Olimpiade, Torino, Reale, 1757

 SCENA VIII
 
 ARGENE e detti
 
 ARGENE
1320Fermati, o re. Fermate,
 sacri ministri.
 CLISTENE
                             Oh insano ardir! Non sai,
 ninfa, qual opra turbi?
 ARGENE
                                            Anzi più grata
 vengo a renderla a Giove. Una io vi reco
 vittima volontaria ed innocente
1325che ha valor, che ha desio
 di morir per quel reo.
 CLISTENE
                                           Qual è?
 ARGENE
                                                            Son io.
 MEGACLE
 (Oh bella fede!)
 LICIDA
                                (Oh mio rossor!)
 CLISTENE
                                                                 Dovresti
 saper che al debil sesso
 pel più forte morir non è permesso.
 ARGENE
1330Ma il morir non si vieta
 per lo sposo a una sposa. In questa guisa
 so che al tessalo Admeto
 serbò la vita Alceste; e so che poi
 l'esempio suo divenne legge a noi.
 CLISTENE
1335Che perciò? Sei tu forse
 di Licida consorte?
 ARGENE
                                      Ei me ne diede
 in pegno la sua destra e la sua fede.
 CLISTENE
 Licori, io che t'ascolto
 son più folle di te. D'un regio erede
1340una vil pastorella
 dunque...
 ARGENE
                     Né vil son io
 né son Licori. Argene ho nome; in Creta
 chiara è del sangue mio la gloria antica;
 e se giurommi fé Licida il dica.
 CLISTENE
1345Licida, parla.
 LICIDA
                           (È l'esser menzognero
 questa volta pietà). No, non è vero.
 ARGENE
 Come! E negar lo puoi? Volgiti, ingrato,
 riconosci i tuoi doni,
 se me non vuoi. L'aureo monile è questo
1350che nel punto funesto
 di giurarmi tua sposa
 ebbi da te. Ti risovvenga almeno
 che di tua man me ne adornasti il seno.
 LICIDA
 (Purtroppo è ver).
 ARGENE
                                    Guardalo, o re.
 CLISTENE
                                                                 Dinanzi (Alle guardie che vogliono allontanarla a forza)
1355mi si tolga costei.
 ARGENE
                                   Popoli, amici,
 sacri ministri, eterni dei, se pure
 n'è alcun presente al sacrifizio ingiusto,
 protesto innanzi a voi; giuro ch'io sono
 sposa a Licida e voglio
1360morir per lui; né... Principessa, ah vieni!
 Soccorrimi; non vuole
 udirmi il padre tuo.