Semiramide riconosciuta, Madrid, Mojados, 1753

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Campagna su le rive dell’Eufrate con navi che sono incendiate; mura de’ giardini reali da un lato con cancelli aperti.
 
 Zuffa già incominciata fra le guardie assire e soldati sciti, gli ultimi de’ quali si disperdono inseguiti dagli altri. Poi IRCANO e MIRTEO combattendo, il primo cade, l’altro gli guadagna la spada
 
 MIRTEO
 Cedi il ferro o t'uccido.
 IRCANO
                                            Il ferro avrai
865quand'io rimanga estinto.
 MIRTEO
 Empio vivrai, ma disarmato e vinto. (Lo disarma)
 IRCANO
 Astri nemici!
 MIRTEO
                            Assiri
 al re lo scita altero
 prigionier conducete.
 IRCANO
                                          Io prigioniero!
870Lacci ad Ircano? Ah temerario! E sai
 chi son io?
 MIRTEO
                       Sì, lo veggo. Un vil tu sei
 senza onor, senza fede,
 che altro dover non vede
 che il suo piacer, che insidia le regine,
875che sol con le rapine,
 pregio de' traditori,
 sa meritar, sa contrastar gli amori.
 IRCANO
 Quest'insolente oltraggio
 pagherai col tuo sangue.
 MIRTEO
                                               Eh di minacce
880tempo or non è. Grazia e pietade implora.
 IRCANO
 Grazia e pietà? Farò tremarti ancora.
 
    In mezzo alle tempeste
 scoglio battuto in mar
 da lungi fa tremar
885navi e nocchieri.
 
    Fra l'onde più funeste
 lo scoglio tuo sarò
 e il fasto io frangerò
 de' tuoi pensieri. (Parte fra le guardie assire)
 
 SCENA II
 
 MIRTEO, poi SIBARI con spada nuda
 
 MIRTEO
890Inutile furor!
 SIBARI
                            Mirteo respira.
 Tu il barbaro opprimesti; i suoi seguaci
 io dispersi e fugai. Salva è Tamiri;
 lode agli dei. (Rimette la spada)
 MIRTEO
                            Quanto ti deggio amico!
 Vieni al mio sen. Con l'opportuno avviso
895mi salvasti il mio ben. La trama indegna
 a me rimasta ignota
 saria senza di te. Godrebbe Ircano
 della sua colpa il frutto; io piangerei
 privo dell'idol mio.
 SIBARI
                                      L'opre dovute
900alcun merto non hanno.
 MIRTEO
 (Che fido cor!)
 SIBARI
                              (Che fortunato inganno!)
 MIRTEO
 Ecco un rival di meno
 per te mi trovo.
 SIBARI
                                Il tuo maggior nemico
 non ti è noto però.
 MIRTEO
                                    Lo so; Scitalce
905funesto è all'amor mio.
 SIBARI
                                             Solo all'amore?
 Ah Mirteo nol conosci.
 MIRTEO
                                           Io nol conosco?
 SIBARI
 No. (S'irriti costui).
 MIRTEO
                                       Chi dunque è mai?
 Spiegati, non tacer.
 SIBARI
                                      Scitalce è quello
 che col nome d'Idreno
910ti rapì la germana.
 MIRTEO
                                     Oh dei! Che dici?
 Donde, Sibari, il sai?
 SIBARI
                                         Molto in Egitto
 ei mi fu noto. Io del real tuo padre
 era i custodi a regolare eletto,
 quando tu pargoletto
915crescevi in Battra a Zoroastro appresso.
 MIRTEO
 Potresti errar.
 SIBARI
                             Non dubitarne; è desso.
 MIRTEO
 Ah non a caso il cielo
 il reo mi guida innanzi. Il suo castigo
 è mio dover. (In atto di partire)
 SIBARI
                           Dove t'affretti; ascolta. (Trattenendolo)
920Regola almen lo sdegno.
 MIRTEO
 Non soffre l'ira mia freno o ritegno. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SIBARI solo
 
 SIBARI
 Quell'ira ch'io destai
 molto giovar mi può. Scitalce estinto
 dal timor mi difende
925ch'ei palesi il mio foglio;
 e di lei che m'accende
 un inciampo mi toglie al letto, al soglio.
 Questa dolce lusinga
 di delitto in delitto, oh dio! mi guida.
930Ma il rimorso a che giova?
 Quando il primo è commesso,
 necessario diventa ogn'altro eccesso.
 
