Semiramide, Parigi, Quillau, 1755, I

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
  Gran portico del palazzo reale corrispondente alle sponde dell’Eufrate. Trono da un lato, alla sinistra del quale un sedile più basso per Tamiri. In faccia al suddetto trono tre altri sedili. Ara nel mezzo col simulacro di Belo deità de’ Caldei. Gran ponte praticabile con statue. Navi sul fiume, vista di tende e soldati su l’altra sponda.
 
 SEMIRAMIDE creduta Nino con guardie e poi SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 Olà; sappia Tamiri
 che i principi son pronti,
 che fuman l'are, che al solenne rito
 di già l'ora s'appressa,
5che il re l'attende. (Ricevuto l’ordine parte una guardia. Nel mentre che parla Semiramide, esce Sibari guardandola con meraviglia)
 SIBARI
                                     (Io non m'inganno, è dessa).
 Lascia che a' piedi tuoi... (S’inginocchia)
 SEMIRAMIDE
                                                 Sibari! (Oh dei!)
 S'allontani ciascun. (Che incontro!) Sorgi.
 Dall'Egitto in Assiria (Le guardie si ritirano indietro)
 quale affar ti conduce?
 SIBARI
                                            È noto altrove
10che la real Tamiri
 dell'impero de' Battri unica erede
 qui scegliendo lo sposo oggi decide
 l'ostinate contese
 che il volto suo, che il suo retaggio accese.
15Sperai fra queste mura
 in sì bel giorno accolta
 tutta l'Asia mirar ma non sperai
 in sembianza viril sul trono assiro
 di ritrovar la sospirata e pianta
20principessa d'Egitto
 Semiramide.
 SEMIRAMIDE
                            Ah taci; in questo luogo
 Nino ciascun mi crede e il palesarmi
 vita, regno ed onor potria costarmi.
 SIBARI
 Che ascolto! È teco Idreno?
25Che fa? Dov'è?
 SEMIRAMIDE
                               Di quell'ingrato il nome
 non rammentarmi.
 SIBARI
                                      A lui straniero e ignoto
 nel tuo real soggiorno
 il cor donasti...
 SEMIRAMIDE
                              E abbandonai con lui
 la patria, il regno, il genitor, le nozze
30del monarca numida.
 Sibari, tel rammenti?
 SIBARI
                                           E come mai
 obliar lo potrei, s'ogni tua cura
 tu m'affidavi allor? Se duce io stesso
 de' reali custodi a tua richiesta
35agio concessi alla notturna fuga?
 SEMIRAMIDE
 E pur nol crederai, l'istesso Idreno
 che m'indusse a fuggir tentò svenarmi.
 SIBARI
 Quando?
 SEMIRAMIDE
                    La notte istessa
 ch'io seco andai, nel Nilo
40dalla pendente riva
 ei mi gettò ferita e semiviva.
 SIBARI
 Ma la cagione?
 SEMIRAMIDE
                              Oh dio!
 La cagione io non so.
 SIBARI
                                         (La so ben io).
 E rimanesti in vita!
 SEMIRAMIDE
                                       Unica e lieve
45fu la ferita e la selvosa sponda
 co' pieghevoli salci
 la caduta scemò, mi tolse a morte.
 SIBARI
 Qual fu poi la tua sorte?
 SEMIRAMIDE
 Lungo fora il ridirti
50quanto errai, che m'avvenne. In mille guise
 spoglia e nome cangiai;
 scorsi cittadi e selve;
 fra tende e fra capanne
 il brando strinsi e pascolai gli armenti,
55or felice, or meschina,
 pastorella, guerriera e pellegrina.
 Finché il monarca assiro,
 fosse merito o sorte,
 del talamo real mi volle a parte.
 SIBARI
60Ma ti conobbe?
 SEMIRAMIDE
                               No. Finsi che un fonte
 l'origine mi desse e che agli augelli
 de' primi giorni miei dovea la cura.
 SIBARI
 E all'estinto tuo sposo
 non successe nel regno il picciol Nino?
 SEMIRAMIDE
65Il crede ognun; la somiglianza inganna
 del mio volto col suo.
 SIBARI
                                         Ma come soffre
 il legittimo erede
 te nel suo trono?
 SEMIRAMIDE
                                 Effeminato e molle
 fu mia cura educarlo. Ora in mia vece
70gode vivendo in femminili spoglie
 nella reggia racchiuso e il regno teme,
 non lo desia.
 SIBARI
                          Che narri! (E quando spero
 miglior tempo a scoprirle i miei martiri?
 Ardir). Sappi...
 SEMIRAMIDE
                               T'accheta, ecco Tamiri. (Vedendo venir Tamiri)
 
