Olimpiade, Torino, Reale, 1757

 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
 né pietà né soccorso?
 AMINTA
                                         Eterni dei!
 Parmi Argene colei.
 ARGENE
                                       Vendetta almeno,
 vendetta si proccuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                         Argene, e come
545tu in Elide! Tu sola!
 Tu in sì ruvide spoglie!
 ARGENE
                                             I neri inganni
 a secondar del prence
 dunque ancor tu venisti? A saggio invero
 regolator commise il re di Creta
550di Licida la cura. Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione, Aminta,
 d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
 se fu attento il cultor guardi il terreno.
 AMINTA
 (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
555Basta... Chi sa? Nel cielo
 v'è giustizia per tutti; e si ritrova
 talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
 agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
 ritegni io non avrò. Vo' che Clistene,
560vo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore, acciò per tutto
 questa infamia lo siegua, acciò ch'ognuno
 l'abborrisca, l'eviti
 e con orrore, a chi nol sa, l'additi.
 AMINTA
565Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido
 anche giusto è lo sdegno. Io nel tuo caso
 più dolci mezzi adoprerei. Proccura
 ch'ei ti rivegga; a lui favella; a lui
570le promesse rammenta. È sempre meglio
 il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi, Aminta,
 ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero; alfine
 fosti l'idolo suo. Per te languiva,
575delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
    Che non mi disse un dì?
 Quai numi non giurò?
580E come, oh dio! si può,
 come si può così
 mancar di fede?
 
    Tutto per lui perdei,
 oggi lui perdo ancor.
585Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi, amor,
 questa mercede? (Parte)