    Or che sciolta è già la prora
 sol si pensi a navigar.
 
935   Quando fu nel porto ancora
 era bello il dubitar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Gabinetti reali.
 
 SEMIRAMIDE, uno de’ custodi, poi SCITALCE
 
 SEMIRAMIDE
 Nol voglio udir. Da questa reggia Ircano
 parta a momenti. Egli perdé nel vile
 tradimento intrapreso
940ogni ragione all'imeneo conteso.
 Odi. Scitalce a me s'inoltri. Io tremo (Alla guardia che partiva)
 ripensando a Mirteo. Con quale orgoglio
 or mi parlò! Non è suo stil. Che avvenne?
 Che vuol? Mi ravvisò? Principe, ah siamo (A Scitalce)
945in gran periglio entrambi. Ho gran sospetto
 che Mirteo ci conosca. Ai detti audaci,
 all'insolito sdegno, alle minacce
 misteriose e tronche, io giurerei
 ch'ei ci scoprì. Per questi istanti appena
950ch'io parli teco a differir la pugna
 indussi il suo furor.
 SCITALCE
                                       Rendimi il brando;
 lasciami dunque in libertà.
 SEMIRAMIDE
                                                    Vincendo
 che giovi a me, quand'ei mi scopra? Ah pensa
 che alla estrema sventura
955io ridotta sarei.
 SCITALCE
                               Quest'è tua cura.
 SEMIRAMIDE
 Ma se senza tuo danno
 tu potessi salvarmi,
 nol faresti, o crudel?
 SCITALCE
                                        La tua salvezza
 non dipende da me.
 SEMIRAMIDE
                                        Da te dipende.
960Odimi sol.
 SCITALCE
                       Parla. (Con disprezzo)
 SEMIRAMIDE
                                    E che vuoi ch'io dica,
 se m'ascolti così? Finch'io ragiono
 placa quell'ira, o caro;
 modera quel dispetto;
 prometti di tacer.
 SCITALCE
                                   Parla. Il prometto.
 SEMIRAMIDE
965(M'assisti amor).
 SCITALCE
                                   (Che mai può dirmi?)
 SEMIRAMIDE
                                                                              Or senti,
 se la tua man mi porgi...
 SCITALCE
 Che! La mia man?
 SEMIRAMIDE
                                     Rammenta
 che dei tacer. M'avvanza
 molto ancor che spiegar.
 SCITALCE
                                               (Oh tolleranza!)
 SEMIRAMIDE
970Se la tua man mi porgi,
 tutto in pace sarà. Vedrà Mirteo
 col felice imeneo
 giustificato in noi l'antico errore,
 più rivale in amore
975non gli sarà Scitalce. E quando uniti
 voi siate in amistà, l'armi d'Egitto,
 le forze del tuo regno, i miei fedeli,
 se ben scoperta io sono,
 saran bastanti a conservarci il trono.
980Oh viver fortunato!
 Oh dolce uscir di vita!
 Con l'idol mio, col mio Scitalce unita!
 SCITALCE
 (Se men la conoscessi,
 al certo io cederei).
 SEMIRAMIDE
                                      Perché non parli?
 SCITALCE
985Promisi di tacer.
 SEMIRAMIDE
                                  Tacesti assai.
 È tempo di parlar.
 SCITALCE
                                     Rendimi il brando,
 altro a dir non mi resta.
 SEMIRAMIDE
 Non hai che dirmi? E la risposta è questa?
 SCITALCE
 Vuoi dunque ch'io risponda? Odimi. Esposto
990degli uomini allo sdegno,
 all'ira degli dei,
 prima d'esserti sposo, esser vorrei.
 SEMIRAMIDE
 E questa è la mercede
 che rendi a tanto amore,
995anima senza legge e senza fede?
 Tradita, disprezzata,
 ferita, abbandonata,
 mi scopro, ti perdono,
 t'offro il talamo, il trono.
1000E non basta a placarti
 e a pietà non ti desti;
 qual tigre t'allattò? Dove nascesti?
 SCITALCE
 E ancor con tanto orgoglio...
 SEMIRAMIDE
 Taci, ingiurie novelle udir non voglio.
1005Custodi olà, rendete
 il brando al prigionier; libero sei,
 va' pur dove ti guida
 il tuo cieco furor, vanne ma pensa
 ch'oggi ridotta alla sventura estrema
1010vendicarmi saprò; pensaci e trema.
 
    Fuggi dagli occhi miei,
 perfido, ingannator;
 ricordati che sei,
 che fosti un traditor,
1015che io vivo ancora.
 