 SCENA II
 
 TAMIRI con seguito e detti
 
 TAMIRI
75Nino, deve al tuo zelo
 oggi l'Asia il riposo, io degli affetti
 la libertà.
 SEMIRAMIDE
                     Ma Babilonia deve
 alla bellezza tua l'aspetto illustre
 de' principi rivali. E questa cura
80ch'io di te prendo all'ombra
 del tuo gran genitor, che fu d'Assiria
 più difensor che tributario, io deggio.
 Vengano. Al fianco mio, (Una guardia va sul ponte e accenna che vengano)
 principessa, t'assidi
85e i merti di ciascun senti e decidi. (Semiramide va sul trono, Tamiri a sinistra nel sedile; Sibari è in piedi a destra. E intanto preceduti dal suono d’istromenti barbari, passano il ponte Mirteo, Ircano e Scitalce col loro seguito, quali si fermano fuori del portico e poi entrano l’uno doppo l’altro quando tocca loro a parlare)
 
 SCENA III
 
 MIRTEO, IRCANO, SCITALCE e detti
 
 MIRTEO
 Al tuo cenno, gran re, deposte l'armi,
 si presenta Mirteo. Fra gli altri anch'io
 alla vaga Tamiri offro la mano.
 L'Egitto è il regno mio...
 IRCANO
                                               Odi, la bella (A Mirteo interrompendolo)
90che fra noi si contende è quella?
 MIRTEO
                                                             È quella. (Ad Ircano)
 L'Egitto è il regno mio...
 IRCANO
 Del Caucaso natio (A Semiramide)
 fin dal giogo selvoso
 vien l'arbitro de' Sciti amante e sposo.
 MIRTEO
95Ircano, a quel ch'io veggio,
 tu d'Assiria i costumi ancor non sai.
 IRCANO
 Perché?
 SEMIRAMIDE
                  Tacer tu dei.
 Parli il prence d'Egitto.
 IRCANO
 In Assiria il parlar dunque è delitto?
 MIRTEO
100L'Egitto è il regno mio; sospiri e pianti,
 rispetto e fedeltà sono i miei vanti.
 SEMIRAMIDE
 Siedi principe e spera; a lei che adori (Mirteo va a sedere)
 non è il tuo merto ascoso
 (Qual ti sembra Mirteo?) (Piano a Tamiri)
 TAMIRI
                                                  (Molle e noioso). (Piano a Semiramide)
 SEMIRAMIDE
105Or narra i pregi tuoi. (Ad Ircano)
 IRCANO
 Dunque a vostro piacer...
 TAMIRI
                                                Parla se vuoi.
 IRCANO
 E bene, io parlerò. Dove a lor piace
 regnano i Sciti. Al variar dell'anno
 variano i lor confini, erranti abbiamo
110e le cittadi e i tetti;
 e son le nostre mura i nostri petti.
 Quei pianti, quei sospiri
 non son pregi fra noi; pregio allo Scita
 è l'indurar la vita
115al caldo, al gel delle stagioni intere
 e domar combattendo uomini e fere.
 TAMIRI
 È noto.
 SEMIRAMIDE
                 Or siedi, Ircano. (Ircano va a sedere)
 (Qual ti sembra costui?) (Piano a Tamiri)
 TAMIRI
                                                (Barbaro e strano). (Piano a Semiramide)
 SEMIRAMIDE
 Venga Scitalce.
 SIBARI
                               (Oh stelle! Io veggo Idreno!
120Qual arrivo funesto!)
 SEMIRAMIDE
 Sibari, oh dio! Questo è Scitalce? (Piano a Sibari vedendo Scitalce)
 SIBARI
                                                               È questo.
 SEMIRAMIDE
 Sarà.
 SCITALCE
             (Numi, che volto! Il re novello,
 Ircano, dimmi, è quel ch'io miro?)
 IRCANO
                                                                 È quello.
 SCITALCE
 Sarà.
 SEMIRAMIDE
             Prence, il tuo nome
125dunque è Scitalce?
 SCITALCE
                                     Appunto.
 SEMIRAMIDE
 (Qual voce!)
 SCITALCE
                          (Qual richiesta!
 Io gelo).
 SEMIRAMIDE
                   (Io vengo meno).
 SCITALCE
 (Semiramide è questa).
 SEMIRAMIDE
                                               (È questi Idreno).
 IRCANO
 Tu impallidisci, amico! (A Scitalce)
