Olimpiade, Torino, Reale, 1757

 SCENA II
 
 ALCANDRO e detti
 
 ALCANDRO
1030Oh sacrilego! Oh insano!
 Oh scellerato ardir!
 ARISTEA
                                      Vi sono ancora
 nuovi disastri, Alcandro?
 ALCANDRO
                                                In questo istante
 rinasce il padre tuo.
 ARISTEA
                                       Come!
 ALCANDRO
                                                      Che orrore,
 che ruina, che lutto,
1035se 'l ciel nol difendea, n'avrebbe involti?
 ARISTEA
 Perché?
 ALCANDRO
                  Già sai che per costume antico
 questo festivo dì con un solenne
 sacrifizio si chiude. Or mentre al tempio
 venia fra' suoi custodi
1040la sacra pompa a celebrar Clistene,
 perché non so né da qual parte uscito
 Licida impetuoso
 ci attraversa il cammin. Non vidi mai
 più terribile aspetto; armato il braccio,
1045nuda la fronte avea, lacero il manto,
 scomposto il crin. Dalle pupille accese
 uscia torbido il guardo e per le gote
 d'inaridite lagrime segnate
 traspirava il furore. Urta, rovescia
1050i sorpresi custodi. Al re s'avventa:
 «Mori» grida fremendo e gli alza in fronte
 il sacrilego ferro.
 ARISTEA
                                  Oh dio!
 ALCANDRO
                                                   Non cangia
 il re sito o color. Severo il guardo
 gli ferma in faccia; e in grave suon gli dice:
1055«Temerario, che fai?» Vedi se 'l cielo
 veglia in cura de' re. Gela a que' detti
 il giovane feroce; il braccio in alto
 sospende a mezzo il colpo; il regio aspetto
 attonito rimira; impallidisce;
1060incomincia a tremar; gli cade il ferro;
 e dal ciglio, che tanto
 minaccioso parea, prorompe il pianto.
 ARISTEA
 Respiro.
 ARGENE
                   Oh folle!
 AMINTA
                                     Oh sconsigliato!
 ARISTEA
                                                                    Ed ora
 il genitor che fa?
 ALCANDRO
                                  Di lacci avvolto
1065ha il colpevole innanzi.
 AMINTA
                                            (Ah! Si proccuri
 di salvar l'infelice). (Parte)
 MEGACLE
 E Licida che dice?
 ALCANDRO
                                    Alle richieste
 nulla risponde. È reo di morte e pare
 che nol sappia o nol curi. Ognor piangendo
1070il suo Megacle chiama; a tutti il chiede,
 lo vuol da tutti e fra' suoi labbri, come
 altro non sappia dir, sempre ha quel nome.
 MEGACLE
 Più resister non posso. Al caro amico
 per pietà chi mi guida?
 ARISTEA
                                              Incauto! E quale
1075sarebbe il tuo disegno? Il genitore
 sa che tu l'ingannasti;
 sa che Megacle sei. Perdi te stesso,
 presentandoti al re, non salvi altrui.
 MEGACLE
 Col mio principe insieme
1080almen mi perderò. (Vuol partire)
 ARISTEA
                                      Senti. E non stimi
 consiglio assai miglior che 'l padre offeso
 vada a placare io stessa?
 MEGACLE
                                               Ah! Che di tanto
 lusingarmi non so.
 ARISTEA
                                     Sì. Questo ancora
 per te si faccia.
 MEGACLE
                               Oh generosa, oh grande,
1085oh pietosa Aristea! Facciano i numi
 quell'alma bella in questa bella spoglia
 lungamente albergar. Ben lo diss'io,
 quando pria ti mirai, che tu non eri
 cosa mortal. Va', mio conforto...
 ARISTEA
                                                           Ah! Basta;
1090non fa d'uopo di tanto.
 Un sol de' sguardi tuoi
 mi costringe a voler ciò che tu vuoi.
 
    Caro, son tua così
 che per virtù d'amor
1095i moti del tuo cor
 risento anch'io.
 
    Mi dolgo al tuo dolor;
 gioisco al tuo gioir;
 ed ogni tuo desir
1100diventa il mio. (Parte)