    Misera, a chi serbai
 amore e fedeltà?
 A un barbaro che mai
 non dimostrò pietà,
1020che vuol ch'io mora. (Parte)
 
 SCENA V
 
 SCITALCE e poi TAMIRI
 
 SCITALCE
 Dove son! Che ascoltai! Tanta fermezza
 può mostrar chi tradisce? Oh dei! Se mai
 ingannato io mi fossi?
 Se mai fosse fedel? Se tanti oltraggi
1025soffrisse a torto... Eh che son folle. Ah dunque
 maggior fede io dovrei
 a' suoi detti prestar che agli occhi miei?
 Risolviti, o Scitalce,
 e detesta una volta i tuoi deliri.
 TAMIRI
1030Principe...
 SCITALCE
                      Alfin Tamiri (Risoluto)
 m'avveggo dell'error. Teco un ingrato
 so che finora io fui. Ma più nol sono.
 Concedimi, io l'imploro, il tuo perdono.
 TAMIRI
 (Nino parlò per me). Tutto, o Scitalce,
1035tutto mi scorderei; ma in te sospetto
 di qualche ardor primiero
 viva la fiamma ancor.
 SCITALCE
                                          No, non è vero.
 TAMIRI
 Finger tu puoi. Nol crederò se pria
 la tua destra non stringo.
 SCITALCE
1040Ecco la destra mia. Vedi s'io fingo.
 
 SCENA VI
 
 MIRTEO e detti
 
 MIRTEO
 Così vieni a pugnar? Chi ti trattiene?
 Più non sei prigionier. Libero il campo
 il re concede. A che tardar? Raccogli
 quegli spirti codardi.
 SCITALCE
1045Mirteo, per quanto io tardi
 troppo sempre a tuo danno
 sollecito sarò.
 MIRTEO
                            Dunque si vada.
 TAMIRI
 No no; già tutto è in pace,
 che si pugni per me più non intendo.
 SCITALCE
1050Sodisfarlo convien. Prence t'attendo.
 
    Odi quel fasto?
 Scorgi quel foco?
 Tutto fra poco
 vedrai cangiar.
 
1055   Al gran contrasto
 vedersi appresso
 non è l'istesso
 che minacciar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 TAMIRI e MIRTEO
 
 TAMIRI
 (S'impedisca il cimento.
1060Si voli al re).
 MIRTEO
                           Così mi lasci? Almeno
 guardami, ingrata, e parti.
 TAMIRI
 Mirteo non lusingarti. Io ben conosco
 tutti i meriti tuoi; quanto io ti deggio
 in faccia al mondo intero
1065sempre confesserò. Saprò serbarti
 per finch'io viva un'amistà verace;
 ma Scitalce mi piace,
 sol per lui di catena ho cinto il core.
 MIRTEO
 Ma la ragion?
 TAMIRI
                            Ma la ragione è amore.
 
1070   D'un genio che m'accende
 tu vuoi ragion da me?
 Non ha ragione amore
 o se ragione intende,
 subito amor non è.
 
1075   Un amoroso foco
 non può spiegarsi mai.
 Di' che lo sente poco
 chi ne ragiona assai,
 chi ti sa dir perché. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 MIRTEO solo
 
 MIRTEO
1080Or va', servi un'ingrata. Il tuo riposo
 perdi per lei, consacra ai suoi voleri
 tutte le cure tue, tutti i pensieri.
 Ecco con qual mercé
 poi si premia la fé di chi l'adora.
1085Diviene infida e ne fa pompa ancora.
 
    Sentirsi dire
 dal caro bene:
 «Ho cinto il core
 d'altre catene»,
1090quest'è un martire,
 quest'è un dolore
 che un'alma fida
 soffrir non può.
 
    Se la mia fede
1095così l'affanna,
 perché tiranna
 m'innamorò. (Parte)
 
 SCENA IX
 
  Anfiteatro con cancelli chiusi dai lati e trono da una
 parte.
 
