Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA XII
 
 OSMIDA e detti
 
 DIDONE
 Osmida.
 OSMIDA
                   Arde d'intorno...
 DIDONE
1210Lo so; d'Enea ti chiedo.
 Che ottenesti da Enea?
 OSMIDA
                                             Partì. Lontano
 è già da queste sponde; io giunsi appena
 a ravvisar le fuggitive antenne.
 DIDONE
 Ah stolta! Io stessa, io sono
1215complice di sua fuga. Al primo istante
 arrestar lo dovea. Ritorna, Osmida,
 corri, vola sul lido, aduna insieme
 armi, navi, guerrieri;
 raggiungi l'infedele,
1220lacera i lini suoi, sommergi i legni.
 Portami fra catene
 quel traditore avvinto;
 e se vivo non puoi, portalo estinto.
 OSMIDA
 Tu pensi a vendicarti e cresce intanto
1225la sollecita fiamma.
 DIDONE
                                      È ver, corriamo.
 Io voglio... Ah no... Restate...
 Ma la vostra dimora...
 Io mi confondo... E non partisti ancora?
 OSMIDA
 Eseguisco i tuoi cenni. (Parte)