Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA VI
 
 IARBA solo
 
 IARBA
725Così strane venture io non intendo.
 Pietà nel mio nemico,
 infedeltà nel mio seguace io trovo.
 Ah! Forse a danno mio
 l'uno e l'altro congiura.
730Ma di lor non ho cura.
 Pietà finga il rivale,
 sia l'amico fallace,
 non sarà di timor Iarba capace.
 
    Fosca nube il sol ricopra
735o si scopra il ciel sereno,
 non si cangia il cor nel seno,
 non si turba il mio pensier.
 
    Le vicende della sorte
 imparai con alma forte
740dalle fasce a non temer. (Parte)