130Perché?
 SCITALCE
                  Perché mi vedo
 sì gran rivale a fronte.
 MIRTEO
                                           Io non lo credo.
 TAMIRI
 Nino, tu avvampi in volto!
 Che fu?
 SEMIRAMIDE
                  Così m'accendo
 per costume talora.
 TAMIRI
                                      (Io non l'intendo).
 SEMIRAMIDE
135Fin dall'indico clima
 ancor tu vieni alla real Tamiri
 il tributo ad offrir de' tuoi sospiri?
 SCITALCE
 Io... (Che dirò?) Se venni...
 Non sperai... Mi credea... Ma veggo... (Oh dei!)
 SEMIRAMIDE
140(Si confonde il crudel sugli occhi miei).
 TAMIRI
 Siedi, Scitalce, il turbamento io credo
 figlio d'amor né a paragon d'ogni altro
 picciol merito è questo.
 SCITALCE
 Ubbidisco.
 SEMIRAMIDE
                       (Infedel).
 SCITALCE
                                           (Sogno o son desto?)
145Ma veramente è quegli
 il successor della corona assira? (Ad Ircano)
 IRCANO
 Non tel dissi?
 SCITALCE
                            Sarà. (Siede)
 IRCANO
                                        (Questi delira.)
 TAMIRI
 (Nino, perché non chiedi
 qual mi sembri costui?) (Piano a Semiramide)
 SEMIRAMIDE
                                                (Perché ravviso (A Tamiri)
150in quel volto fallace
 segni d'infedeltà).
 TAMIRI
                                    (Però mi piace).
 SEMIRAMIDE
 (Oh gelosia!)
 IRCANO
                           Che più s'attende? È tempo
 che Tamiri decida.
 SEMIRAMIDE
                                     (Aimè!) Ma prima
 giurar si dee di tollerar con pace
155la scelta d'un rivale. Il nume e l'ara
 eccovi, o prenci.
 MIRTEO
                                Ogni tuo cenno è legge. (S’alza e va all’ara)
 SCITALCE
 (Son fuor di me). (Come sopra)
 SEMIRAMIDE
                                    (Spergiuro!)
 MIRTEO
 Io l'approvo. (Scitalce e Mirteo pongono la mano sull’ara stando uno per parte)
 SCITALCE
                           Io l'affermo.
 IRCANO
                                                    Io l'assicuro. (Ircano s’alza e non parte dal suo luogo)
 SEMIRAMIDE
 Ircano, al nume, all'ara
160non t'avvicini?
 IRCANO
                              No; giurai né voglio
 seguir l'altrui costume;
 questa è l'ara de' Sciti e questo è il nume. (Ponendo la mano al petto e accennando la spada)
 TAMIRI
 (Qual asprezza!)
 IRCANO
                                 Si sceglie
 oggi lo sposo o resta
165altro rito a compir?
 TAMIRI
                                      No; del mio core
 il genio ormai farò palese.
 SEMIRAMIDE
                                                  (Ah temo
 che Scitalce sarà!)
 TAMIRI
                                    L'ardir d'Ircano,
 di Mirteo l'umiltà veggo ed ammiro;
 ma un non so che...
 SEMIRAMIDE
                                      Sospendi
170la scelta, o principessa; un lieve impegno
 questo non è; del tuo riposo anch'io
 son debitor. Meglio pensando, almeno
 me dal rossor di poco saggio assolvi;
 esamina, rifletti e poi risolvi.
 TAMIRI
175Abbastanza pensai.
 IRCANO
                                      Dunque favella.
 SEMIRAMIDE
 No; principi, v'attendo (Semiramide s’alza e seco tutti)
 entro la reggia all'oscurar del giorno.
 Ivi a mensa festiva
 sarem compagni e spiegherà Tamiri
180ivi il suo cor. Voi tollerate intanto
 il brieve indugio.
 MIRTEO
                                   Io non mi oppongo.
 IRCANO
                                                                         Ed io
 mal soffro un re de' miei contenti avaro.
 SEMIRAMIDE
 Desiato piacer giunge più caro.
 