 SEMIRAMIDE con guardie e popolo, SIBARI e IRCANO
 
 IRCANO
 A forza io passerò; vo' del cimento
 trovarmi a parte anch'io.
 SEMIRAMIDE
                                                Così partisti?
1100Qual mai ragion sopra una man pretendi
 che ricusasti?
 IRCANO
                            Io ricusai la morte.
 Avvelenato il nappo
 Sibari avea. Fu suo consiglio ancora
 la tentata rapina. Egli è l'autore
1105d'ogni mio fallo.
 SIBARI
                                 Ah mentitor.
 IRCANO
                                                           Sugli occhi
 del tuo re quest'acciar... (In atto di ferire)
 SEMIRAMIDE
                                               Non più. Per ora
 non voglio esaminar qual sia l'indegno.
 Olà; si dia della battaglia il segno. (Mentre Semiramide va sul trono, Ircano si ritira da un lato in faccia a lei. Sibari resta alla sinistra del trono. Suonano le trombe, s’aprono i cancelli, dal destro de’ quali viene Mirteo e dall’opposto Scitalce, ambedue senza spada, senza cimiero e senza manto)
 
 SCENA ULTIMA
 
 MIRTEO, SCITALCE, poi TAMIRI e detti
 
 MIRTEO
 (Al traditore in faccia il sangue io sento
1110agitar nelle vene). (Guardando Scitalce)
 SCITALCE
                                     (Io sento il core
 agitarsi nel petto in faccia a lei). (Guardando Semiramide)
 SEMIRAMIDE
 (Spettacolo funesto agli occhi miei!) (Due capitani delle guardie presentano l’armi a Scitalce e a Mirteo e si ritirano appresso i cancelli, mentre Mirteo e Scitalce s’avanzano per assalirsi)
 TAMIRI
 Ah fermati Mirteo. Sai ch'io non voglio
 più vendetta da te.
 MIRTEO
                                     Vendico i miei
1115non i tuoi torti; è un traditor costui,
 mentisce il nome, egli s'appella Idreno,
 egli la mia germana
 dall'Egitto rapì.
 SIBARI
                                (Stelle, che fia!)
 SCITALCE
 Saprò qualunque io sia...
 SEMIRAMIDE
                                                Mirteo t'inganni.
 MIRTEO
1120Nella reggia d'Egitto
 Sibari lo conobbe, egli l'afferma.
 SIBARI
 (Oimè!)
 SCITALCE
                   Che! Mi tradisci, (A Sibari)
 perfido amico? È ver. Mi finsi Idreno. (A Mirteo)
 È ver, la tua germana
1125là del Nilo alle sponde
 rapii, trafissi, e la gittai nell'onde.
 MIRTEO
 Empio! Inumano!
 SCITALCE
                                    In questo foglio vedi
 s'ella fu, s'io son reo.
 Sibari lo vergò, leggi Mirteo.
 SIBARI
1130(Tremo).
 SEMIRAMIDE
                    (Che foglio è quello).
 MIRTEO
                                                            «Amico Idreno, (Legge)
 ad altro amante in seno
 Semiramide tua porti tu stesso;
 l'insidia è al Nilo appresso. Ella che brama
 solo esporti al periglio
1135di doverla rapir, ti finge amore,
 fugge con te, ma col disegno infame
 di privarti di vita
 e poi trovarsi unita
 a quello a cui la stringe il genio antico.
1140Vivi; ha di te pietà Sibari amico».
 SEMIRAMIDE
 (Stelle! Che inganno orrendo!)
 MIRTEO
 Sibari, io non t'intendo. In questo foglio
 sei di Scitalce amico eppur poc'anzi
 da me, lo sai, tu lo volevi oppresso.
1145Come amico e nemico
 di Scitalce esser può Sibari istesso.
 SIBARI
 Allor... (Mi perdo). Io non credea... Parlai...
 MIRTEO
 Perfido ti confondi. Ah, Nino, è questi
 un traditor, dal labbro suo si tragga
1150a forza il ver.
 SEMIRAMIDE
                           (Se qui a parlar l'astringo
 al popolo ei mi scopre). In chiuso loco
 costui si porti e sarà mia la cura
 che tutto ei scopra.
 SIBARI
                                     A che portarmi altrove?
 Qui parlerò.
 SEMIRAMIDE
                          No, vanne, i detti tuoi
1155solo ascoltar vogl'io.
 SCITALCE
 Perché?
 MIRTEO
                  Resti.
 IRCANO
                               Si senta.
 SIBARI
                                                 Udite.
 SEMIRAMIDE
                                                               (Oh dio!)
 SIBARI
 Semiramide amai. Lo tacqui; intesi
 l'amor suo con Scitalce. A lei concessi
 agio a fuggir; quanto quel foglio afferma
1160finsi per farla mia.
 SCITALCE
                                     Fingesti? Io vidi
 pure il rival; vidi gli armati.
 SIBARI
                                                      Io fui
 che mal noto fra l'ombre
 sul Nilo v'attendea. Volli assalirti
 vedendoti con lei
1165ma fra l'ombre in un tratto io vi perdei.
 SCITALCE
 Ah perfido! (Che feci!)
 SIBARI
                                             Udite; ancora
 molto mi resta a dir.
 SEMIRAMIDE
                                        Sibari, basta.
 IRCANO
 No; pria si chiami autore
 de' falli apposti a me.
 SIBARI
                                          Tutti son miei.
 SEMIRAMIDE
1170Basta non più.
 SIBARI
                              No, non mi basta.
 SEMIRAMIDE
                                                                (O dei!)
 SIBARI
 Giacché perduto io sono,
 altro lieto non sia. Popoli a voi
 scopro un inganno. Aprite i lumi; ingombra
 una femmina imbelle il vostro impero.
 SEMIRAMIDE
1175Taci. (È tempo d'ardir). Popoli è vero. (S’alza in piedi sul trono)
 Semiramide io son; del figlio invece
 regnai finor ma per giovarvi. Io tolsi
 del regno il freno ad una destra imbelle,
 non atta a moderarlo; io vi difesi
1180dal nemico furor; d'eccelse mura
 Babilonia adornai;
 coll'armi io dilatai
 i regni dell'Assiria. Assiria istessa
 dica per me se mi provò finora,
1185sotto spoglia fallace,
 ardita in guerra e moderata in pace.
 Se sdegnate ubbidirmi, ecco depongo
 il serto mio, non è lontano il figlio; (Depone la corona sul trono)
 dalla reggia vicina
1190porti sul trono il piè.
 CORO
 
