Olimpiade, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA IV
 
 ARGENE, poi AMINTA
 
 ARGENE
 E pure a mio dispetto
 sento pietade anch'io. Tento sdegnarmi,
 ne ho ragion, lo vorrei; ma in mezzo all'ira,
1125mentre il labbro minaccia, il cor sospira.
 Sarai debole, Argene,
 dunque a tal segno? Ah no. Spergiuro! Ingrato!
 Non sarà ver. Detesto
 la mia pietà. Mai più mirar non voglio
1130quel volto ingannator. L'odio; mi piace
 di vederlo punir. Trafitto a morte
 se mi cadesse accanto,
 non verserei per lui stilla di pianto.
 AMINTA
 Misero dove fuggo? Oh dì funesto!
1135Oh Licida infelice!
 ARGENE
                                     È forse estinto
 quel traditor?
 AMINTA
                             No, ma il sarà fra poco.
 ARGENE
 Non lo credere, Aminta. Hanno i malvagi
 molti compagni, onde già mai non sono
 poveri di soccorso.
 AMINTA
                                     Or ti lusinghi;
1140non v'è più che sperar. Contro di lui
 gridan le leggi, il popolo congiura,
 fremono i sacerdoti. Un sangue chiede
 l'offesa maestà. De' sagrifizi,
 che una colpa interrompe, è il delinquente
1145vittima necessaria. Ha già deciso
 il pubblico consenso. Egli svenato
 fia su l'ara di Giove. Esser vi deve
 l'offeso re presente, e al sacerdote
 porgere il sacro acciaro.
 ARGENE
                                              E non potrebbe
1150rivocarsi il decreto?
 AMINTA
                                       E come? Il reo
 già in bianche spoglie è avvolto. Il crin di fiori
 io coronar gli vidi; e 'l vidi, oh dio!
 incamminarsi al tempio. Ah! Fors'è giunto;
 ah! forse adesso, Argene,
1155la bipenne fatal gli apre le vene.
 ARGENE
 Ah no, povero prence! (Piange)
 AMINTA
 Che giova il pianto?
 ARGENE
                                       Ed Aristea non giunse?
 AMINTA
 Giunse; ma nulla ottenne. Il re non vuole
 o non può compiacerla.
 ARGENE
1160E Megacle?
 AMINTA
                        Il meschino
 ne' custodi s'avvenne
 che ne andavano in traccia. Or l'ascoltai
 chieder fra le catene
 di morir per l'amico; e, se non fosse
1165ancor ei delinquente,
 ottenuto l'avria. Ma un reo per l'altro
 morir non può.
 ARGENE
                               L'ha procurato almeno.
 Oh forte! Oh generoso! Ed io l'ascolto
 senza arrossir? Dunque ha più saldi nodi
1170l'amistà che l'amore? Ah quali io sento
 d'un'emula virtù stimoli al fianco!
 Sì, rendiamoci illustri. Infin che dura
 parli il mondo di noi. Faccia il mio caso
 meraviglia e pietà; né si ritrovi
1175nell'universo tutto
 chi ripeta il mio nome a ciglio asciutto.
 
    Fiamma ignota nell'alma mi scende;
 sento il nume; m'inspira, m'accende,
 di me stessa mi rende maggior.
 
1180   Ferri, bende, bipenni, ritorte,
 pallid'ombre, compagne di morte,
 già vi guardo ma senza terror. (Parte)