    Non so se più t'accendi (A Tamiri)
185a questa o a quella face;
 ma pensaci, ma intendi;
 forse chi più ti piace
 più traditor sarà.
 
    Avria lo stral d'amore
190troppo soavi tempre,
 se la beltà del core
 corrispondesse sempre
 del volto alla beltà. (Parte con Sibari)
 
 SCENA IV
 
 TAMIRI, MIRTEO, IRCANO e SCITALCE
 
 SCITALCE
 Che vidi! Che ascoltai! (Fra sé)
195Semiramide vive!
 Ma non l'uccisi io stesso?
 O sognavo in quel punto o sogno adesso.
 TAMIRI
 Sì pensoso, o Scitalce? Ami o non ami?
 Sprezzi o brami i miei lacci?
200Da lunge avvampi e da vicino agghiacci?
 SCITALCE
 Perdonami, o Tamiri,
 se tu sapessi... Oh dio!
 TAMIRI
                                            Parla.
 SCITALCE
                                                         Se parlo,
 più confusa ti rendo.
 TAMIRI
 O tutto mi palesa o nulla intendo.
 SCITALCE
 
205   Vorrei spiegar l'affanno,
 nasconderlo vorrei;
 e mentre i dubbi miei
 così crescendo vanno,
 tutto spiegar non oso,
210tutto non so tacer.
 
    Sollecito, dubbioso,
 penso, rammento e vedo
 e agli occhi miei non credo,
 non credo al mio pensier. (Parte)
 
 SCENA V
 
 TAMIRI, MIRTEO ed IRCANO
 
 TAMIRI
215Più che ad ogni altro spiace
 la dimora a Scitalce; ei pensa e tace.
 IRCANO
 Non curar di quel folle
 il silenzio, i pensieri.
 Godi di tua ventura
220che l'amor t'assicura oggi d'Ircano.
 Non rispondi? Ne temi? Ecco la mano.
 MIRTEO
 Che fai? Non ti rammenti
 il comando reale?
 IRCANO
                                   E il re qual dritto
 ha di fraporre a' miei cortesi affetti
225o limiti o dimore?
 TAMIRI
 Ma tu conosci amor? Dicesti, Ircano,
 che tutto il tuo piacere
 è domar combattendo uomini e fere.
 IRCANO
 È ver, ma il tuo sembiante
230non mi spiace però; godo in mirarti
 e curioso il guardo
 più dell'usato intorno a te s'arresta.
 TAMIRI
 Gran sorte inver del mio sembiante è questa!
 
    Che quel cor, quel ciglio altero
235senta amor, goda in mirarmi
 non lo credo, non lo spero;
 tu vuoi farmi insuperbir.
 
    O pretendi allor che torni
 ai selvaggi tuoi soggiorni
240rammentar così per gioco
 l'amoroso mio martir. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 IRCANO e MIRTEO
 
 IRCANO
 La principessa udisti? Ella superba
 va degli affetti miei. Misero amante,
 ti sento sospirar, ti veggo afflitto;
245cangia, cangia desio
 e per consiglio mio torna in Egitto.
 MIRTEO
 Sei degno di pietà, se non distingui
 dall'ossequio il disprezzo. In quegli accenti
 ti rinfaccia Tamiri
250che de' meriti tuoi troppo presumi.
 IRCANO
 Io de' vostri costumi intendo meno
 quanto gli ascolto più. Qui le parole
 dunque han sensi diversi? A voglia altrui
 qui si parla e si tace? Al regio cenno
255deve un'alma adattar gli affetti suoi?
 Chi mai mi trasse a delirar con voi!
 MIRTEO
 In questa guisa, Ircano,
 in Assiria si vive. Amando ancora
 imitar ti conviene il nostro stile.
260Con lingua più gentile alle reine
 si ragiona d'amor. Non son già queste
 l'erranti abitatrici
 dell'ircane foreste.
 IRCANO
                                     E quale è mai
 questo vostro d'amar nuovo costume?
 MIRTEO
265Qui la beltà d'un volto
 rispettoso s'ammira;
 si tace, si sospira,
 si tollera, si pena;
 l'amorosa catena
270si soffre volentier benché severa.
 IRCANO
 E poi s'ottien mercede?
 MIRTEO
                                              E poi si spera.
 IRCANO
 Miserabil mercé! Meglio fra noi
 si trattano gli amori. Al primo sguardo
 senza taccia d'audace
275si palesa l'ardor. Cangia d'affetto
 ciascuno a suo talento;
 ama finché è diletto
 e tralascia d'amar quando è tormento.
 MIRTEO
 O barbaro è il costume
280o non s'ama fra voi. Gioia è la pena;
 ed un'alma fedele
 sé per l'amato ben pone in oblio.
 IRCANO
 Ciascun siegua il suo stile; io sieguo il mio.
 
