Olimpiade, Torino, Reale, 1757

 SCENA III
 
 LICIDA ed AMINTA
 
 LICIDA
 Oh generoso amico!
 Oh Megacle fedel!
 AMINTA
                                    Così di lui
90non parlavi poc'anzi.
 LICIDA
                                         Eccomi alfine
 possessor d'Aristea. Vanne, disponi
 tutto, mio caro Aminta. Io con la sposa,
 prima che 'l sol tramonti,
 voglio quindi partir.
 AMINTA
                                        Più lento, o prence,
95nel fingerti felice. Ancor vi resta
 molto di che temer. Potria l'inganno
 esser scoperto; al paragon potrebbe
 Megacle soggiacer. So ch'altre volte
 fu vincitor; ma un impensato evento
100so che talor confonde il vile e 'l forte.
 Né sempre ha la virtù l'istessa sorte.
 LICIDA
 Oh sei pure importuno
 con questo tuo noioso,
 perpetuo dubitar! Vicino al porto
105vuoi ch'io tema il naufragio? A' dubbi tuoi
 chi presta fede intera
 non sa mai quando è l'alba o quando è sera.
 
    Quel destrier, che all'albergo è vicino,
 più veloce s'affretta nel corso;
110non l'arresta l'angustia del morso,
 non la voce che legge gli dà.
 
    Tal quest'alma, che piena è di speme,
 nulla teme, consiglio non sente;
 e si forma una gioia presente
115del pensiero che lieta sarà. (Partono)