Demofoonte, Torino, Reale, 1757

 SCENA IX
 
  Atrio del tempio d’Apollo. Magnifica ma breve scala per cui si ascende al tempio medesimo, la parte interna del quale è tutta scoperta agli spettatori, se non quanto ne interrompono la vista le colonne che sostengono la gran tribuna. Veggonsi l’are cadute, il fuoco estinto, i sacri vasi rovesciati, i fiori, le bende, le scuri e gli altri stromenti del sacrifizio sparsi per le scale e sul piano, i sacerdoti in fuga, i custodi reali inseguiti dagli amici di Timante e per tutto confusione e tumulto.
 
 TIMANTE che incalzando disperatamente per la scala alcune guardie si perde fra le scene, DIRCEA che dalla cima della scala medesima spaventata lo richiama; siegue breve mischia col vantaggio degli amici di Timante. E dileguati i combattenti, Dircea, che rivede Timante, corre a trattenerlo, scendendo dal tempio
 
 DIRCEA
 Santi numi del cielo,
855difendetelo voi. Timante, ascolta,
 Timante, ah per pietà...
 TIMANTE
                                              Vieni, mia vita, (Tornando affannato con ispada alla mano)
 vieni. Sei salva.
 DIRCEA
                                Ah che facesti?
 TIMANTE
                                                              Io feci
 quel che dovea.
 DIRCEA
                               Misera me! Consorte,
 oh dio! Tu sei ferito. Oh dio! Tu sei
860tutto asperso di sangue.
 TIMANTE
                                              E no, Dircea,
 non ti smarrir. Dalle mie vene uscito
 questo sangue non è. Dal seno altrui
 lo trasse il mio furor.
 DIRCEA
                                         Ma guarda...
 TIMANTE
                                                                  Ah sposa,
 non più dubbi. Fuggiamo. (La prende per mano)
 DIRCEA
                                                   E Olinto? E il figlio?
865Dove resta? Senz'esso
 vogliam partir?
 TIMANTE
                                Ritornerò per lui
 quando in salvo sarai. (Partendo alla sinistra)
 DIRCEA
                                            Fermati, io veggo
 tornar per questa parte
 i custodi reali.
 TIMANTE
                             È ver; fuggiamo (Verso la destra)
870dunque per l'altra via; ma quindi ancora
 stuol d'armati s'avanza.
 DIRCEA
                                              Aimè!
 TIMANTE
                                                            Gli amici (Guardando intorno)
 tutti m'abbandonar.
 DIRCEA
                                        Miseri noi!
 Or che farem?
 TIMANTE
                              Col ferro
 una via t'aprirò. Sieguimi. (Lascia Dircea e con ispada alla mano s’incammina alla sinistra)