    Maggior follia non v'è
285che per godere un dì
 questa soffrir così
 legge tiranna.
 
    Io giuro amore e fé
 a più d'una beltà
290né serbo fedeltà
 quando m'affanna. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 MIRTEO
 
 MIRTEO
 Felice te, se puoi
 sopra gli affetti tuoi
 regnar così! Ma non è ver; se un giorno
295al par di me cadrai
 in servitù d'una crudele e bella,
 sarai men franco e cangerai favella.
 
    Bel piacer saria d'un core
 quel potere a suo talento
300quando amor gli dà tormento
 ritornare in libertà.
 
    Ma non lice e vuole amore
 che a soffrir l'alma s'avvezzi
 e che adori anche i disprezzi
305d'una barbara beltà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Orti pensili.
 
 SCITALCE e SIBARI
 
 SIBARI
 Amico, in rivederti
 oh qual piacere è il mio! Signor, perdona
 se col nome d'amico ancor ti chiamo.
 Per Idreno in Egitto,
310non per Scitalce il principe degl'Indi
 sai pur ch'io ti conobbi.
 SCITALCE
                                              Allor giovommi
 nome e grado mentir. Così sicuro
 per render pago il giovanil desio
 vari costumi appresi;
315molto errai, molto vidi e molto intesi.
 Ah non avessi mai
 portato il piè fuor dal paterno tetto,
 che ad agitarmi il petto
 o somigliante o vera
320tornar sugli occhi miei
 Semiramide infida or non vedrei.
 SIBARI
 Semiramide! Come?
 È teco? Ove s'asconde?
 SCITALCE
                                             E così cieco
 Sibari sei? Non la ravvisi in Nino?
 SIBARI
325(Ah la conobbe).
 SCITALCE
                                 A me la scopre assai
 il girar de' suoi sguardi
 placidi al moto, il favellar, la voce,
 la fronte, il labbro e l'una e l'altra gota
 facile ad arrossir, ma più d'ogni altro
330il cor che al noto aspetto
 subito torna a palpitarmi in petto.
 SIBARI
 Eh t'inganna il desio. Se fosse tale
 al germano Mirteo nota sarebbe.
 SCITALCE
 No, che bambino ei crebbe
335nella reggia de' Battri.
 SIBARI
                                           E poi trascorsi
 tre lustri son da che fuggì d'Egitto;
 né più di lei novella
 fra noi s'intese e ognun la crede estinta.
 SCITALCE
 Chi più di me dovrebbe
340crederla estinta? Io quella notte istessa
 che fuggì meco, io la trafissi.
 SIBARI
                                                      Oh dio!
 Che facesti?
 SCITALCE
                          E dovea
 impunita restar? Tutto fu vero
 quanto svelasti a me. Nel luogo andai
345destinato da lei. Venne l'infida,
 meco fuggì ma poi
 non lungi dalla reggia
 l'insidie ritrovai. Cinto d'armati
 v'era il rivale.
 SIBARI
                            E il conoscesti?
 SCITALCE
                                                          In parte
350pago sarei, se il ravvisava; in lui
 potrei l'ira sfogar.
 SIBARI
                                    (Non sa ch'io fui).
 Ma come ti salvasti
 dal nemico furor?
 SCITALCE
                                    Fra l'ombre e i rami
 mi dileguai ma prima
355del Nilo in su la sponda
 l'empia trafissi e la balzai nell'onda.
 SIBARI
 Dunque di sua sventura
 fu cagione il mio foglio! E non bastava
 punirla con l'oblio?
 SCITALCE
360È ver, troppo trascorsi, il veggo anch'io.
 Ma chi frenar può mai
 gl'impeti dello sdegno e dell'amore?
 Disperato, geloso,
 appagai l'ira mia; ma non per questo
365la pace ritrovai. Sempre ho sugli occhi
 sempre il tuo foglio, il mio schernito foco,
 la sponda, il fiume, il tradimento, il loco.
 SIBARI
 Serbi il mio foglio ancor? Perché non togli
 un fomento al tuo duolo?
 SCITALCE
                                                Io meco il serbo
370per gloria tua, per mia difesa.
 SIBARI
                                                         Almeno
 cauto lo cela; è qui Mirteo; potrebbe
 della germana i torti
 contro me vendicar.
 SCITALCE
                                       Vivi sicuro.
 Ma non scoprir che Idreno
375in Egitto mi finsi.
 SIBARI
                                    Alla mia fede
 lieve prova domandi; io tel prometto.
 Ma tu scaccia dall'alma
 quel fallace desio che ti figura
 Semiramide in Nino. Offri a Tamiri
380oggi tranquillo il core
 e dal primo ti sani un nuovo amore.
 
