Il Demofoonte, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA X
 
 DEMOFOONTE dall’altro lato con spada alla mano. Guardie per tutte le parti
 
 DEMOFOONTE
                                                    Indegno.
875Non fuggirmi. T'arresta.
 TIMANTE
                                               Ah padre, ah dove
 vieni ancor tu?
 DEMOFOONTE
                               Perfido figlio!
 TIMANTE
                                                           Alcuno (Vede crescer il numero delle guardie e si pone innanzi alla sposa)
 non s'appressi a Dircea.
 DIRCEA
                                              Principe ah cedi.
 Pensa a te.
 DEMOFOONTE
                       No. Custodi
 non si stringa il ribelle. Al suo furore
880si lasci il fren. Vediamo
 fin dove giungerà. Via su compisci
 l'opera illustre. In questo petto immergi
 quel ferro, o traditor. Tremar non debbe
 nel trafiggere un padre
885chi fin dentro a' lor tempi insulta i numi.
 TIMANTE
 Oh dio!
 DEMOFOONTE
                  Che ti trattien? Forse il vedermi
 la destra armata? Ecco l'acciaro a terra.
 Brami di più? Senza difesa io t'offro
 il tuo maggior nemico. Or l'odio ascoso
890puoi soddisfar. Puniscimi d'averti
 prodotto al mondo. A meritar fra gli empi
 il primo onor poco ti manca; ormai
 il più facesti; altro a compir non resta
 che del paterno sangue
895fumante ancor la scelerata mano
 porgere alla tua bella.
 TIMANTE
                                          Ah basta, ah padre
 taci, non più. Con quei crudeli accenti
 l'anima mi trafiggi. Il figlio reo,
 il colpevole acciaro (S’inginocchia)
900ecco al tuo piè. Quest'infelice vita
 riprenditi se vuoi; ma non parlarmi
 mai più così. So ch'io trascorsi; e sento
 che ardir non ho per domandar mercede.
 Ma un tal castigo ogni delitto eccede.
 DIRCEA
905(In che stato è per me!)
 DEMOFOONTE
                                              (S'io non avessi
 della perfidia sua pruove sì grandi,
 mi sedurrebbe. Eh non s'ascolti). a' lacci
 quella destra ribelle
 porgi, o fellon.
 TIMANTE
                             Custodi (S’alza e va a farsi incatenare egli stesso)
910dove son le catene?
 Ecco la man. Non la ricusa il figlio
 del giusto padre al venerato impero.
 DIRCEA
 (Purtroppo il mio timor predisse il vero).
 DEMOFOONTE
 All'oltraggiato nume
915la vittima si renda. E me presente
 si sveni, o sacerdoti.
 TIMANTE
                                        Ah ch'io non posso
 difenderti ben mio. (A Dircea)
 DIRCEA
 Quante volte in un dì morir degg'io!
 TIMANTE
 Mio re, mio genitor.
 DEMOFOONTE
                                        Lasciami in pace.
 TIMANTE
920Pietà.
 DEMOFOONTE
              La chiedi invan.
 TIMANTE
                                              Ma ch'io mi vegga
 svenar Dircea sugli occhi
 non sarà ver. Si differisca almeno
 il suo morir. Sacri ministri udite,
 sentimi, o padre; esser non può Dircea
925la vittima richiesta. Il sacrificio
 sacrilego saria.
 DEMOFOONTE
                              Per qual ragione?
 TIMANTE
 Di'; che domanda il nume?
 DEMOFOONTE
 D'una vergine il sangue.
 TIMANTE
                                               E ben Dircea
 non può condursi a morte.
930Ella è moglie, ella è madre, è mia consorte.
 DEMOFOONTE
 Come!
 DIRCEA
                (Io tremo per lui).
 DEMOFOONTE
                                                    Numi possenti
 che ascolto mai! L'incominciato rito
 sospendete o ministri. Ostia novella
 sceglier convien. Perfido figlio! E queste
935son le belle speranze
 ch'io nutrivo di te? Così rispetti
 le umane leggi e le divine? In questa
 guisa tu sei della vecchiezza mia
 il felice sostegno? Ah...
 DIRCEA
                                            Non sdegnarti
940signor con lui. Son io la rea; son queste
 infelici sembianze. Io fui che troppo
 mi studiai di piacergli. Io lo sedussi
 con lusinghe ad amarmi. Io lo sforzai
 al vietato imeneo con le frequenti
945lagrime insidiose.
 TIMANTE
                                    Ah non è vero,
 non crederla signor; diversa affatto
 è l'istoria dolente. È colpa mia
 la sua condescendenza. Ogni opra, ogni arte
 ho posta in uso. Ella da sé lontano
950mi scacciò mille volte; e mille volte
 feci ritorno a lei. Pregai, promisi,
 costrinsi, minacciai; ridotto alfine
 mi vide al caso estremo. In faccia a lei
 questa man disperata il ferro strinse.
955Volli ferirmi e la pietà la vinse.
 DIRCEA
 E pur...
 DEMOFOONTE
                 Tacete. (Un non so che mi serpe
 di tenero nel cor che in mezzo all'ira
 vorrebbe indebolirmi. Ah troppo grandi
 sono i lor falli; e debitor son io
960d'un grand'esempio al mondo
 di virtù, di giustizia). Olà. Costoro
 in carcere distinto
 si serbino al castigo.
 TIMANTE
                                        Almen congiunti...
 DIRCEA
 Congiunti almen nelle sventure estreme...
 DEMOFOONTE
965Sarete, anime ree, sarete insieme.
 
    Perfidi già che in vita
 v'accompagnò la sorte,
 perfidi, no, la morte
 non vi scompagnerà.
 
970   Unito fu l'errore,
 sarà la pena unita;
 il giusto mio rigore
 non vi distinguerà. (Partono)