oh dio,
 immaginar di Bradamante... Ah questa
 idea tremar mi fa. Troppo è crudele,
 troppo barbaro è il caso; e il ciel sa come
285esposto a lei sarà. Vadasi a lei;
 da me sappialo almeno. Ai fidi amanti
 sollievo è pur nelle sventure estreme
 gemer, lagnarsi e compatirsi insieme.
 
    Ah, se morir di pena
290oggi così degg'io,
 accanto all'idol mio
 io voglio almen morir.
 
    Qual serbo a lei costanza
 almen vedrà la bella
295perduta mia speranza
 nel fiero mio martir. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Appartamenti imperiali.
 
 CARLO MAGNO con seguito e poi BRADAMANTE
 
 CARLO MAGNO
 E ben, dunque ascoltiam l'impaziente
 orientale ambasciadore. Andate
 a scorgerlo, o miei fidi,
300da' suoi ricetti al luogo usato. A lui
 quando giunga io verrò. Frattanto ammessa
 sia Bradamante; e quindi
 si scosti ognun. (Partono i nobili ed i paggi. Le guardie si ritirano al fondo della scena)
                                Chi creder mai potrebbe
 che fosse una donzella un de' più saldi
305sostegni del mio trono? Eccola. Ah basta
 per crederlo il vederla. Il suo sembiante,
 quella dolce fierezza,
 quel saggio ardir, quel portamento inspira
 e rispetto ed amor. Bella eroina,
310qual mai per me fausta cagione a queste
 soglie guida il tuo piè?
 BRADAMANTE
                                            Cesare, io vengo
 grazie a implorar da te.
 CARLO MAGNO
                                             Grazie! Ah di tanto
 debitor mi rendesti
 che quanto or chieder puoi
315sarà scarsa mercede a' merti tuoi.
 BRADAMANTE
 Già che al grado di merto
 solleva Augusto il mio dover, poss'io
 della grazia che imploro
 certa esser già.
 CARLO MAGNO
                              Sì, la prometto; e nulla
320so che teco avventuro.
 BRADAMANTE
                                           Ah m'assicuri,
 se il mio pregar n'è degno,
 la tua destra real.
 CARLO MAGNO
                                   Prendila in pegno.
 BRADAMANTE
 Signor, gli studi feminili e gli usi
 sai che sprezzai fanciulla, e che, ammirando
325d'Ippolita e Camilla
 l'ardir guerriero, i gloriosi gesti,
 procurai d'imitarle.
 CARLO MAGNO
                                       E le vincesti.
 BRADAMANTE
 Il nome mio, più che il mio volto, or sento
 che a chiedermi in consorte
330induca alcun. Suddita e figlia, io temo
 per un sacro dover vedermi astretta
 a diventar soggetta ad uom che meno
 vaglia in armi di me; né mai quest'alma
 a non fingere avvezza
335sapria ridursi a lusingar chi sprezza.
 Da un tal timor m'assolva
 l'imperiale autorità.
 CARLO MAGNO
                                        Ma come?
 BRADAMANTE
 Questa legge a tuo nome
 sia palese a ciascun: che la mia mano
340chi pretende ottener meco a provarsi
 venga in pubblico agone; e, quando invitto
 tutto il tempo prescritto
 si difenda da me, m'abbia sua sposa;
 ma, se fugato e vinto
345mal risponde alle prove
 che intraprendere osò, la cerchi altrove.
 CARLO MAGNO
 I lacci d'imeneo
 dunque abborrisci?
 BRADAMANTE
                                       Sì, se de' miei lacci
 deggio arrossir.
 CARLO MAGNO
                                Se men difficil prezzo
350non proponi all'acquisto
 del tuo bel cor, chi l'otterrà?
 BRADAMANTE
                                                     Chi degno
 sarà di me.
 CARLO MAGNO
                        Forse qual sia non sai
 chi aspira al don della tua destra.
 BRADAMANTE
                                                              In campo
 l'apprenderò.
 CARLO MAGNO
                            Deh men severa...
 BRADAMANTE
                                                               Augusto,
355ah la grazia che ottenni
 render dubbia or mi vuoi?
 CARLO MAGNO
                                                   No; ripigliarmi
 quel che donai non posso. In questo istante
 qual tu brami l'editto
 promulgato sarà. Ma tu ben puoi
360limiti imporre al tuo valor. Finora
 che vincer sai già vide il mondo; ah vegga
 che sai con egual gloria
 trascurar generosa una vittoria.
 
    Di marziali allori
365già t'adornasti assai;
 di mirti è tempo ormai
 che il crin ti cinga amor.
 
    Mille di tua fortezza
 prove donasti a noi;
370abbia i trionfi suoi
 la tua bellezza ancor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 BRADAMANTE sola
 
 BRADAMANTE
 Se ardirà, ch'io nol credo,
 meco esporsi a cimento il greco audace,
 non sarà qui venuto
375impunemente a tormentarmi. Oh dio,
 perché Leon non è Ruggiero! Il braccio
 emulo al cor rispetterebbe il caro
 mio vincitore e il divenirne acquisto
 conterei per trionfo. E pur sì strano
380il mio voto non è. Noto a ciascuno
 sarà l'editto; ei non vorrà, se l'ode,
 trascurar d'ottenermi; ei non è forse
 molto quindi lontan; forse... Ah di quali
 sogni io mi pasco in tanti affanni e tanti!
385Basta pur poco a lusingar gli amanti.
 
    So che un sogno è la speranza,
 so che spesso il ver non dice;
 ma pietosa ingannatrice
 consolando almen mi va.
 
390   Fra quei sogni il core ha pace
 e capace almen si rende
 di sue barbare vicende
 a soffrir la crudeltà.
 
 Fine dell’atto primo