    Come all'amiche arene
 l'onda rincalza l'onda
 così sanar conviene
385amore con amor.
 
    Piaga d'acuto acciaro
 sana l'acciaro istesso
 ed un veleno è spesso
 riparo all'altro ancor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 SCITALCE, poi TAMIRI
 
 SCITALCE
390Chi sa! Forse il desio
 ingannar mi potrebbe; al re si vada,
 si ritorni a veder. (In atto di partire)
 TAMIRI
                                    Dove Scitalce?
 SCITALCE
 Al monarca d'Assiria, a lui degg'io
 di nuovo favellar.
 TAMIRI
                                   L'istessa brama
395di ragionar con te Nino dimostra.
 SCITALCE
 Vado.
 TAMIRI
              Un momento ancora
 tu puoi meco restar.
 SCITALCE
                                        Ma non conviene
 che il re così m'attenda.
 TAMIRI
                                              Il re s'appressa.
 Fermati.
 SCITALCE
                    (Oh dio! Che dubitarne? È dessa). (Vedendo Semiramide)
 
 SCENA X
 
 SEMIRAMIDE e detti
 
 TAMIRI
400Signor, brama Scitalce
 teco parlar. (A Nino)
 SEMIRAMIDE
                         (Vorrà scoprirsi). Altrove
 piacciati, o principessa,
 portare il piè. Tutta agli accenti suoi
 lascia la libertà.
 TAMIRI
                                Parto. S'ei m'ami
405scorgi... Chiedi...
 SEMIRAMIDE
                                  Va' pur. So quel che brami. (Tamiri parte)
 (Siam soli, or parlerà).
 SCITALCE
                                            (Partì Tamiri,
 or con me si palesa).
 SEMIRAMIDE
 (Il rossor lo ritarda).
 SCITALCE
 (Teme quel cor fallace).
 SEMIRAMIDE
410(Tace, mi guarda).
 SCITALCE
                                     (Ancor mi guarda e tace).
 SEMIRAMIDE
 Principe, tu non parli?
 Impallidisci, avvampi e sei confuso?
 SCITALCE
 Signor, nel tuo sembiante
 una donna incostante,
415che in Egitto adorai,
 veder mi parve e mi turbò la mente;
 quella crudel mi figurai presente.
 SEMIRAMIDE
 Tanto simile a Nino
 era dunque colei?
 SCITALCE
                                    Simile tanto
420che sotto un'altra spoglia
 quell'infida direi che in te s'annida.
 SEMIRAMIDE
 Se fu simile a me, non era infida.
 SCITALCE
 Ah menzognera, ah ingrata,
 anima senz'amore,
425nata per mio rossore,
 nata per mia sventura...
 SEMIRAMIDE
                                              Olà! Scitalce
 così meco ragiona?
 SCITALCE
 Io m'ingannai. Perdona
 uno sfogo innocente.
430Quella crudel mi figurai presente.
 SEMIRAMIDE
 Se presente al tuo sguardo,
 siccome è al tuo pensiero,
 fosse colei, non ti vedrei sì fiero.
 Dell'ingiuste querele,
435di tanti sdegni tuoi pietà, perdono
 forse le chiederesti;
 e perdono e pietà forse otterresti.
 SCITALCE
 (Questo di più! L'ingrata
 vegga ch'io non la curo). Ah se tu vuoi,
440questo mio core oppresso
 felice tornerà.
 SEMIRAMIDE
                             (Si scopre adesso).
 Libero parla.
 SCITALCE
                           Oh dio!
 Temo lo sdegno tuo.
 SEMIRAMIDE
                                       Del mio perdono
 non dubitar; spiegati pur.
 SCITALCE
                                                  Vorrei
445pietosa a' miei martiri
 mercé del tuo favor render Tamiri.
 SEMIRAMIDE
 (Oh smania! Oh gelosia!)
 SCITALCE
 Ella è la fiamma mia,
 adoro il suo sembiante...
 SEMIRAMIDE
450Non più. (Fingiam). Ti compatisco amante.
 Parlerò con Tamiri e la tua brama,
 più che non credi, a favorir m'appresto.
 SCITALCE
 Ecco appunto Tamiri, il tempo è questo.
 SEMIRAMIDE
 (Importuno ritorno!) Odimi, intanto
455ch'io le parlo di te, colà dimora.
 SCITALCE
 Vado. (Si turba). (Si ritira in un lato della scena)
 SEMIRAMIDE
                                   (Ed io resisto ancora?)
 
