Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA IV
 
 DIDONE ed ENEA
 
 DIDONE
 Come? Ancor non partisti? Adorna ancora
625questi barbari lidi il grande Enea?
 E pure io mi credea
 che già varcato il mar, d'Italia in seno
 in trionfo traessi
 popoli debellati e regi oppressi.
 ENEA
630Quest'amara favella
 mal conviene al tuo cor, bella regina.
 Del tuo, dell'onor mio
 sollecito ne vengo. Io so che vuoi
 del moro il fiero orgoglio
635con la morte punir.
 DIDONE
                                      E questo è il foglio.
 ENEA
 La gloria non consente
 ch'io vendichi in tal guisa i torti miei;
 se per me lo condanni...
 DIDONE
 Condannarlo per te! Troppo t'inganni.
640Passò quel tempo, Enea,
 che Dido a te pensò. Spenta è la face,
 è sciolta la catena
 e del tuo nome or mi rammento appena.
 ENEA
 Pensa che 'l re de' Mori
645è l'orator fallace.
 DIDONE
 Io non so qual ei sia, lo credo Arbace.
 ENEA
 Oh dio! Con la sua morte
 tutta contro di te l'Africa irriti.
 DIDONE
 Consigli or non desio;
650tu provvedi a' tuoi regni, io penso al mio.
 Senza di te finor leggi dettai,
 sorger senza di te Cartago io vidi.
 Felice me, se mai
 tu non giungevi, ingrato, a questi lidi!
 ENEA
655Se sprezzi il tuo periglio,
 donalo a me; grazia per lui ti chieggio.
 DIDONE
 Sì, veramente io deggio
 il mio regno e me stessa al tuo gran merto.
 A sì fedele amante,
660ad eroe sì pietoso, a' giusti prieghi
 di tanto intercessor nulla si nieghi. (Va al tavolino)
 Inumano! Tiranno! È forse questo
 l'ultimo dì che rimirar mi dei;
 vieni sugli occhi miei;
665sol d'Arbace mi parli e me non curi.
 T'avessi pur veduto
 d'una lagrima sola umido il ciglio!
 Uno sguardo, un sospiro,
 un segno di pietade in te non trovo.
670E poi grazie mi chiedi?
 Per tanti oltraggi ho da premiarti ancora?
 Perché tu lo vuoi salvo, io vo' che mora. (Soscrive)
 ENEA
 Idol mio, che pur sei,
 ad onta del destin, l'idolo mio,
675che posso dir? Che giova
 rinnovar co' sospiri il tuo dolore?
 Ah! Se per me nel core
 qualche tenero affetto avesti mai,
 placa il tuo sdegno e rasserena i rai.
680Quell'Enea tel domanda
 che tuo cor, che tuo bene un dì chiamasti,
 quel che finora amasti
 più della vita tua, più del tuo soglio,
 quello...
 DIDONE
                  Basta; vincesti; eccoti il foglio.
685Vedi quanto t'adoro ancora, ingrato.
 Con un tuo sguardo solo
 mi togli ogni difesa e mi disarmi.
 Ed hai cor di tradirmi? E puoi lasciarmi?
 
    Ah! Non lasciarmi, no,
690bell'idol mio.
 Di chi mi fiderò,
 se tu m'inganni?
 
    Di vita mancherei
 nel dirti addio,
695che viver non potrei
 fra tanti affanni. (Parte)