Demofoonte, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VI
 
 TIMANTE frettoloso e detti
 
 TIMANTE
                               Dimmi, Cherinto. È questa
 la frigia principessa?
 CHERINTO
                                         Appunto.
 TIMANTE
                                                             Io deggio
 seco parlar. Per un momento solo
335da noi ti scosta.
 CHERINTO
                               Ubbidirò. (Che pena!)
 CREUSA
 Sposo, signor.
 TIMANTE
                             Donna real, noi siamo
 in gran periglio entrambi. Il tuo decoro,
 la vita mia tu sola
 puoi difender, se vuoi.
 CREUSA
                                            Che avvenne?
 TIMANTE
                                                                        I nostri
340genitori fra noi strinsero un nodo
 che forse a te dispiace,
 ch'io non richiesi. I pregi tuoi reali
 sarian degni d'un nume
 non che di me; ma il mio destin non vuole
345ch'io possa esserti sposo. Un vi si oppone
 invincibil riparo. Il padre mio
 nol sa né posso dirlo. A te conviene
 prevenire un rifiuto. In vece mia
 va', rifiutami tu. Di' ch'io ti spiaccio;
350aggrava, io tel perdono,
 i demeriti miei; sprezzami e salva
 per questa via, che il mio dover t'addita,
 l'onor tuo, la mia pace e la mia vita.
 CREUSA
 Come!
 TIMANTE
                Teco io non posso
355trattenermi di più. Prence alla reggia
 sia tua cura il condurla. (Partendo)
 CREUSA
                                              Ah dimmi almeno...
 TIMANTE
 Dissi tutto il cor mio.
 Né più dirti saprei. Pensaci. Addio. (Parte)