 SCENA XI
 
 TAMIRI e detti
 
 TAMIRI
 Perdonami s'io torno
 impaziente a te. Quali predici
 venture all'amor mio?
 SEMIRAMIDE
                                           Poco felici. (Piano a Tamiri)
460Sudai finora invano
 con Scitalce per te. Di lui ti scorda,
 non è degno d'amor.
 TAMIRI
                                        Perché?
 SEMIRAMIDE
                                                         Per ora
 più non cercar. Ti basti (Come sopra)
 saper che non si trova
465il più perfido core, il più rubello.
 SCITALCE
 Signor, parli di me? (A Semiramide)
 SEMIRAMIDE
                                         Di te favello.
 SCITALCE
 (E pure impallidisce). (Torna al suo luogo)
 TAMIRI
                                            A lui si chieda
 perché si fa rivale
 d'Ircano e di Mirteo.
 SEMIRAMIDE
                                         Fermati e seco (Piano a Tamiri)
470non ragionar, se la tua pace brami.
 TAMIRI
 Ma la cagion?
 SEMIRAMIDE
                            Tu sei
 semplice nell'amore ed egli ha l'arte
 di affascinar chi sue lusinghe ascolta.
 SCITALCE
 Nino.
 SEMIRAMIDE
              Eh taci una volta,
475non turbarmi così.
 SCITALCE
                                     Ma qui si tratta
 del mio riposo e compatir tu dei
 se bramoso di quello
 io turbo la tua pace.
 SEMIRAMIDE
 Lo so, di te favello.
 SCITALCE
                                     (E pur le spiace). (In atto di ritornare al suo luogo)
 TAMIRI
480Senti, Scitalce; alfin da' labbri tuoi
 quando fia che s'intenda
 quel che ascondi nel seno?
 SCITALCE
                                                   In seno ascondo
 un incendio per te. Da tue pupille
 escono a mille a mille
485ad impiagarmi i dardi.
 Mancherà, se più tardi
 a temprare il mio foco,
 esca alla fiamma, alle ferite il loco.
 SEMIRAMIDE
 (Perfido!)
 SCITALCE
                      (Si tormenti).
 TAMIRI
                                                  Io non intendo
490se siano i detti tuoi finti o veraci;
 eccedi e quando parli e quando taci.
 SCITALCE
 
    Se intende sì poco
 ch'ho l'alma piagata, (A Semiramide)
 tu dille il mio foco,
495tu parla per me.
 (Sospira l'ingrata, (Da sé)
 contenta non è).
 
    Sai pur che l'adoro, (A Semiramide)
 che peno, che moro,
500che tutta si fida
 quest'alma di te.
 (Si turba l'infida, (Da sé)
 contenta non è). (Parte)
 
 SCENA XII
 
 SEMIRAMIDE e TAMIRI
 
 TAMIRI
 Udisti il prence? Egli è diverso assai
505da quel che lo figuri.
 SEMIRAMIDE
                                        Io lo previdi
 che poteva ingannarti. Ah tu non sai
 quanto a fingere è avvezzo. A suo piacere
 con fallaci maniere ad ora ad ora
 s'accende e si scolora; il pianto, il riso
510sa richiamar sul viso allor che vuole;
 né son figlie del cor le sue parole.
 TAMIRI
 Pur non sembra così.
 SEMIRAMIDE
                                         Di quel crudele
 non fidarti, o Tamiri; altro interesse
 non ho che il tuo riposo.
 TAMIRI
                                              Io ben m'avvedo
515del zelo tuo ma sì crudel nol credo.
 
