Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA III
 
 DIDONE con foglio in mano, OSMIDA e poi SELENE
 
 DIDONE
 Già so che si nasconde
 de' Mori il re sotto il mentito Arbace.
 Ma sia qual più gli piace, egli m'offese;
600e senz'altra dimora,
 o suddito o sovrano, io vo' che mora.
 OSMIDA
 Sempre in me de' tuoi cenni
 il più fedele esecutor vedrai.
 DIDONE
 Premio avrà la tua fede.
 OSMIDA
605E qual premio, o regina? Adopro invano
 per te fede e valore;
 occupa solo Enea tutto il tuo core.
 DIDONE
 Taci, non rammentar quel nome odiato.
 È un perfido, è un ingrato,
610è un'alma senza legge e senza fede.
 Contro me stessa ho sdegno,
 perché finor l'amai.
 OSMIDA
 Se lo torni a mirar, ti placherai.
 DIDONE
 Ritornarlo a mirar! Per finch'io viva
615mai più non mi vedrà quell'alma rea.
 SELENE
 Teco vorrebbe Enea
 parlar, se gliel concedi.
 DIDONE
 Enea! Dov'è?
 SELENE
                            Qui presso
 che sospira il piacer di rimirarti.
 DIDONE
620Temerario! Che venga. Osmida, parti. (Selene parte)
 OSMIDA
 Io non tel dissi? Enea
 tutta del cor la libertà t'invola.
 DIDONE
 Non tormentarmi più, lasciami sola. (Osmida parte)