Olimpiade, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ed ancor della pugna
485l'esito non si sa?
 ARISTEA
                                 No, bella Argene.
 È pur dura la legge, onde n'è tolto
 d'esserne spettatrici!
 ARGENE
                                         Ah! Che sarebbe
 forse pena maggior veder chi s'ama
 in cimento sì grande e non potergli
490porger soccorso, esser presente...
 ARISTEA
                                                              Io sono
 presente ancor lontana. Anzi mi fingo
 forse quel che non è. Se tu vedessi
 come sta questo cor! Qui dentro, amica,
 qui dentro si combatte; e più che altrove
495qui la pugna è crudele. Ho innanzi agli occhi
 Megacle, la palestra,
 i giudici, i rivali; io mi figuro
 questi più forti e quei men giusti; io provo
 ciò ch'or soffre il mio ben, gli urti, le scosse,
500gl'insulti, le minacce. Ah! Che presente
 solo il ver temerei; ma il mio pensiero
 fa ch'io tema, lontana, il falso e 'l vero.
 ARGENE
 Né ancor si vede alcun. (Guardando per la scena)
 ARISTEA
                                              Né alcuno... Oh dio! (Turbata)
 ARGENE
 Che avvenne?
 ARISTEA
                             Oh come io tremo!
505Come palpito adesso!
 ARGENE
                                          E la cagione?
 ARISTEA
 È deciso il mio fato.
 Vedi Alcandro che arriva.
 ARGENE
                                                 Alcandro, ah corri. (Verso la scena)
 Consolane. Che rechi?