Olimpiade, Torino, Reale, 1757

 SCENA IV
 
 ARGENE, poi AMINTA
 
 ARGENE
 E pure a mio dispetto
 sento pietade anch'io. Tento sdegnarmi,
 ne ho ragion, lo vorrei; ma in mezzo all'ira,
 mentre il labbro minaccia, il cor sospira.
1125Sarai debole, Argene,
 dunque a tal segno? Ah no! Spergiuro! Ingrato!
 Non sarà ver. Detesto
 la mia pietà. Mai più mirar non voglio
 quel volto ingannator. L'odio; mi piace
1130di vederlo punir; trafitto a morte
 se mi cadesse accanto,
 non verserei per lui stilla di pianto.
 AMINTA
 Misero, dove fuggo? Oh dì funesto!
 Oh Licida infelice!
 ARGENE
                                     È forse estinto
1135quel traditor?
 AMINTA
                             No; ma 'l sarà fra poco.
 ARGENE
 Non lo credere, Aminta. Hanno i malvagi
 molti compagni, onde giammai non sono
 poveri di soccorso.
 AMINTA
                                     Or ti lusinghi;
 non v'è più che sperar. Contro di lui
1140gridan le leggi; il popolo congiura;
 fremono i sacerdoti; un sangue chiede
 l'offesa maestà; de' sagrifizi,
 che una colpa interrompe, è il delinquente
 vittima necessaria. Ha già deciso
1145il pubblico consenso. Egli svenato
 fia su l'ara di Giove. Esser vi deve
 l'offeso re presente e al sacerdote
 porgere il sacro acciaro.
 ARGENE
                                              E non potrebbe
 rivocarsi il decreto?
 AMINTA
                                       E come? Il reo
1150già in bianche spoglie è avvolto. Il crin di fiori
 io coronar gli vidi e 'l vidi, oh dio!
 incamminarsi al tempio. Ah! Forse giunto,
 ah! forse adesso, Argene,
 la bipenne fatal gli apre le vene.
 ARGENE
1155Ah no! Povero prence! (Piange)
 AMINTA
 Che giova il pianto?
 ARGENE
                                       Ed Aristea non giunse?
 AMINTA
 Giunse; ma nulla ottenne. Il re non vuole
 o non può compiacerla.
 ARGENE
 E Megacle?
 AMINTA
                        Il meschino
1160ne' custodi s'avvenne
 che ne andavano in traccia. Or l'ascoltai
 chieder fra le catene
 di morir per l'amico. E se non fosse
 ancor ei delinquente,
1165ottenuto l'avria. Ma un reo per l'altro
 morir non può.
 ARGENE
                               L'ha proccurato almeno.
 Oh forte! Oh generoso! Ed io l'ascolto
 senza arrossir? Dunque ha più saldi nodi
 l'amistà che l'amore? Ah quali io sento
1170d'un'emula virtù stimoli al fianco!
 Sì, rendiamoci illustri; infin che dura,
 parli il mondo di noi; faccia il mio caso
 meraviglia e pietà; né si ritrovi
 nell'universo tutto
1175chi ripeta il mio nome a ciglio asciutto.
 
    Fiamma ignota nell'alma mi scende;
 sento il nume; m'inspira, m'accende,
 di me stessa mi rende maggior.
 
    Ferri, bende, bipenni, ritorte,
1180pallid'ombre compagne di morte,
 già vi guardo ma senza terror. (Parte)