    Ei d'amor quasi delira
 e il tuo labbro lo condanna;
 ei mi guarda e poi sospira
 e tu vuoi che sia crudel!
 
520   Ma sia fido, ingrato sia,
 so che piace all'alma mia.
 E se piace allor che inganna,
 che sarà quando è fedel? (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 SEMIRAMIDE, poi IRCANO e MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
 Sarà dunque Scitalce
525sposo a Tamiri e tollerar lo deggio?
 Lo sia. Qual cura io prendo
 d'un traditor? Potessi almen spiegarmi,
 dirgli ingrato, infedel; ma in gran periglio
 pongo me stessa; ah che farò? Vorrei
530e parlare e tacer. Dubbiosa intanto
 e non parlo e non taccio;
 di sdegno avvampo e di timore agghiaccio.
 Principi, i vostri affetti (Vedendo Ircano e Mirteo)
 son sventurati.
 MIRTEO
                              E donde il sai?
 SEMIRAMIDE
                                                           Tamiri
535scoperse il suo pensier.
 IRCANO
                                             Come?
 SEMIRAMIDE
                                                             Non giova
 consumare in querele il tempo invano.
 MIRTEO
 Che far possiamo?
 SEMIRAMIDE
                                     Ad un rival si lascia
 così libero il campo? Andate a lei,
 ditele i vostri affanni,
540pietà chiedete e se mercé bramate,
 qualche stilla di pianto ancor versate.
 IRCANO
 Non è sì vile Ircano.
 MIRTEO
 A placar quell'ingrata il pianto è vano.
 SEMIRAMIDE
 
    Voi non sapete quanto
545giovi a destar faville
 quell'improvviso pianto
 che versan due pupille
 in faccia al caro ben.
 
    Ogni bellezza altera
550va dell'altrui dolore;
 si rende poi men fiera
 e alfin germoglia amore
 alla pietade in sen. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 MIRTEO ed IRCANO
 
 MIRTEO
 Che pensi, Ircano?
 IRCANO
                                     Hai tu coraggio?
 MIRTEO
                                                                     Il brando
555risponderà, quando tu voglia.
 IRCANO
                                                        Andiamo
 l'importuno rivale
 uniti ad assalir. S'accerti il colpo,
 mora Scitalce e poi
 tolto il rival deciderem fra noi.
 MIRTEO
560Così mostri il rispetto
 all'ospite real? Così conservi
 la fé promessa ed i giurati patti?
 Per assalir un sol cerchi con frode
 vergognoso vantaggio!
565E tal prova domandi al mio coraggio?
 IRCANO
 Che rispetto? Che fede? Il mio furore
 chiede vendetta. Io tollerar non deggio
 ch'altri usurpi quel cor. Tremi Scitalce,
 tremi d'Ircano alla fatal minaccia;
570la sua caduta è certa,
 qualunque usar mi piaccia
 ascosa frode o violenza aperta.
 
    Talor se il vento freme
 chiuso negli antri cupi,
575dalle radici estreme
 vedi ondeggiar le rupi
 e le smarrite belve
 le selve abbandonar.
 
    Se poi della montagna
580esce dai varchi ignoti,
 o va per la campagna
 struggendo i campi interi,
 o dissipando i voti
 de' pallidi nocchieri
585per l'agitato mar. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 MIRTEO
 
 MIRTEO
 D'un indomito scita
 barbari sensi! Ei minor pena crede
 meritar la sventura
 che tollerarla; e da un'indegna frode
590spera felicità. Se a questo prezzo
 la destra di Tamiri
 solo acquistar si può, sia d'altri. Ed io
 privo dell'idol mio
 che mai farò? N'andrò ramingo e solo
595in solitarie sponde
 rammentando il mio duolo all'aure, all'onde.
 
    Rondinella, a cui rapita
 fu la dolce sua compagna,
 vola incerta, va smarrita
600dalla selva alla campagna
 e si lagna intorno al nido
 dell'infido cacciator.
 
    Chiare fonti, apriche rive
 più non cerca, al dì s'invola,
605sempre sola, e finché vive
 si rammenta il primo amor.
 
 Fine dell’atto primo