Demofoonte, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VII
 
 CREUSA e poi CHERINTO
 
 CREUSA
 Che incanto è la beltà! Se tale effetto
 fa costei nel mio cor, degno di scusa
 è Timante che l'ama. Appena il pianto
 io potei trattener. Questi infelici
810s'aman da vero; e la cagion son io
 di sì fiera tragedia? Ah no. Si trovi
 qualche via d'evitarla. Appunto ho d'uopo
 di te, Cherinto.
 CHERINTO
                               Il mio germano esangue
 domandar mi vorrai.
 CREUSA
                                         No, quella brama
815con l'ira nacque e s'ammorzò con l'ira;
 or desio di salvarlo. Al sacrificio
 già Dircea s'incamina;
 Timante è disperato. I suoi furori
 tu corri a regolar. Grazia per lei
820ad implorare io vado.
 CHERINTO
                                          Oh degna cura
 d'un'anima reale! E chi potrebbe
 non amarti o Creusa? Ah se non fossi
 sì tiranna con me...
 CREUSA
                                      Ma donde il sai
 ch'io son tiranna? È questo cor diverso
825da quel che tu credesti.
 Anch'io... Ma va'. Troppo saper vorresti.
 CHERINTO
 
    No, non chiedo, amate stelle,
 se nemiche ancor mi siete.
 Non è poco, o luci belle,
830ch'io ne possa dubitar.
 
    Chi non ebbe ore mai liete,
 chi agli affanni ha l'alma avvezza
 crede acquisto una dubbiezza
 ch'è principio allo sperar. (Parte)