Olimpiade, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XII
 
 LICIDA e poi ARGENE
 
 LICIDA
 A me barbaro? Oh numi!
 Perfido a me? Voglio seguirla; e voglio
 sapere almen che strano enigma è questo.
 ARGENE
 Fermati, traditor.
 LICIDA
                                   Sogno o son desto! (Riconosce Argene)
 ARGENE
870Non sogni no; son io
 l'abbandonata Argene. Anima ingrata,
 riconosci quel volto
 che fu gran tempo il tuo piacer. Se pure
 in sorte sì funesta
875delle antiche sembianze orma vi resta.
 LICIDA
 (Donde viene! In qual punto
 mi sorprende costei! Se più mi fermo,
 Aristea non raggiungo). Io non intendo,
 bella ninfa, i tuoi detti. Un'altra volta
880potrai meglio spiegarti. (Vuol partire)
 ARGENE
                                               Indegno, ascolta. (Trattenendolo)
 LICIDA
 (Misero me!)
 ARGENE
                            Tu non m'intendi? Intendo
 ben io la tua perfidia. I nuovi amori,
 le frodi tue tutte riseppi; e tutto
 saprà da me Clistene
885per tua vergogna. (Vuol partire)
 LICIDA
                                    Ah no. Sentimi Argene. (Trattenendola)
 Non sdegnarti. Perdona
 se tardi ti ravviso. Io mi rammento
 gli antichi affetti; e se tacer saprai,
 forse... Chi sa.
 ARGENE
                             Si può soffrir di questa
890ingiuria più crudel? «Chi sa» mi dici?
 Invero io son la rea. Picciole prove
 di tua bontà non sono
 le vie che m'offri a meritar perdono.
 LICIDA
 Ascolta. Io volli dir... (Vuol prenderla per mano)
 ARGENE
                                         Lasciami, ingrato; (Lo rigetta)
895non ti voglio ascoltar.
 LICIDA
                                         (Son disperato).
 ARGENE
 
    No, la speranza
 più non m'alletta.
 Voglio vendetta,
 non chiedo amor.
 
900   Pur che non goda
 quel cor spergiuro,
 nulla mi curo
 del mio dolor. (Parte)