Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA XIII
 
 IARBA ed ARASPE
 
 ARASPE
380Dove corri, o signore?
 IARBA
 Il rivale a svenar.
 ARASPE
                                   Come lo speri?
 Ancora i tuoi guerrieri
 il tuo voler non sanno.
 IARBA
 Dove forza non val, giunga l'inganno.
 ARASPE
385E vuoi la tua vendetta
 con la taccia comprar di traditore?
 IARBA
 Araspe, il mio favore
 troppo ardito ti fe'. Più franco all'opre
 e men pronto ai consigli io ti vorrei.
390Chi son io ti rammenta e chi tu sei.
 
    Son quel fiume che gonfio d'umori,
 quando il gelo si scioglie in torrenti,
 selve, armenti, capanne e pastori
 porta seco e ritegno non ha.
 
395   Se si vede fra gli argini stretto,
 sdegna il letto, confonde le sponde
 e superbo fremendo sen va. (Parte con Araspe)