    Viva lieta e sia regina
 chi finor fu nostro re. (Semiramide si ripone in capo la corona)
 
 MIRTEO
 Ah germana.
 SEMIRAMIDE
                           Ah Mirteo. (Scende dal trono ed abbraccia Mirteo)
 SCITALCE
                                                 Perdono, o cara,
 son reo... (S’inginochia)
 SEMIRAMIDE
                     Sorgi e t'assolva
1195della mia destra il dono. (Porge la mano a Scitalce)
 SCITALCE
                                                Oh dio! Tamiri,
 coll'idol mio sdegnato,
 io ti promisi amor.
 TAMIRI
                                      Tolgano i numi
 ch'io turbi un sì bel nodo; in questa mano (Dà la mano a Mirteo)
 ecco il premio, Mirteo, da te bramato.
 SCITALCE
1200Anima generosa!
 MIRTEO
                                  O me beato!
 IRCANO
 Lasciatemi svenar Sibari e poi
 al Caucaso natio torno contento.
 SEMIRAMIDE
 D'ogni esempio maggiori,
 principe, i casi miei vedi che sono; (Ad Ircano)
1205sia maggior d'ogni esempio anche il perdono.
 CORO
 
    Donna illustre, il ciel destina
 a te regni, imperi a te.
 
    Viva lieta e sia regina
 chi finor fu nostro re.
 
 FINE DELL’ATTO TERZO
 
  Secondata dall’accompagnamento di lieta e strepitosa sinfonia si scopre la luminosa reggia del Sole. Si vede assiso il nume su l’aureo suo carro in atto di trattenere gli ardenti corsieri. S’affollano d’intorno a lui le ore, le stagioni e gli altri geni suoi ministri e seguaci; ed egli finalmente prorompe ne’ sensi seguenti.
 
 
 LICENZA
 
1210Lo so; tacete ore seguaci; al corso
 voi m'affrettate invan; dal cielo ibero
 non sperate ch'io parta in sì gran giorno.
 So ben che il mio ritorno
 dell'opposto emisfero
1215già l'inquieto abitator sospira;
 so che già desto ammira
 l'ostinata sua notte, il pertinace
 scintillar delle stelle e la dimora
 della sorda a' suoi voti infida aurora.
1220Ma il soffra in pace; e pensi
 ch'oggi nasce un Fernando. Antica in cielo
 solenne legge è questa;
 perché nascan gli Alcidi, il sol s'arresta.
 
    Ma d'esser non pretenda
1225eguale al nume ispano,
 benché l'eroe tebano
 pur m'arrestò così.
 
    La differenza intenda
 chi dilatar mi vide
1230la notte per Alcide,
 ma per Fernando il dì.
 
 FINE
 
    In Madrid, nella stamperia di Lorenzo Mojados, nella strada angosta di San Bernardo.